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Essere in ansia per la propria salute porta ad ammalarsi più frequentemente

E' stato dimostrato che chi soffre di eccessiva ansia per la salute ha uno stile di vita che favorisce lo sviluppo di patologie cardiache.

Di Ilaria Loi

Pubblicato il 14 Dic. 2016

La preoccupazione legata all’essere ammalati risulta essere associata ad una maggiore probabilità di sviluppare cardiopatie ischemiche (ad es. infarti e trombosi); tale fenomeno può essere contrastato con l’aiuto della psicoterapia.

L’ansia eccessiva per la salute

La maggior parte delle persone si ritiene felice quando gli esiti di esami medici risultano negativi, ma per circa il 5% della popolazione e il 15-20% dei pazienti all’interno di strutture ospedaliere (Wiliams & House, 2014) una tale notizia non è di alcun conforto. Infatti, per quelle persone caratterizzate da elevata ansia per la propria salute, nessun esito di alcun test riesce ad essere rassicurante. Questo tipo di persone presenta infatti, tra le altre cose, la tendenza a leggere attentamente qualsiasi informazione medica (o pseudo-medica) presente sul web alla ricerca di gravi diagnosi che possano essere in grado di spiegare i propri sintomi (“cyberchondria”; Tyrer et al., 2016).

Recentemente, però, Berge e collaboratori (2016) hanno svolto in Norvegia una ricerca su un campione di più di 7,000 soggetti, dimostrando la presenza di un’associazione tra l’ansia per la propria salute e l’effettiva tendenza ad ammalarsi di più. Secondo questo studio, infatti, le persone caratterizzate da questo tipo di ansia avrebbero circa il 73% di probabilità in più, rispetto a soggetti non ansiosi, di sviluppare un problema cardiaco nell’arco di 10 anni.

L’ansia relativa alla propria salute (health anxiety), diagnosi introdotta recentemente, viene definita come una preoccupazione persistente riguardante l’avere o il poter contrarre una qualche patologia estremamente grave. A questa preoccupazione consegue la tendenza a controllare continuamente in modo minuzioso il proprio corpo, spesso mal interpretando ipotetici sintomi e ricercando assiduamente pareri medici in merito, ma senza la possibilità di poter essere rassicurati da esiti negativi a test medici (Berge et al., 2016).

Infatti, questo tipo di pazienti risulta essere caratterizzato da ruminazione, tale per cui una volta che il pensiero relativo ad una qualche malattia si è instaurato nella loro mente, è impossibile per loro smettere di pensarci. Questa condizione si differenzierebbe però dall’ipocondria proprio per l’elevato livello d’ansia che la caratterizza. Infatti, i soggetti caratterizzati da ansia per la propria salute, più che voler essere guariti dai sintomi presenti a livello fisico, desiderano solo smettere di preoccuparsi per la possibilità di essere effettivamente malati (Tyrer et al., 2016). Inoltre, l’ansia relativa alla propria salute, come rilevato anche da Berge e al. (2016), è spesso rilevabile insieme ad effettive patologie fisiche, mentre l’ipocondria può essere diagnosticata solo in loro assenza.

 

L’ansia per la salute e il rischio maggiore di patologie cardiache

Lo studio di Berge et al. (2016), però, più che alleviare questa preoccupazione, sarebbe in verità riuscito ad accrescerla andando a collegare l’ansia per la propria salute con il rischio di sviluppare patologie cardiache. Questo studio, prendendo in considerazione i fattori legati allo stile di vita che possono favorire lo sviluppo di problemi di cuore, ha dimostrato infatti come coloro i quali riportavano maggiori livelli di ansia per la propria salute presentavano anche la tendenza a condurre una vita più sedentaria e a consumare più alcolici e tabacco, fattori di rischio per lo sviluppo di patologie cardiache, rispetto a coloro i quali riportavano minori livelli di ansia per la propria salute. Risulta però impossibile escludere che la presenza di malattie attuali, come il diabete o più in generale uno stile di vita dannoso, possa essere la causa dell’ansia relativa alla propria salute e anche di una futura patologia cardiaca. In altri termini, è impossibile escludere che la presenza di una reale malattia fisica possa moderare la relazione tra ansia per la propria salute e probabilità di sviluppare patologie quali la cardiopatia ischemica.

Per poter valutare la presenza o meno di ansia per la propria salute, autori come Tyrer (2014; 2011) ponevano ai soggetti di cui ne sospettava la presenza tre domande: “Si preoccupa in modo eccessivo per (patologia)? Ha la tendenza a preoccuparsi per la sua salute in generale? Ha mai avuto la sensazione che (patologia) fosse più grave di quanto i medici non le dicessero?”. Se i soggetti rispondevano in modo affermativo anche a solo una di queste domande, Tyrer suggeriva una psicoterapia, in quanto semplici rassicurazioni sono risultate essere insufficienti per placare l’ansia. Al contrario, autori come Berge et al. (2016), hanno valutato la presenza di questa patologia tramite un questionario self-report validato per l’indagine delle diverse dimensioni che caratterizzano questo disturbo, quali fobia, preoccupazione somatica e convinzione di essere malati.

Inoltre, Tyrer e collaboratori (2014, 2011) hanno dimostrato, svolgendo dei randomised controlled trial, come la terapia cognitivo-comportamentale può essere più efficace di un trattamento standard nel diminuire questo tipo di sintomatologia ansiosa e può anche essere necessaria per poter reinterpretare i pensieri ossessivi di queste persone riguardo alla propria salute. Risulta, tra l’altro, essere estremamente efficace il tenere un diario per legare i sintomi alle attività quotidiane. Infatti spesso i sintomi stessi possono essere riconducibili all’ansia ed è importante che le persone operino questa connessione per poter superare la condizione di costante ansia per la propria salute. Ad esempio, una persona potrebbe riportare di percepire un dolore al petto quando si trova a lavoro, ma non quando sta lavorando in giardino, il che renderebbe improbabile che il sintomo possa essere dovuto a cause fisiche e che quindi si possa trattare di un reale disturbo cardiaco.

Secondo Tyrer et al. (2014, 2011), inoltre, l’ansia per la propria salute solitamente avrebbe origine in giovane età in seguito ad eventi scatenanti, e potrebbe essere risolta dopo anche solo 5-10 sessioni di psicoterapia, con benefici anche sul lungo termine (misurazioni effettuate con un follow-up a 1 e 2 anni).

In conclusione, quindi, per coloro i quali controllano minuziosamente e costantemente la propria salute, senza trarre alcun beneficio da, ad esempio, riscontri medici negativi, sembrerebbe essere di grande beneficio il sottoporsi a qualche sessione di psicoterapia cognitivo-comportamentale con protocolli mindfulness o ACT (Acceptance and Commitment Therapy), anche di gruppo (Tyrer et al., 2016), per poter imparare a riconoscere cosa causi i dolori a livello fisico, in un’ottica di somatizzazione di stati d’ansia, che porterebbero poi, come conseguenza ultima in una sorta di circolo vizioso, all’acuirsi dell’ansia per la propria salute. Inoltre, come emerso dagli studi di Berge e collaboratori (2016) risulta essere estremamente importante riconoscere e trattare questa tipologia di ansia, in quanto predittiva di futuri disturbi cardiaci.

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