
Ad accomunare la Fobia Sociale e il Taijin kyofusho interviene il sintomo del blushing ovvero il rossore. In effetti si tratta di un sintomo che compare tra i sintomi fisici della fobia sociale e che caratterizza un sottotipo di Taijin kyofusho.
Le emozioni, sebbene costituiscano una dimensione assolutamente basilare dell’esistenza umana e sebbene siano state oggetto di riflessione, sono state trascurate fino a tempi relativamente recenti dalla psicologia, senza dimenticare rilevanti eccezioni come Darwin, James e Freud.
Darwin nelle sue teorizzazioni infatti era intenzionato a dimostrare come le espressioni delle emozioni nell’uomo erano analoghe a quelle degli animali. In questo Darwin deduceva come l’uomo e l’animale derivassero da un antenato comune (Black , 2003). Partendo dall’osservazione sulla frequenza e sulla complessità delle condotte emotive in numerose specie animali, Hebb (1949) giunse alla conclusione che l’uomo è il più emotivo degli animali, anche grazie allo sviluppo filogenetico di sofisticati centri nervosi. A questa osservazione D’Andrade (1996) aggiunse che le specie più intelligenti sono probabilmente anche quelle più emotive, poiché i due sistemi sono evoluti congiuntamente.
Messaggio pubblicitario Per Darwin le espressioni delle emozioni potevano essere osservate in maniera chiara nei soggetti psichiatrici perché le loro emozioni erano espresse vistosamente. A questo proposito Darwin cita la descrizione di Sir James Crichton-Browne di pazienti con ‘melancolia’ (depressione) e ‘ipocondria’ che erano caratterizzati dalla contrazione di ciò che egli chiama i muscoli del dolore, che causavano un solco trasversale sulla fronte (Black, 2003).
Una definizione esaustiva di emozione è quella proposta da Kleinginna e Kleinginna: emozione è un insieme complesso di interazioni fra fattori soggettivi e oggettivi, mediati da sistemi neuronali/ormonali che può:
- Suscitare esperienze affettive come senso di eccitazione, di piacere e dispiacere;
- Generare processi cognitivi come effetti percettivi emozionalmente rilevanti, valutazioni cognitive, processi di etichettamento;
- Attivare adattamenti fisiologici diffusi di fronte a condizioni di eccitamento;
- Condurre ad un comportamento che spesso, ma non sempre, è espressivo, diretto ad uno scopo ed adattivo.
Le emozioni di base secondo Ekman possono essere considerate: la rabbia, il disgusto, la paura, la felicità, la sorpresa e la tristezza.
Un altro autore , Goleman, teorizza l’esistenza di otto famiglie di emozioni:
- Collera: furia, sdegno, risentimento, ira, esasperazione, indignazione, irritazione, acrimonia, animosità, fastidio, irritabilità, ostilità e, forse al grado estremo, odio e violenza patologici.
- Tristezza: pena, dolore, mancanza d’allegria, cupezza, malinconia, autocommiserazione, solitudine, abbattimento, disperazione e, in casi patologici, grave depressione.
- Paura: ansia, timore, nervosismo, preoccupazione, apprensione, cautela, esitazione, tensione, spavento, terrore come stato psicopatologico, fobia e panico.
- Gioia: felicità, godimento, sollievo, contentezza, beatitudine, diletto, divertimento, fierezza, piacere sensuale, esaltazione, estasi, gratificazione, soddisfazione, euforia, capriccio e, al limite estremo, entusiasmo maniacale.
- Amore: accettazione, benevolenza, fiducia, gentilezza, affinità, devozione, adorazione, infatuazione.
- Sorpresa: shock, stupore, meraviglia, trasecolamento.
- Disgusto: disprezzo, sdegno, aborrimento, avversione, ripugnanza, schifo.
- Vergogna: senso di colpa, imbarazzo, rammarico, rimorso, umiliazione, rimpianto, mortificazione, contrizione.
In particolare la vergogna, al pari del senso di colpa, dell’orgoglio e dell’imbarazzo è un’emozione cosiddetta speciale; queste sono state definite emozioni dell’autoconsapevolezza perché comportano inevitabilmente un autoriferimento (un giudizio su di sé, un’assunzione di responsabilità) ma sarebbe più opportuno chiamarle emozioni sociali o interpersonali , in quanto esse richiedono necessariamente il riferimento non solo a sé ma anche al giudizio degli altri.
Castefranchi (1990) distingue tra vergogna e imbarazzo:
- La vergogna può riferirsi non solo ai difetti morali ma anche a semplice goffaggine. Potrebbe essere vista secondo Castelfranchi come una sorta di rammarico (l’emozione sentita quando l’individuo è stato sventato in uno dei suoi obiettivi) oppure potrebbe una sorta di paura (l’emozione sentita come quando può accadere la vanificazione di un qualche obiettivo, ad esempio, l’obiettivo di stima). In altre parole, ci vergogniamo quando abbiamo un rimpianto o temiamo di perdere la faccia davanti agli altri o a noi stessi. In questo senso, la funzione della vergogna è quella di proteggere i nostri obiettivi di stima (essere valutati positivamente dagli altri) e autostima (essere valutati positivamente da noi stessi).
- L’imbarazzo invece rimanda a una qualche mancanza dell’individuo. Ad esempio una persona può essere imbarazzata quando ha due o più alternative e non sa quali scegliere tra loro. Il tutto si complica se tra le alternative a disposizione ve ne sono alcune orientate su di sé e altre orientate sull’altro. Questo conflitto potrebbe essere la radice dell’imbarazzo.
Queste emozioni se portate all’eccesso possono far conseguire l’evitamento delle situazioni sociali all’interno delle quali potrebbero emergere e il progressivo isolamento dell’individuo: tutto ciò potrebbe portare generalmente a una diagnosi di Fobia Sociale.
A differenza però del Giappone, dove si parla di Taijin-kyofusho (paura delle relazioni interpersonali). Questa sindrome è costituita da quattro sottotipi:
- Sekimen-kyofu (fobia di arrossire);
- Shubo-kyofu (fobia di un viso/corpo deforme);
- Jiko-shu-kyofu (fobia dell’odore del proprio corpo);
- Jiko-shisen-kyofu (fobia del proprio sguardo).
Taijin kyofusho (対人恐怖症 ) è una sindrome specifica della cultura giapponese. Il termine taijin kyofusho si traduce in disordine (sho) della paura (kyofu) delle relazioni interpersonali (taijin). Coloro che soffrono di Taijin Kyofusho rischiano di essere estremamente imbarazzato da se stessi o dispiacere agli altri. (Iwata, 2011). Questa sindrome è basata sulla paura e sull’ ansia. I sintomi di questo disordine includono :
- Evitare le gite e le attività sociali;
- Il battito cardiaco rapido;
- La mancanza di respiro;
- Gli attacchi di panico;
- Il tremore e sentimenti di paura e panico se la persona si trova in mezzo alle persone o in una situazione pubblica.
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Consigliato dalla redazione
La Fobia sociale - Introduzione alla Psicoterapia
Bibliografia
- Black, J. (2002). Darwin in the world of emotions. Journal of the royal society of medicine, 95 (6), 311-313.
- Castelfranchi C., Poggi I. (1990). Blushing as a discourse: was Darwin wrong? In Crozier W. Shyness and Embarrassment: Perspectives from Social Psychology (pp. 230-252). Cambridge University Press.
- D’Andrade R. (1996). The development of Cognitive Anthropology, Cambridge,Cambridge University Press.
- D’urso V., Trentin R. (2013). Introduzione alla psicologia delle emozioni, Edizioni la Terza.
- Glashouwer , K.A., De Jong , P.J., Dijk, C. , Buwalda, F. M. (2011). Individuals with fear of blushing explicity and automatically associate blushing with social costs. Journal of Psychopathology and behavioral assestment, Dec 33 (4), 540-546.
- Hebb D. (1949).The organization of behavior, New York, Wiley, .
- Iwata, Y., Suzuki, K., Takei, N., Toulopoulou, T., Tsuchiya, K.I., Matsumoto, K., Takagai, S., Oshiro, M., Nakamura, K, Mori, N. (2011). Jiko-shisen-kyofu (fear of one’s own glance) but not taijin-kyofusho (fear of interpersonal relations), is an east Asian culture-related specific syndrome. Australian and New Zealand Journal of Psychiatry, 45, 148-152.
- Rot, M., Moskowitz, D. S., De Jong, P. J. (2015). Intrapersonal and interpersonal concomitants of facial blushing during everyday social encounters. PLoS One , 10 (2), e0118243.