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Sogno, mito, poesia. Tre saggi di Otto Rank – Recensione

I saggi racchiusi nel libro Sogno, mito, poesia risalgono al periodo di più intensa vicinanza e di massima collaborazione tra Freud e Otto Rank

Di Marco Innamorati

Pubblicato il 27 Set. 2016

I saggi racchiusi nel libro Sogno, mito, poesia risalgono al periodo di più intensa vicinanza e di massima collaborazione tra Freud e Otto Rank. Il primo dei tre, Un sogno che si interpreta da solo, risale al 1910 (quando ancora lo stesso Adler fa parte del gruppo viennese!); gli altri due, cioè Sogno e mito e Sogno e poesia vedono invece la luce nel 1914 (l’anno in cui Jung rassegna le dimissioni dall’Associazione Internazionale di Psicoanalisi).

Otto Rank: il legame con Freud

Otto Rank rappresenta una delle figure chiave della storia della psicoanalisi. Entrato in contatto con Freud nel 1906, inizia subito a partecipare alle «serate del mercoledì» cioè alle riunioni che Freud teneva ogni settimana a casa sua con i primi membri del nascente Movimento psicoanalitico (erano iniziate nel 1902 con quattro presenti più Freud stesso). Ben presto delle riunioni viene nominato segretario verbalizzante, compito che svolgerà con impegno e perizia per diversi anni. A lui si devono dunque le minute dei Dibattiti della Società Psicoanalitica di Vienna (Nunberg e Federn, 1962), che rappresentano un documento fondamentale per gli storici della psicoanalisi. Considerato da Freud uno dei suoi collaboratori più creativi, Otto Rank entra nel famoso «Comitato segreto» (destinato a custodire l’ortodossia della psicoanalisi) fin dalla sua creazione, nel 1912.

Gli altri componenti, oltre allo stesso Freud, sono Karl Abraham, Sándor Ferenczi, Ernest Jones. Tra loro, Otto Rank è l’unico non laureato in medicina e si può ben affermare che, insieme ad Hanns Sachs, egli rappresenti il più importante esponente laico (cioè appunto non medico) del movimento psicoanalitico, per il primo ventennio della sua storia (in seguito, probabilmente, la palma sarebbe toccata ad Anna Freud e Melanie Klein, le vere pioniere dell’analisi infantile). Con Sachs, del resto, Otto Rank condiresse dalla fondazione Imago – Rivista per l’applicazione della psicoanalisi alle scienze dello spirito, la seconda rivista dedicata integralmente alla psicoanalisi (sarebbe però sopravvissuta allo Jahrbuch) e la prima incentrata sul rapporto tra psicoanalisi e cultura.

Otto Rank: l’allontanamento dal Movimento psicoanalitico

Il legame personale con Freud, tuttavia, non risparmia a Rank l’allontanamento dal Movimento psicoanalitico in seguito alla svolta teorica sancita con la pubblicazione di Il trauma della nascita (Rank, 1923). Qui Rank afferma che la maggior parte dei problemi nevrotici debba essere ricondotta, appunto, al trauma che l’infante affronta nel venire al mondo e che lo scopo fondamentale della terapia debba consistere nel rievocare catarticamente tale momento.

Recensendo il successivo libro sulla tecnica psicoanalitica (Rank, 1926), Ferenczi – destinato peraltro a cadere a sua volta in disgrazia – così si esprime: [blockquote style=”1″]L’autore, con l’acume che ben conosciamo, riesce a compiere un lavoro interpretativo che sembrerebbe talora impossibile, ma per far ciò deve ricorrere a interpretazioni di una violenza finora sconosciuta, la cui unilateralità supera tutto ciò che sotto questo riguardo hanno potuto fare Jung e Adler[/blockquote] (Ferenczi, 1926, p. 379).

Sono parole che, soprattutto nell’allusione finale ai due più noti eretici della psicoanalisi, suggeriscono anatema e scomunica. Dopo qualche tentennamento e numerose discussioni interlocutorie con Rank, in effetti, Freud decide di prendere a sua volta ufficialmente posizione contro la novità teorica in Inibizione, sintomo, angoscia. Freud ammette che [blockquote style=”1″]la tesi di Rank all’inizio era anche la mia[/blockquote] (Freud, 1926, p. 307) e concede: [blockquote style=”1″]Rank rimane sul terreno della psicoanalisi, di cui prosegue le linee di pensiero, e bisogna ammettere che il suo è uno sforzo legittimo per risolvere i problemi analitici [/blockquote] (Freud, 1926, p. 298).

Tuttavia sembra proprio inappellabile la sentenza per cui [blockquote style=”1″]questa teoria si libra nelle nuvole anziché appoggiarsi su solide osservazioni[/blockquote] (Freud, 1926, p. 299). Il 12 aprile 1926 Freud e Rank si incontrano per l’ultima volta e quest’ultimo regala al maestro, con gesto assai simbolico, un’edizione completa delle opere di Nietzsche, che Freud porterà con sé a Londra nel 1938. Negli ultimi anni Rank, trasferitosi prima a Parigi e poi a New York (dove muore nel 1939), continua ad esercitare la professione di analista ma da outsider.

I saggi Sogno, mito, poesia

I saggi racchiusi nel libro Sogno, mito, poesia risalgono però al periodo di più intensa vicinanza e di massima collaborazione tra Freud e Rank. Il primo dei tre, Un sogno che si interpreta da solo, risale al 1910 (quando ancora lo stesso Adler fa parte del gruppo viennese!); gli altri due, cioè Sogno e mito e Sogno e poesia vedono invece la luce nel 1914 (l’anno in cui Jung rassegna le dimissioni dall’Associazione Internazionale di Psicoanalisi). La loro importanza storica è difficilmente sopravvalutabile, perché strettamente legata alla storia della revisione della più famosa opera di Freud, cioè L’interpretazione dei sogni (Freud, 1899).

Freud, in effetti, meditava di riscrivere integralmente la sua opera capitale, e di compiere tale lavoro a quattro mani proprio con Otto Rank, che già aveva suggerito svariati intarsi nell’edizione del 1909. L’intenzione freudiana è testimoniata in una lettera a Jung datata 17/2/1911 (McGuire, 1974, pp. 423 e ss.). In effetti, la teoria delle pulsioni elaborata nei Tre saggi sulla teoria sessuale (Freud, 1905) si scostava in modo deciso dal modello dell’Interpretazione dei sogni basato sull’idea di desiderio. Alcuni ritengono si tratti di schemi esplicativi dell’inconscio sostanzialmente incompatibili tra loro (Greenberg e Mitchell, 1983). Se Freud non realizzò il suo progetto, ed anzi l’Interpretazione dei sogni conobbe numerose altre edizioni (sia pure aumentando di mole), si deve all’opposizione di Franz Deuticke, l’editore di riferimento del movimento psicoanalitico. Questi era (non a torto) convinto che ritirare dalla circolazione un’opera ponderosa apparsa pochi anni prima per sostituirla con un nuovo libro poteva comportare il rischio di confondere parecchio anche i lettori ben disposti (McGuire, 1974, p. 453). L’intenzione di coinvolgere Rank rimase tuttavia viva e se il saggio Un sogno, che interpreta se stesso, costituisce solo un’integrazione virtuale all’edizione del 1909, i due successivi videro la luce all’interno dell’Interpretazione dei sogni apparsa nel 1914 e vi rimangono anche nell’edizione del 1922. Vengono invece espunti a partire dall’edizione del 1930, quando i rapporti tra i due sono definitivamente compromessi. Nel frattempo Freud (1908) aveva a sua volta già contribuito con un proprio scritto a un’opera pensata da Rank, cioè Il mito della nascita dell’eroe (Rank, 1909); e una larga, diretta ispirazione aveva tratto dal rankiano Il doppio (Rank, 1914) nel concepire Il perturbante (Freud, 1919), saggio breve ma celeberrimo.

Sogno, mito, poesia è curato da Francesco Marchioro, studioso da tempo impegnato nella diffusione delle opere di Rank in Italia, avendone proposto edizioni nella nostra lingua da più di trent’anni. Oltre ai tre saggi di Rank, il volume comprende una prefazione, una breve ma densa biografia di Rank e un’utile bibliografia rankiana firmate dallo stesso Marchioro; uno scritto finale dello psicoanalista Andrea Scardovi dal titolo Gli psicoanalisti sono capaci di sognare? Una nota sulla ‘stagione primaria’ della psicoanalisi, interessante excursus tra filosofia, clinica e scienza.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Ferenczi, S. (1926), Critica di O. Rank, “La tecnica psicoanalitica”, trad. it. in Id., Opere, vol. 3, Raffaello Cortina, Milano
  • Freud, S. (1899), L’interpretazione dei sogni, trad. it. in Opere, Boringhieri, Torino 1966ss [OSF], vol. 3.
  • Freud, S. (1905), Tre saggi sulla teoria sessuale, OSF, 4.
  • Freud, S. (1908), Il romanzo familiare dei nevrotici, OSF, 5.
  • Freud, S. (1919, Il perturbante, OSF, 9.
  • Freud, S. (1926), Inibizione, sintomo, angoscia, OSF, 10.
  • Greenberg, J. E Mitchell, S. (1983), Le relazioni oggettuali nella teoria psicoanalitica, trad. it. Il Mulino, Bologna 1986.
  • McGuire, W. (1974), Lettere tra Freud e Jung, trad. it. Boringhieri, Torino.
  • Nunberg, H, e Federn, E. (1962), Dibattiti della Società Psicoanalitica di Vienna, trad. it. (del primo volume) Boringhieri, Torino, 1973.
  • Rank, O. [et al.] (1909), Il mito della nascita dell’eroe. Un’interpretazione psicologica del mito, trad. it. Sugarco, Milano 1987.
  • Rank, O. (1914), Il doppio, trad. it. Sugarco, Milano 1987.
  • Rank, O. (1923), Il trauma della nascita. Sua importanza per la psicoanalisi, trad. it. Sugarco, Milano 1990.
  • Rank, O. (1926), Technik der Psychoanalyse, Franz Deuticke, Leipzig-Wien.
  • Rank, O. Sogno, Mito, Poesia. Tre saggi di Otto Rank, traduzione e cura di Francesco Marchioro, postfazione di Andrea Scardovi, Fattore Umano Edizioni, Roma 2015.
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