Non è un mistero così indecifrabile come Amore generi Odio. Più sottile e raro il movimento contrario, ma la chiave non è difficile da trovare anche in quel caso.
Questo articolo è stato pubblicato da Giovanni Maria Ruggiero su Linkiesta il 13/02/2016
Non è un mistero così indecifrabile come Amore generi Odio. Più sottile e raro il movimento contrario, ma la chiave non è difficile da trovare anche in quel caso. Amore, anche quando non è ricambiato, è una relazione. Esso genera aspettative ed è figlio del Desiderio e, in quanto tale, può facilmente deludersi e deluderci. E una volta deluso, tramutare il suo contenuto nel suo contrario.
L’oggetto d’amore, fino a un momento prima idealizzato, a cui erano destinate tutte le nostre lodi e tutti i nostri migliori elogi, improvvisamente si rivela al di sotto delle nostre bramose aspettative. O meglio, improvvisamente non soddisfa più tutte le nostre illusioni. Nell’Amore che si tramuta in Odio c’è un fondo egoistico e desiderante che era presente fin dall’origine e che nel tramutarsi non ha fatto altro che rivelarsi; non è cambiato, purtroppo. Un fondo di desiderio che vuole essere soddisfatto e che, acquattato dietro tutti i romanticismi in cui si nasconde l’amante con la sua pretesa di abbassarsi e di dileguarsi nell’adorazione dell’amato, sta li, pronto a esplodere nell’ira di chi si sente intitolato a ricevere tutto perché tutto ha dato nel suo amore. Anche quando nulla gli era stato richiesto.
È questo il meccanismo che può portare ad arrossare di sangue quello che era iniziato nel rosa della festa di San Valentino. È un ciclo interpersonale, se perdonate il gergo tecnico. Ovvero un legame tra persone ma soprattutto un legame tra le menti delle persone, una relazione tra le loro idee e le loro emozioni, in cui ogni pensiero genera dei comportamenti che influiscono la mente dell’altro e, così facendo, generano nuovi pensieri nell’altro e quindi nuove emozioni e nuovi comportamenti che torneranno indietro a colui che aveva fatto nascere questa vicenda di relazioni e di pensieri. E tornando indietro ancora nutrono nuovi pensieri, nuove emozioni e nuove azioni, in un perenne e circolare agire e reagire.
I cicli interpersonali sono stati studiati in Italia soprattutto da Antonio Semerari e Giancarlo Dimaggio che molto ci hanno illuminato con le loro ricerche sulla personalità e anche sull’odio e sull’amore. E non è una notizia consolante notare che, tra i vari cicli studiati da Semerari e Dimaggio, quello che somiglia di più alle pene d’amore pronte a degenerare in furenti meditazioni di odio è il ciclo della cosiddetta personalità borderline. Borderline: termine che si sta diffondendo anche nel grande pubblico, magari nella forma abbreviata border, come un tempo para e paranoia erano diventate popolari.
Nel ciclo borderline troviamo all’inizio quella stessa fame di vicinanza e di relazione che caratterizza l’aurora dell’amore nascente. Nel borderline il fenomeno è ancor più pervasivo e invadente, dato che questa personalità nutre fame di relazione non solo per la persona amata, ma anche per tutta la sua intera cerchia sociale, per i suoi moltissimi amici, anche occasionali o semplicemente conoscenti, in una sorta di caricatura dell’amore universale. E questa fame si accompagna all’idealizzazione, similmente a quanto capita nell’amore: gli altri sono meravigliosi, perfetti, ricchi di virtù e di umanità e l’incontro con loro è abbondante di promesse e di future soddisfazioni.
Non è difficile capire come questo atteggiamento porti inevitabilmente alla delusione, che nel borderline è a sua volta un atteggiamento estremo, che esplode in rabbia. E alla rabbia si accompagna un senso d’ingiustizia, in cui gli altri ci deludono non per un loro limite umano da accettare umanamente, ma per la loro malafede e cattiveria. Di qui l’esplosione dell’amore in odio, meccanismo che possiamo ritrovare anche nelle delusioni d’amore. Chi è portatore d’amore spesso si ritiene portatore anche di una particolare giustizia a cui l’amato deve corrispondere, se è davvero una persona all’altezza di questa meraviglia. E se non lo è, allora viola una regola non da poco, una regola che ha una qualità morale. E se qualcuno viola una regola morale costui ha commesso ingiustizia ed è degno di rabbia e poi di odio, in un crescendo che sembra non aver fine.
O meglio, c’è una fine. Talvolta purtroppo nella violenza e perfino nell’omicidio –che spesso prende la forma del femminicidio – e che troppe volte si pone a conclusione di una relazione d’amore.
Per fortuna la fine più diffusa è quasi il suo opposto, almeno nella personalità borderline. Il protagonista dello scoppio d’ira e odio ben presto si pente del suo gesto, sempre secondo uno stile eclatante e teatrale. La colpa dello screzio, del litigio è totalmente assunta dalla stessa persona che fino a poco prima era indignata su quanto il suo partner avesse deluso le sue aspettative.
La personalità borderline s’immerge nella colpa con la stessa totalitarietà con la quale si era immersa nell’amore e nell’odio. La colpa è il terzo episodio di questa sacra rappresentazione. Una simile trafila la possiamo trovare anche nell’innamoramento e al di fuori della psicopatologia del borderline. L’amante si pente molto facilmente, troppo facilmente dei suoi scoppi d’ira e si flagella, chiede perdono tra le lagrime e di nuovo inizia a idealizzare la figura amata. E in tale modo è tornato alla casella di partenza e ha concluso il suo giro. Ed essendo tornato alla casella di partenza può iniziare un altro giro in una perenne giostra di amore, odio e colpa, un serpente che si morde la coda e che tutto contiene nel suo cerchio magico.
L’amore è un cerchio tra due persone in cui l’altro polo è l’odio, un ciclo interpersonale. E se il male sta nella relazione, la soluzione è dentro di noi. Sta a noi riuscire a trasformare l’odio in un fastidio non troppo espresso per i limiti dell’altro, in una capacità non solo di non odiare, ma anche di comprendere i difetti altrui, di non indulgere in risposte brusche, di non deteriorare la nostra sensibilità, perfino di rendere l’odio, se ridotto a uno spizzico, una spezia del cibo amoroso. In fondo ogni veleno, a piccole dosi, è una medicina. E viceversa.