ADHD, il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) viene definito come un disturbo dello sviluppo caratterizzato da incapacità a mantenere l’attenzione per un periodo di tempo prolungato, impulsività e iperattività; per soddisfare la diagnosi secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5; APA, 2013) i sintomi devono essere presenti in diversi contesti e devono avere esordio durante l’infanzia.
ADHD nel DSM 5
Con l’arrivo della quinta edizione del DSM (DSM-5; APA, 2013) la classificazione dell’ADHD è stata aggiornata per meglio comprendere il disturbo anche all’interno della popolazione adulta. Nello specifico, mentre per ottenere una diagnosi i bambini devono presentare almeno 6 sintomi tra quelli elencati nelle categorie di iperattività o deficit di attenzione, oltre i 17 anni a scopo diagnostico sono sufficienti 5 criteri.
ADHD nell’età dello sviluppo: differenze di genere
Per quanto riguarda il genere, l’ADHD è un disturbo tipicamente diagnosticato tra i bambini di sesso maschile, nonostante si stimi che la metà delle ragazzine con ADHD non riceva una diagnosi adeguata (Nadeau et al., 2015). Le cause di questa particolare differenziazione tra i generi possono essere svariate.
Secondo Ellen Littman, la sintomatologia dell’ADHD si differenzia tra i due generi, ma purtroppo quella “ufficiale” richiesta per ottenere una diagnosi di ADHD si basa sulla descrizione di bambini bianchi di sesso maschile, mentre sembra che ci sia una diversa manifestazione sintomatologica nelle femmine sia per differenze di genere nello sviluppo neurologico (come una maturazione più veloce del cervello femminile), che per differenze nelle caratteristiche neuroanatomiche (come differenze di dimensioni delle strutture cerebrali). Inoltre, anche differenze a livello ormonale e nelle aspettative sociali riferite al ruolo possono avere un impatto nella manifestazione sintomatologica del disturbo nella popolazione femminile.
In uno studio longitudinale che ha seguito per 10 anni 140 ragazze con un’età compresa tra 17 e 24 anni che avevano ricevuto una diagnosi di ADHD in età infantile (93 sia con deficit di attenzione che iperattività e 47 solamente con deficit di attenzione), Hinshaw (2002) ha rilevato come nella ri-valutazione a 10 anni dal momento della diagnosi, oltre il 40% delle ragazze non soddisfaceva più i criteri necessari. Tuttavia, queste ragazze presentavano sintomi psichiatrici più gravi e maggiori difficoltà nel funzionamento quotidiano, rispetto a soggetti non clinici con la stessa età ma senza diagnosi di ADHD nell’infanzia.
Nello specifico, le ragazze con ADHD combinato (cioè con la presenza di entrambi i sintomi, deficit attentivo e iperattività) avevano maggiori probabilità di presentare sintomi auto-lesivi e tentativi di suicidio, rispetto alle ragazze senza diagnosi: la metà di queste ragazze aveva messo in atto comportamenti autolesivi e quasi un quinto aveva tentato il suicidio, suggerendo un ruolo importante in questo senso dell’impulsività, tratto non contemplato nel sottotipo diagnosticato come ADHD con deficit di attenzione.
Donne con ADHD, diagnosi in età adulta
Secondo Nadeau (2002), molte donne con ADHD ricevono una diagnosi una volta diventate madri, quando i figli stessi hanno la medesima diagnosi e permettono a queste donne di riconoscersi nelle caratteristiche del disturbo. Le pazienti adulte con ADHD tipicamente presentano importanti difficoltà con la gestione del tempo e del denaro, una disorganizzazione cronica che riguarda tutti gli ambiti di vita, vissuti di stress e ansia, la sensazione di essere sopraffatte dalle richieste dell’ambiente, una storia di ansia o depressione e annoverano figli o fratelli con ADHD.
Rucklidge e Kaplan (1997) hanno raccolto dati su 102 donne con un’età compresa tra 29 e 59 anni (con un’età media di 41 anni), tutte madri di un figlio o una figlia con diagnosi di ADHD: la metà di queste donne ha ricevuto a sua volta una diagnosi di ADHD. In particolare, le donne diagnosticate avevano maggiori probabilità di presentare uno stile di risposta di impotenza appresa davanti alle situazioni negative e tendevano a incolparsi di più per le situazioni infauste; erano inoltre più propense a credere di non poter controllare gli eventi della loro vita. Sicuramente è importante approfondire meglio la sintomatologia ADHD anche all’interno della popolazione femminile, dove sembra manifestarsi con caratteristiche talmente differenti dalla versione “ufficiale” richiesta per fare diagnosi, che rischia di non consentire un corretto inquadramento nelle bambine con ADHD; questo potrebbe portare a importanti difficoltà ad accedere ai servizi e ai percorsi in tempi brevi, aumentando la probabilità di sofferenza e di insorgenza di sintomi psichiatrici di elevata gravità.