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L’intervento psicologico in Pronto Soccorso potrebbe ridurre la violenza giovanile

Un intervento psicologico di 30 minuti, realizzato in Pronto Soccorso, potrebbe ridurre i futuri comportamenti violenti di giovani adolescenti a rischio. 

Di Maurizio Rossetti

Pubblicato il 18 Lug. 2016

Aggiornato il 26 Ago. 2019 11:49

Una nuova ricerca realizzata presso il Michigan Youth Violence Prevention Center, suggerisce che una singola seduta di consulto psicologico della durata di 30 minuti, realizzata durante una visita di Pronto Soccorso, possa ridurre i comportamenti violenti futuri di giovani adolescenti a rischio.

 

L’attuale studio riporta uno dei sei interventi testati nei quartieri di riferimento per diminuire la violenza giovanile.

I ricercatori hanno scoperto che il breve intervento psicologico (Brief Intervention), realizzato da un terapeuta in un setting strutturato, è stato efficace nel ridurre le aggressioni violente nei partecipanti nei due mesi successivi al periodo di studio.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Academic Emergency Medicine, ha visto la partecipazione di 409 giovani provenienti da due quartieri ad alto rischio a Flint, nel Michigan. Giovani uomini e giovani donne tra i 14 e 20 anni, che tra l’Ottobre 2011 e Marzo 2015, avevano utilizzato il Dipartimento di Emergenza Hurley Medical Center in seguito ad episodi di violenza in cui erano rimasti coinvolti.

I partecipanti di un quartiere hanno poi ricevuto l’intervento di counseling, di 30 minuti, mentre i partecipanti dell’altro quartiere ricevevano solo le cure mediche tradizionali.

L’intervento di consulenza era focalizzato sul rinforzo degli obiettivi personali, lo svolgimento di esercizi progettati per esplorare i benefici derivanti dall’evitamento di comportamenti violenti, oppure era volto a sviluppare nuove competenze nella gestione della rabbia e dei conflitti. Infine lavorare sulle strategie per rendere duraturi i nuovi cambiamenti comportamentali.

Questo tipo di approccio a brevissimo termine si è mostrato particolarmente funzionale con gli adolescenti, particolarmente riluttanti ad affrontare qualsiasi percorso preventivo o riabilitativo della propria condizione.

P. Carter, principale autore dello studio, sottolinea che:

Episodi di violenza rappresentano, da oltre dieci anni, la principale causa di morte per la popolazione giovanile di più basso status sociale. I dipartimenti di emergenza rappresentano un punto di contatto fondamentale con questi ragazzi, e da qui poter effettuare un primo intervento a scopo preventivo e rieducativo.

Dallo studio è stato rilevato che, dopo due mesi dalla visita, i partecipanti che avevano ricevuto la consulenza hanno riportato un livello di comportamenti violenti del 10% più basso, rispetto al gruppo di controllo che non aveva ricevuto l’intervento psicologico.

Conclude Carter:

Molti giovani delle aree urbane, spesso non frequentano regolarmente la scuola o non ricevono regolari cure primarie, i dipartimenti di emergenza rappresentano un luogo importante in cui è possibile interagire con loro e affrontare le questioni problematiche presenti nelle loro vite, dalla violenza, all’alcol o droga

 

 

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