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La drammaterapia: in cosa consiste e quali sono i suoi aspetti terapeutici e riabilitativi

Drammaterapia: consiste nell'utilizzare metodi teatrali tra cui l'improvvisazione e la simulazione per esplorare i propri pensieri, emozioni e comportamenti

Di Ursula Valmori

Pubblicato il 05 Apr. 2016

Usando metodi teatrali (improvvisazione, gioco di ruolo, ecc…) e strumenti teatrali (burattini, maschere, ecc…), la Drammaterapia aiuta le persone a capire meglio i propri pensieri, le proprie emozioni, i propri comportamenti e permette agli individui di mettersi in gioco, anche con l’azione, e di arrivare velocemente alla soluzione dei problemi.

 

Il teatro nell’antica Grecia

[blockquote style=”1″]…sappiamo ciò che siamo, ma non quello che potremmo essere..[/blockquote]

(W.Shakespeare, Amleto)

Come noto, il teatro ha origini molto antiche, che vanno rintracciate nei riti magici e nelle cerimonie religiose della preistoria; tuttavia la sua consacrazione è avvenuta nell’antica Grecia, dove inizialmente il termine “teatro” – derivato da ϑέατρον (théatron), che significa “spettacolo” e dal verbo θεαομαι (théaomai) ossia “vedo” – indicava la gradinata dalla quale si contemplava la rappresentazione drammatica, ma anche il pubblico che vi assisteva. Successivamente, il termine fu esteso per indicare tutto l’edificio destinato alla rappresentazione e, ancor più tardi, arrivò a designare l’opera letteraria o musicale che vi veniva rappresentata.

Già gli antichi Greci avevano ben chiaro che il teatro avesse degli aspetti terapeutici: fu Aristotele (384 a.c. – 322 a.C.), infatti, ad introdurre il concetto di catarsi per indicare il peculiare effetto che il dramma aveva sugli spettatori. Il termine catarsi – dal greco κἁθαρσις (katharsis), ovvero “purificazione” – sta ad indicare la liberazione dell’individuo da una contaminazione che corrompe la sua natura. Nella sua poetica, Aristotele sostiene che lo scopo del dramma è quello di purificare gli spettatori attraverso l’eccitazione artistica di alcune emozioni. Già nell’antica Grecia, dunque, la funzione del teatro era considerata espressione del dramma interiore dell’individuo e, contemporaneamente, era ritenuta catartica.

La Drammaterapia: i suoi aspetti terapeutici

Analogamente, oggi lo scenario teatrale riscopre e valorizza sempre più finalità non soltanto culturali, ma anche terapeutiche e riabilitative. Non più, quindi, un teatro solo per coloro che possono permettersi di stare comodamente in poltrona, ma un’arte che scende in campo nelle scuole, nelle comunità terapeutiche, nelle carceri, nelle aziende, rivoluzionando, in questo modo, lo spazio artistico convenzionale. In tale contesto, tra le scuole di questo indirizzo, la Drammaterapia di Robert Landy occupa un posto molto importante. Il modello terapeutico di Landy (1999) è il “modello del ruolo”, che vede l’individuo come colui che gioca una serie di ruoli, familiari e sociali, nella vita reale. Nel lavoro teatrale, l’attore entra ed esce continuamente dal ruolo, passando da una realtà all’altra, si muove attraverso un tempo reale ed un tempo immaginario, da una realtà ordinaria ad una realtà teatrale. Secondo Landy l’attore non diventa il personaggio che sta interpretando, ma avvicina se stesso e le sue esperienze alla performance.

Secondo la definizione della British Association of Dramatherapists, [blockquote style=”1″]Drammaterapia è l’uso intenzionale e sistematico degli aspetti curativi del dramma nel processo terapeutico[/blockquote] (1991).

The Institute of Dramatherapy l’ha definita [blockquote style=”1″]una terapia artistica basata sull’arte teatrale ed applicata a contesti clinici e sociali, sia in assetto individuale, sia di gruppo[/blockquote] (1993).

Il focus di attenzione della Drammaterapia è il ruolo, che Landy (1999) definisce [blockquote style=”1″]il contenitore dei pensieri e dei sentimenti che abbiamo di noi stessi e degli altri, dei nostri modi sociali e immaginari.[/blockquote]

L’interpretazione del ruolo a livello drammatico, secondo questa ottica, dunque, sintetizza i naturali processi di assunzione di ruoli che attuiamo durante la nostra crescita evolutiva, ossia: imitazione, identificazione, proiezione e transfert.

Collocata sulla soglia tra scienza ed arte, la Drammaterapia propone l’idea che ciascun individuo sia intrinsecamente “drammatico” nel suo sviluppo e che le prime manifestazioni di principi drammatici siano osservabili già nei primi mesi di vita e riscontrabili lungo tutto l’arco dell’esistenza. La costruzione di una realtà drammatica condivisa costituisce un luogo di scambio in cui è possibile sperimentare ruoli, pensieri, emozioni, all’interno di una cornice protettiva che definiamo “finzione”. Questo processo di costruzione, è essenzialmente un processo di gruppo, che implica la creazione di un clima di collaborazione e rispetto, che incoraggia la sensibilità empatica del gruppo e consente l’incremento delle capacità relazionali.

Usando metodi teatrali (improvvisazione, gioco di ruolo, ecc…) e strumenti teatrali (burattini, maschere, ecc…), la Drammaterapia aiuta le persone a capire meglio i propri pensieri, le proprie emozioni, i propri comportamenti e permette agli individui di mettersi in gioco, anche con l’azione, e di arrivare velocemente alla soluzione dei problemi. Trattandosi di un percorso teatrale che comprende giochi di ruolo e di simulazione attraverso le tecniche dell’improvvisazione e rielaborazione delle esperienze vissute, la Drammaterapia favorisce il cambiamento in un’ottica di coesione di gruppo e permette di esplorare e sviluppare le dinamiche relazionali: in questo senso le attività di Drammaterapia si adattano perfettamente anche al contesto aziendale e migliorano il clima organizzativo ed il senso di appartenenza. E’ un modo simpatico per permettere alle persone di crescere, di rafforzarsi, di capire le proprie ed altrui emozioni, di favorire la coesione attraverso due elementi fondamentali della nostra esistenza, ovvero la relazione ed il gioco.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bonardi E. Drammaterapia: processo di individuazione ed integrazione del sé. Quaderni di psichiatria, anno II, vol.2, 34-36.
  • Courtney R. (1980). Play, Drama and Thought. Drama Book Specialistis. New York.
  • Jones P. (1996). Drama as therapy. Routledge. London.
  • Landy R. (1999). Drammaterapia: concetti, teoria e pratica. Edizioni Universitarie Romane. Roma.
  • Jenning S. (1991). Theatre Art: the Heart of Dramatherapy. Dramatherapy Journal ofof the British Association for Dramatherapists. Vol. 14 n. 1
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