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Infedeltà coniugale: traditori si nasce o si diventa?

L'infedeltà coniugale è uno dei maggiori motivi di sofferenza per la coppia, quanto però la frequenza a tradire il partner dipende da componenti genetiche?

Di Maria Pia Totaro

Pubblicato il 11 Dic. 2015

Aggiornato il 27 Set. 2019 14:50

Maria Pia Totaro – OPEN SCHOOL Studi Cognitivi 

Ragionare sul fenomeno dell’infedeltà è qualcosa di particolarmente delicato. Certamente sono svariati gli ambiti in cui essa si manifesta, ma la presente rassegna si focalizzerà prettamente sull’infedeltà coniugale e al ruolo del patrimonio genetico nel determinarla.

Essa rappresenta uno dei maggiori motivi di sofferenza della coppia, a cui frequentemente segue la separazione o il divorzio. L’infedeltà è riconducibile ad un rapporto sessuale o emotivo con una persona che non è il proprio partner abituale, in quelle coppie in cui la relazione è caratterizzata dalla prospettiva dell’esclusività (Glass et al, 1992).

Infedeltà nelle specie animali

Uno degli interrogativi che più assiduamente si pone chi è vittima di un tradimento è ‘Perché?‘. Si è tentato di rispondere a tale domanda attraverso un’indagine rivolta al ruolo del patrimonio genetico nell’eziologia del comportamento abnorme in oggetto. A tale riguardo uno studio svolto da Forstmeier et al (2011) su esemplari di diamante mandarino, un piccolo uccello australiano monogamo, si è proposto di esaminare l’evoluzione dell’accoppiamento extra coppia e l’eventuale contributo della componente genetica ereditaria nell’attuazione di tale comportamento.

I risultati hanno dimostrato che, le differenze individuali nell’accoppiamento extra coppia relativamente alla specie in esame hanno una componente genetica ereditaria. In particolare è emerso che, nonostante entrambi i partner della coppia tendono a tradire, mentre per i maschi la promiscuità è legata al proprio successo riproduttivo, per le femmine la questione è riconducibile a dei geni trasmessi da un progenitore maschio. Il tradimento femminile quindi sembra determinato da alcuni alleli, selezionati positivamente nei maschi e trasmessi alla prole, la quale, a sua volta, sarà indotta ad assumere un pattern di comportamento analogo.

Questa scoperta è in linea con la teoria del conflitto parentale secondo la quale nel bambino, i geni ereditati per via paterna tendono ad estrarre dalla madre quante più risorse possibili, mentre i geni ereditati per via materna tendono a conservare le risorse in modo che siano disponibili per una eventuale prole futura. Tutto ciò, alla luce dello studio di Forstmeier, tende a evidenziare la tendenza della femmina all’acquisizione di un atteggiamento più mascolinizzato, nonostante si tratti di un comportamento per lei disadattivo.

 

Infedeltà negli esseri umani

Tale coinvolgimento del corredo genetico nell’evoluzione dell’infedeltà sembra essere stato riscontrato anche negli esseri umani. Lo studio di Cherkas et al (2004) effettuato sui gemelli di sesso femminile ha riscontrato come, il tasso di concordanza casewise per l’infedeltà sia significativamente maggiore per i gemelli monozigoti, rispetto a quelli dizigoti. Tale prevalenza sta ad indicare un effetto genetico. I risultati dimostrano che l’infedeltà e il numero di partner sessuali sono entrambi sotto moderata influenza genetica, più precisamente con una ereditabilità rispettivamente del 41% e del 38%. Per l’infedeltà, l’influenza dell’ambiente condiviso ha mostrato di non avere effetti significativi, per il numero di partner sessuali ha spiegato solo il 13% di variazione. Contrariamente, i geni non sembrano influenzare significativamente l’atteggiamento nei confronti dell’infedeltà. Tali risultati sull’ereditabilità femminile dell’infedeltà e del numero di partner sessuali forniscono un supporto per alcune teorie evolutive sul comportamento sessuale umano secondo le quali se tali comportamenti persistono è perché sono stati evolutivamente vantaggiosi per le donne (Bailey et al, 2000). Quindi, i risultati ottenuti supportano l’ipotesi che la varianza genetica di base può servire a mantenere una vantaggiosa varianza fenotipica (Cherkas et al, 2004).

Infedeltà e geni

Relativamente agli studi che si sono occupati dell’implicazione di specifici loci genetici nello sviluppo dell’infedeltà, lo studio di Cherkas et al (2004) ha fallito nell’avvalorare l’ipotesi che il gene della vasopressina (AVPR1A), implicato nel comportamento sessuale dei roditori, potrebbe spiegare la variazione osservata nel comportamento sessuale umano.

In seguito H.Walum et al (2008) hanno ripreso lo studio riscontrando un’associazione tra un polimorfismo AVPR1A e il comportamento nel legame di coppia umano, forse analogo a quello riportato per le arvicole (Hammock et al, 2002). In particolare, l’allele 334 del polimorfismo RS3 spiega il modo in cui gli uomini si legano alle loro partner. I dati emersi hanno dimostrato come la presenza di più copie dell’allele 334 negli uomini, sia correlato a una più scarsa qualità nel legame di coppia. Inoltre, essere omozigoti per l’allele 334 raddoppia il rischio di crisi coniugale rispetto al non avere l’allele 334. Relativamente allo stato civile è emerso che la frequenza di uomini non sposati è stata più alta tra gli omozigoti con allele 334 rispetto agli uomini senza tale allele. Oltre all’associazione di questo allele con il legame di coppia, questo studio fa notare come esso possa essere implicato anche nello sviluppo dell’autismo e di altri deficit sociali.

Kristina M. Durante e Norman P. Li (2009) nel tentativo di indagare l’associazione tra estradiolo e accoppiamento opportunistico nelle donne hanno riscontrato che, donne con una elevata concentrazione dell’ormone, e quindi altamente fertili, tendono ad essere meno soddisfatte dei loro partner a lungo termine e sono particolarmente motivate a conoscere altri uomini, presumibilmente più desiderabili. I risultati suggeriscono che, sebbene le donne con alti livelli di estradiolo non sembrano avere preferenze verso relazioni di lunga o di breve durata, adottano la strategia di una monogamia seriale. Senza essere necessariamente coscienti, donne molto attraenti sono probabilmente in grado di orientare la loro desiderabilità verso la ricerca di un compagno di elevato status sociale con il quale instaurare una relazione duratura, e che andrà a sostituire quello precedente.

Tornando al coinvolgimento di specifici geni nell’evoluzione del fenomeno, Justin Garcia et al (2010) hanno evidenziato come candidato il genotipo VNTR del recettore per la dopamina DRD4, e in particolare la variante 7R+. Questo sottolinea come la variazione genetica nel percorso delle ricompense dopaminergiche del cervello appare essere un fattore influente nella differente motivazione individuale ad impegnarsi in un comportamento sessuale rischioso e libero. Questo risultato spiegherebbe come mai il fenomeno dell’infedeltà può verificarsi anche in presenza di sentimenti di affetto verso il partner. Inoltre è stato notato come il genotipo VNTR del recettore per la dopamina DRD4 può essere associato a diversi comportamenti compulsivi come l’associazione della variante 7R+ con il fumo, l’alcolismo e la correlazione di questa con tendenze patologiche come l’ADHD.

Lo studio di Jonathan Graff-Radford et al (2010) ha fornito un supporto all’ipotesi dell’implicazione della dopamina nell’infedeltà. Nel dettaglio esso ha rilevato come soggetti affetti dal morbo di Parkinson, non dementi, sviluppino una sorta di delirio di infedeltà definita Sindrome di Otello, in conseguenza al trattamento con agonisti della dopamina in una patologia caratterizzata appunto da una perdita progressiva del numero e dell’attività dei neuroni dopaminergici della via nigrostriatale.

Queste ricerche tengono a precisare come non tutti coloro che hanno un certo tipo di genotipo si concedono ad un’attività sessuale promiscua, come è possibile anche che questo comportamento sia adottato ugualmente da coloro che non presentano determinate caratteristiche genotipiche. Allo stesso modo tali ricerche puntualizzano come il patrimonio genetico sia in grado di influenzare un certo comportamento genetico, ma senza mai escludere il ruolo dei fattori esogeni.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bailey, J. M., Kirk, K. M., Zhu, G., Dunne, M. P., & Martin, N. G. (2000). Do individual differences in sociosexuality represent genetic or environmentally contingent strategies? Evidence from the Australian twin registry. Journal of Personality and Social Psychology, 78, 537–545
  • Glass, S.P., & Wright, T.L. (1992). Justifications for extramarital relationships: The association between attitudes, behaviors, and gender. Journal of Sex Research, 29, 361–387
  • Hammock EA, Young LJ (2002) Variation in the vasopressin V1a receptor promoter and expression: Implications for inter- and intraspecific variation in social behaviour. Eur J Neurosci 16, 399–402
  • Hasse Walum, Lars Westberg, Susanne Henningsson, Jenae M. Neiderhiser, David Reiss, Wilmar Igl, Jody M. Ganiban, Erica L. Spotts, Nancy L. Pedersen, Elias Eriksson and Paul Lichtenstein (2008). Genetic variation in the vasopressin receptor 1a gene (AVPR1A) associates with pair-bonding behavior in humans. PNAS, September. Vol.105. 14153–14156. www.pnas.org_cgi_doi_10.1073_pnas.080308110.5
  • Kristina M. Durante and Norman P. Li (2009). Oestradiol level and opportunistic mating in women. Biology letters. rsbl.royalsocietypublishing.org
  • Justin R. Garcia, James MacKillop, Edward L. Aller, Ann M. Merriwether, David Sloan Wilson, J. Koji Lum (2010). Associations between Dopamine D4 Receptor Gene Variation with Both Infidelity and Sexual Promiscuity. Plos one, November, vol.5, issue 11. www.plosone.org
  • Jonathan Graff-Radford, J. Eric Ahlskog, James H. Bower, Keith A. Josephs (2010). Dopamine agonists and Othello’s syndrome. Parkinsonism and Related Disorders.ScienceDirect. www.elsevier.com/locate/parkreldis, 1-3
  • Lynn F. Cherkas, Elizabeth C. Oelsner, Y. T. Mak, Anna Valdes, and Tim D. Spector (2004). Genetic Influences on Female Infidelity and Number of Sexual Partners in Humans:A Linkage and Association Study of the Roleof the Vasopressin Receptor Gene (AVPR1A). Twin Research Volume 7 Number 6, pp. 649–658
  • Wolfgang Forstmeier, Katrin Martin, Elisabeth Bolund, Holger Schielzeth, and Bart Kempenaersn (2011). Female extrapair mating behavior can evolve via indirect selection on males. www.pnas.org/cgi/doi/10.1073/pnas.1103195108
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