expand_lessAPRI WIDGET

Coppie assassine: il caso dei coniugi Bernardo

I crimini talvolta sono commessi da coppie assassine uomo-donna che stabiliscono tra loro relazioni perverse di tipo sadomasochistico.

Di Angela Ganci

Pubblicato il 22 Dic. 2016

Non sempre un serial killer si può identificare in un personaggio solitario che dà sfogo ai suoi impulsi aggressivi e mortali; infatti esistono casi di coppie assassine, la cui efferatezza non può considerarsi di certo inferiore.

Le caratteristiche delle coppie assassine

Secondo le ricerche del criminologo Ruben De Luca, incentrate sull’analisi di oltre 2200 casi di omicidi seriali nazionali e internazionali, quelli commessi in coppia ammonterebbero a poco più del 9% (in Italia il valore scende al 5%) (citato in Massaro, 2010).

Circa una vittima su dieci ha quindi incontrato delle coppie assassine, intendendo quella formata da due individui (non necessariamente assassini, se presi singolarmente), che insieme pianificano la cattura di una preda per torturarla e ucciderla.

Nel sottogruppo delle coppie uomo-donna tipicamente la parte femminile mostra una personalità sottomessa e dipendente, e viene soggiogata sessualmente da un compagno sadico sessuale e manipolatore, che pian piano la trasforma in spietata assassina (Massaro, 2010).
In “Team Killers. A comparative study of collaborative criminals”, Jennifer Furio riassume le caratteristiche peculiari della coppie assassine composte da un uomo e una donna, cui attribuisce caratteristiche ben precise (citato in Massaro, 2010).

1. Nella maggioranza dei casi delle coppie assassine uomo e donna sono partner sessuali e la natura dei loro delitti è prevalentemente di tipo sessuale;
2. Di solito la donna è più giovane dell’uomo (è più giovane della donna serial killer che agisce da sola);
3. In genere, la donna è vulnerabile dal punto di vista emotivo;
4. La donna funge da esca per attirare le vittime;
5. L’uomo controlla le azioni della sua partner, come se questa fosse una sorta di bambola da manovrare;
6. La donna accetta il coinvolgimento nei delitti perché teme di sentirsi esclusa dalle fantasie sessuali del partner e, per non perderlo, cerca di assecondare le sue perversioni;
7. Con l’avanzare degli omicidi, la donna cova sempre più risentimento nei confronti dell’uomo: sovente decide di confessare e di patteggiare la pena collaborando con gli inquirenti.

Secondo Roy Hazelwood e collaboratori (2008) la tattica collaudata del sadico consiste nel degradare la vittima da “brava ragazza” a “puttana”, alternando rinforzi positivi (attraverso complimenti per quanto è stata brava) a rinforzi negativi (rifiuti causati dall’insoddisfazione), con lo scopo di isolarla socialmente e sottoporla a punizioni fisiche e psicologiche, tra cui partecipare agli omicidi.

Coppie assassine: il caso dei coniugi Bernardo

Un caso esemplificativo tra le coppie assassine che destò scandalo mediatico, in particolare per i risvolti giudiziari, e che, almeno all’apparenza, contiene molti degli elementi del profilo classico manipolatore-sottomessa, è il caso dei coniugi Bernardo.

Seguendo l’evoluzione della loro storia personale e le modalità del loro incontro, si nota immediatamente l’elevata presenza della componente sessuale quale collante del rapporto e il rapporto di dominanza dell’uomo sulla donna. Un rapporto asimmetrico dichiarato a gran voce, nel processo, quale giustificatorio rispetto alla sequela di atti omicidiari, rientrando nella comune logica del binomio manipolatore-vittima, sebbene non in maniera scontata.

Denominata la coppia “Barbie e Ken”, la coppia Bernaldo-Homolka si incontra quando Karla aveva appena 17 anni e quasi subito il rapporto si caratterizza per una chiara impronta sessuale: infatti normalmente la donna fingeva di essere la vittima di uno stupratore, mentre Paul l’ammanettava e violentava.

Un rapporto violento, così come violenta e insoddisfacente era la vita di entrambi: per esempio, il padre di Karla era dedito all’alcol e i tradimenti alla moglie erano di dominio pubblico, al punto che la ragazza sognava di incontrare il principe azzurro che la portasse via da quella vita.
Un incontro “perfetto” che dava l’opportunità a entrambi di seguire un progetto preciso.
Paul quello di seguire le proprie perversioni sessuali e il suo dominio di potere (considerava le donne solo oggetti sessuali da sottomettere, dominare e manipolare), incoraggiato dall’atteggiamento compiacente e adulatorio della ragazza; per Karla veder concretizzarsi il sogno di una famiglia “perfetta”.

In fatto di obbedienza Paul Bernardo aveva le idee chiare: la sua più grande fantasia sessuale era avere una fattoria piena di vergini pronte a tutto per soddisfarlo. E di obbedienza cieca era composta la vita di Karla: Paul la “istruiva” a scrivere e incollare dietro la porta di camera sua frasi del tipo “ricordati che sei una stupida”, la sua vita girava intorno a lui, la sua obbedienza era totale al punto da condurla all’isolamento sociale, fino ad abbandono degli studi.

Sempre più isolata socialmente e spinta dall’unico desiderio di una famiglia felice, Karla diveniva in tal modo la meccanica esecutrice dei desideri perversi del suo amato. Per lui avrebbe sopportato di tutto, anche il desiderio del suo Ken di prendere la verginità della sorellina quattordicenne, Tammy. Un atto giustificato da un’insoddisfazione sessuale causata anche dalla sua scarsa bravura perché “se fosse stata brava non ne avrebbe sentito il bisogno” (Stunell, 2008).

Il primo omicidio si consumò in modo accidentale: nelle intenzioni dei coniugi l’unico fine era di imbottire Tammy di sedativi per poi permettere a Paul di abusarne, mentre una dose eccessiva di farmaco guastò il loro piano, benchè la morte della ragazzina sarebbe stata archiviata come morte accidentale. Un incidente che, invece che fermare Bernardo, lo incitò a chiedere sempre di più, anche sotto la minaccia di denunciare Karla per la morte della sorellina. A causa della sua negligenza, aveva perso il suo “giocattolo sessuale”: ecco che Karla veniva obbligata a trovare una sostituta, anche spinta dalla promessa di un matrimonio imminente. Un matrimonio che effettivamente avvenne, perché “una moglie non può testimoniare contro suo marito” (Stunell, 2008), ma condito da violenze fisiche e psicologiche, come costringere la neosposa a dormire sul pavimento.

I coniugi Bernardo passeranno alla storia per tre omicidi, al termine di efferate violenze (come nel caso della terza vittima, Kristen, costretta alle peggiori umiliazioni, filmate con dovizia di particolari).
Omicidi ben occultati e che forse non sarebbero mai venuti a galla, se non per una serie di fortunate coincidenze.

Paul Bernardo non era infatti solo l’autore di quei tre macabri crimini, e il suo nome balzò alla cronaca per una serie di stupri (e dopo vari anni di indagini e astuti depistamenti) che lo condannarono alle sbarre come lo stupratore di Scarborough. Un’accusa a cui si affiancò solo secondariamente la stessa denuncia di Karla, spinta da alcuni parenti, ad accusare l’uomo per violenza fisica e l’omicidio delle tre ragazzine, spingendo così gli inquirenti a indagare. Paul Bernardo viene arrestato il 17 Febbraio 1993 con l’accusa di aver ucciso Leslie e Kristen e per altre 53 aggressioni a partire dal 1983.

La giustizia sul caso di “Barbie e Ken” si è conclusa con l’individuazione dell’unico colpevole in Paul Bernardo, condannato all’ergastolo nel carcere di massima sicurezza di Kingston, mentre Karla Homolka ha scontato dodici anni da “complice suo malgrado” ed è oggi in libertà.

Una storia che se sembra risolta, ricalcando la classica coppia uomo-sadico e donna-sottomessa, proprio a questo punto vacilla, mostrando tutte le sue crepe.

Se l’accordo con l’accusa trasformava Karla nella testimone numero uno contro l’ex-marito, in quanto “vittima della coercizione di Paul Bernardo” (di cui assecondava le fantasie per timore di perderlo), concedendole perciò una pena attenuata, molti aspetti della vicenda restavano quantomeno dubbi, fornendo visioni del tutto difformi dall’immagine di innocente e povera vittima.
Alcuni dati infatti contrastavano con l’immagine della donna sottomessa, come le videocassette dei crimini compiuti dalla coppia con una Karla che partecipava volontariamente e con convinzione (da segnalare che il procuratore aveva accettato di stipulare l’accordo senza aver prima visionato le videocassette).

Uno stravolgimento di prospettiva alla frequente combinazione sadico-sottomessa viene fornito dall’analisi della Stunell (2008) dove la natura aggressiva della donna è considerata realtà a sè stante, dove anche la donna è capace di pura crudeltà, smontando un pregiudizio sociale che la vorrebbe fragile e sottomessa, in definitiva innocua. In questo nuovo scenario sarebbe stata Karla a controllare il marito (e non viceversa), fornendogli le vergini da cui era dipendente. Che Karla avesse avuto una parte attiva nei delitti, per la Stunell, appare fatto evidente e inappellabile: prima dell’incontro con Karla, l’uomo aveva infatti sempre liberato le donne che aveva violentato, così come aveva bendato Kristen per poi consentirle di scappare. Nel caso di Tammy, Paul aveva cercato disperatamente di rianimarla, mentre era stata Karla a somministrarle la dose letale di sedativo.
Dimostrando quanto la violenza non conosca differenze di genere e quanto sia pericoloso aderire a norme sociali che attribuiscono al maschio, in quanto tale, il monopolio dell’aggressività e della brutalità.

Si parla di:
Categorie
SCRITTO DA
Angela Ganci
Angela Ganci

Psicologia & Psicoterapeuta, Ricercatrice, Giornalista Pubblicista.

Tutti gli articoli
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Hazelwood, R., Michaud, S.G., & Tranquilli, A. (2008). Ossessioni criminali. Un noto profiler dell'FBI esamina la mente omicida. Roma: Edizioni Mediterranee
  • Massaro, B. (2010). Coppie Assassine. Ricavato il 21 Novembre 2016 da http://www.latelanera.com/serialkiller/cerealwiki/wiki.asp?id=114
  • Stunell, L.G. (2008). Donne criminali. Roma: Newton Compton
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
L’ angelo della morte identikit di una serial killer
L’ angelo della morte: identikit di una serial killer

L' angelo della morte inizia di solito la sua carriera in scenari come case di cura, ospedali e altri luoghi dove la morte è un evento regolare

ARTICOLI CORRELATI
La diagnosi di sordità del proprio figlio: un percorso di elaborazione del lutto

In questo articolo vengono presentati i risvolti psicologici di ognuna delle cinque fasi di elaborazione della diagnosi di sordità

Covid, stress e intolleranza all’incertezza: similarità tra le percezioni di figli e genitori

Somiglianze tra genitori e figli nelle percezioni di incertezza e nelle reazioni emotive riguardo al covid durante il periodo pandemico

WordPress Ads
cancel