Una curiosità psichiatrica: così apparivano i disturbi alimentari fino alla metà degli anni Ottanta. Poi, improvvisamente sembrarono diventare quasi un’epidemia dal valore simbolico.
MAGREZZA NON E’ BELLEZZA – I DISTURBI ALIMENTARI: Da curiosità psichiatrica a epidemia (Nr.1)
Una curiosità psichiatrica, un disturbo psicologico raro ed eccentrico, dal sapore quasi ottocentesco. Una stramberia simile alla personalità multipla o alle isteriche curate da Charcot alla Salpêtrière. Così apparivano i disturbi alimentari fino alla metà degli anni Ottanta. Poi, improvvisamente sembrarono diventare quasi un’epidemia e assunsero un valore simbolico. Da residuo polveroso della vecchia psichiatria divennero malessere psicologico fin troppo tipico del secondo consumismo, quello dell’epoca del riflusso dopo la stagione rivoluzionaria degli anni Settanta.
L’emergere dei disturbi alimentari durante gli anni dell’edonismo
Gli anni Ottanta del secolo scorso segnarono il ritorno al privato e a un rinnovato edonismo. Mutati i valori, l’ideale non era più quello di rinnovare il mondo ma l’affermazione personale, la realizzazione di sé e le professioni economiche come l’operatore di borsa, che nel decennio precedente era considerato una figura negativa, divennero appetibili. Wall Street, del regista Oliver Stone, rappresentò il cambio di scenario.
Gordon Gekko, pescecane della Borsa di New York, rubava la scena al protagonista Bud Fox e s’impadroniva del film. Un ideale neopagano di bellezza, forza, potere e splendore personale entrò nell’immaginario pubblico e ne prese possesso. Anche Tom Wolfe, nel suo romanzo Il falò delle vanità del 1987, illustra l’ascesa e la caduta di un personaggio avido di vita e di denaro nella New York della metà degli anni Ottanta. Il protagonista Sherman McCoy, a causa di un incidente automobilistico in cui la sua amante travolge e uccide un ragazzo di colore, precipita sempre più in basso, perde tutto e diventa un uomo perseguitato, odiato, abbandonato dalla moglie e alla fine si ritrova solo e povero, bersaglio emblematico e simbolico di tutti i valori dell’edonismo reaganiano.
L’associazione tra questo tipo di edonismo e l’emergere dei disturbi alimentari non è immediata. Il rifiuto del cibo dell’anoressica non sembra una scelta legata all’affermazione di sé. Ne sembra piuttosto una negazione. Ma è una negazione dettata dalla paura e dell’ansia di non riuscire a raggiungere l’ideale individualistico dell’affermazione personale. Come vedremo meglio, l’esordio anoressico avviene per lo più al limitare dell’adolescenza, quando la giovane donna deve uscire dalla cerchia familiare per entrare in un mondo sociale fatto di giovani adulti in cui, per la prima volta, è necessario conquistare l’attenzione e la considerazione altrui.
A quell’età il ruolo svolto dalla bellezza fisica è particolarmente incisivo, bellezza che deve essere accompagnata da un tipo di carisma sociale estroverso, non particolarmente sofisticato. E naturalmente la giovane età rende questi soggetti particolarmente sensibili al giudizio degli altri e al dolore delle piccole competizioni di rango imposte dalla vita sociale.
Oltre gli ideali di bellezza: la ricerca di controllo nei disturbi alimentari
Questa situazione può tradursi in stati di sofferenza acuta, che rischia di diventare ingestibile nelle personalità più fragili. Il soggetto può cadere preda di idee e convinzioni che si definiscono, in gergo psicologico, maladattive e distorte: il convincimento di non essere all’altezza, di non avere il controllo delle situazioni e, ancor peggio, il controllo dei propri stati d’animo e delle proprie emozioni.
Beninteso, questi stati non sono affatto esclusivi dei disturbi alimentari; anzi rappresentano fattori piuttosto comuni a molti disturbi emotivi e psichiatrici. L’intero spettro dei disturbi d’ansia condivide questa configurazione emotiva. Ciò che è specifico, e che fornisce valore simbolico, è l’obiettivo concreto su cui si concentrano le ansie tipiche dei disturbi alimentari: alimentazione e aspetto corporeo. Per essere più precisi: il controllo dell’alimentazione e dell’aspetto corporeo.
Il termine controllo è decisivo. Può sembrare banale ridurre i disturbi alimentari a una distorsione culturale che all’esteriorità e alla bellezza del corpo dà un valore eccessivo. È invece proprio questo termine che consente comprendere il disturbo alimentare. Come? Lo vedremo nel prossimo articolo.
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