
Quando si dice DOC si intendono due cose: un funzionamento ossessivo orientato all’impossibile compito della ricerca della certezza assoluta che genera una cascata di dubbi senza fine. La seconda è il tentativo disperato di evitare la colpa che per esperienze infantili è giudicata intollerabile e foriera di ostracismo.
Il disturbo ossessivo compulsivo o DOC, come ormai gli stessi pazienti usano affettuosamente chiamarlo, quasi fosse un cagnolino che si aggira dispettoso per casa è una vera piaga sociale per due motivi: la sua incidenza elevata (un milione di Italiani) è addirittura sottostimata perché i pazienti da un lato si vergognano di confessarlo anche alle persone care, dall’altro non sanno che esiste un approccio terapeutico, appunto quello cognitivo comportamentale più efficace dei farmaci e che consente una migliore qualità di vita quando non è del tutto risolutivo.
Inoltre gli ossessivi, e lo dico per esperienza personale, tribolano enormemente al punto da desiderare di essere psicotici e perdere definitivamente la ragione (il che non è vero neppure per gli invidiati psicotici che non se ne stanno affatto a godersi un bel mondo di loro invenzione).
Infatti sono assediati da pensieri e impulsi che li tormentano in continuazione e li accompagnano sempre non essendo dunque possibile risolvere con il semplice evitamento delle situazioni temute come nel panico perché il mostro è dentro di loro. Contemporaneamente sono però assolutamente lucidamente consapevoli dell’assurdità dei loro pensieri e ciò genera paura per gli esiti possibili, tristezza per le limitazioni drammatiche che vivono e l’autosvalutazione, vergogna che li porta ad isolarsi. Non credo sia un caso che nei Vangeli i matti più matti di tutti erano chiamati ossessi anche se, occorre precisarlo, ancora la sequenza dei DSM non aveva definito bene i confini.
Quando si dice DOC si intendono due cose: un funzionamento ossessivo orientato all’impossibile compito della ricerca della certezza assoluta che genera una cascata di dubbi senza fine e che sembra abbia ispirato il Magnifico che aveva lo studio vicino a piazza Duomo quando scriveva ‘di doman non c’è certezza‘. Tale funzionamento a mio parere presente nel DOC si estende anche al di fuori ed è presente ogni qual volta la posta in ballo in caso di errore è considerata elevatissima o irrinunciabile. Lo ritroviamo dunque anche in altri disturbi d’ansia accomunati dalla percezione della minaccia esterna ed interna (l’ansia stessa) ad uno scopo importante.
La seconda è il tentativo disperato di evitare la colpa che per esperienze infantili è giudicata intollerabile e foriera di ostracismo: la trappola si chiude quando gli stessi sintomi (ossessioni e compulsioni) diventano a loro volta motivo di colpa e ostracismo.
Messaggio pubblicitario Il volume è il frutto di un lavoro di squadra che ha consacrato il centro APC/SPC come struttura di eccellenza in Italia per l’intervento sul DOC. Ai vent’anni di esperienza si sono poi aggiunti altri 5 anni per la gestazione del libro di cui un mese per scriverlo e 5 anni e 11 mesi per assicurarsi che non ci fossero colpevoli errori. E’ possibile che nei mesi a venire gli acquirenti siano raggiunti da telefonate per segnalare refusi e piccoli errori da correggere a penna.
Non posso parlare troppo bene del volume per l’invidia che provo a non essere tra gli autori. Devo riconoscere però, ob torto collo, che esso mantiene sempre un delicato equilibrio tra la presentazione delle tecniche e delle prassi operative efficaci rispondendo alla domanda ‘si, ma che si deve fare concretamente?‘ senza diventare un, tanto di moda, libro di ricette sconnesse, e una elegante descrizione del funzionamento del paziente ossessivo o meglio dell’ossessivo che è in noi, senza cedere alla tentazione dell’onanismo cogitativo.
Teoria raffinatissima e prassi concreta ben amalgamate fanno di questo libro tanto atteso del più grande esperto mondiale di DOC, una lettura irrinunciabile per colleghi giovani e stagionati.
Cinquecento pagine da leggere una prima volta per capire il senso dell’esperienza ossessiva e da tenere poi nel cassetto della scrivania per consultarlo prima delle sedute. Gli autori guidano il lettore negli anfratti del ragionamento lucido e folle ad un tempo. E’ un viaggio da cui non tutti sono tornati ma già abbiamo fatto partire le squadre di soccorso.
Consigliato dalla redazione
Il dilemma del trolley, il conflitto tra colpa deontologica e colpa altruistico/umanitaria e il disturbo ossessivo
Bibliografia
- Mancini, F. (2016) La mente ossessiva. Curare il disturbo ossessivo-compulsivo. Cortina Raffaello Editore