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Responsabilità penale nei minori: la comprensione del crimine da parte dei bambini

Responsabilità penale nei minori: All’età di 8 anni i bambini sono in grado di distinguere i reati dalle semplici bravate, giudicandoli diversamente.

Di Carola Benelli

Pubblicato il 22 Gen. 2016

Responsabilità penale nei minori: all’età di 8 anni i bambini sono già in grado di distinguere i reati dalle semplici bravate, li giudicano più duramente e si aspettano conseguenze più gravi.

È quanto affermano i ricercatori della Macquerie University di Sidney, Australia, autori di uno studio recentemente pubblicato su Legal and Criminological Psychology.

La ricerca getta nuova luce sulla complessa questione della responsabilità penale nei minori (nota come ACR, Age of Criminal Responsibility), offrendo dati sperimentali importanti, seppur non definitivi, per stabilire quale debba essere l’età minima per l’imputabilità.

Attualmente, infatti, non vi è accordo su questo punto e se negli Stati Uniti la soglia per la responsabilità penale nei minori è fissata a 7 anni, nel nostro paese si può parlare di responsabilità penale a partire dai 14 anni e in Belgio si devono attendere i 16. Fondamentale risulta quindi la ricerca sulla questione al fine di limitare la componente arbitraria e fornire alla giurisprudenza dati empiricamente fondati.

 

Responsabilità penale nei minori e imputabilità dei bambini

Uno degli elementi fondamentali per poter parlare di imputabilità nei minori sembra essere la comprensione da parte del soggetto della natura criminale di un comportamento. È difficile, infatti, affermare che una persona sia responsabile di un’azione se si dubita che ne comprenda a pieno la natura e le conseguenze.

Comprensione del crimine nei minori: l’esperimento

Proprio di questo aspetto si sono occupati Paul Wagland e Kay Bussey, che hanno analizzato dati relativi a 132 soggetti equamente distribuiti in quattro classi d’età (8, 12, 16 anni e giovani adulti attorno ai 20 anni). A ciascuno dei partecipanti i ricercatori hanno mostrato otto vignette raffiguranti situazioni di aggressioni fisiche, violazioni della proprietà, furti o incendi.A metà dei soggetti è stata proposta una versione delle vicende che le descriveva come semplici bravate; all’altra metà, invece, è stata presentata una formulazione molto più simile ad un vero e proprio reato. Per ciascuna situazione si è chiesto ai partecipanti di valutare la gravità dell’atto, di esprimere un giudizio morale e di fare previsioni sulle conseguenze.

I risultati mostrano chiaramente che già a 8 anni i bambini sono in grado di fare questo genere di considerazioni in modo adeguato, identificando i reati come comportamenti ‘sbagliati’ ed esprimendo al riguardo valutazioni morali più negative rispetto a quelle riportate in riferimento ad azioni poco responsabili ma di gravità decisamente inferiore. In particolare, i giovanissimi partecipanti hanno dato prova di tenere in conto, nel valutare la gravità di un atto, l’entità dei danni causati ad altri.

Come recita il titolo del recente film di Veltroni, i bambini sanno, ed è bene ricordarsi di tenere in considerazione che la capacità di analisi dei più piccoli supera in molti casi le nostre aspettative. Che questo sia poi sufficiente per ritenerli pienamente responsabili, da un punto di vista giuridico, delle proprie azioni è difficile dirlo sulla base di un singolo esperimento. Future ricerche risulteranno fondamentali in questa direzione e ci si augura che in un futuro prossimo la questione possa essere chiarita.

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