Il presente studio longitudinale ha indagato se la perdita di peso dovuta alla chirurgia bariatrica influenza i livelli del recettore dopaminergico D2 e quelli del recettore oppioide MOR, misurati prima dell’intervento e dopo sei mesi da esso.
L’obesità è una delle patologie più diffuse e, come molte ricerche hanno evidenziato, è legata ad alterazioni del funzionamento neurochimico dei circuiti cerebrali della ricompensa. In particolare questi network neurali sono influenzati dalla dopamina, tanto che disfunzioni nel sistema dopaminergico si possono osservare in diversi tipi di dipendenza: ad esempio la dipendenza da droghe e quella da alcol sono associate a livelli più bassi del recettore D2 della dopamina a causa della continua sovra-stimolazione da parte delle sostanze d’abuso.
Inoltre il circuito della gratificazione, oltre che dal sistema dopaminergico, è influenzato anche dal sistema degli oppioidi endogeni, infatti nella dipendenza da alcol e da cocaina si osserva una maggiore disponibilità del recettore oppioide MOR; non solo…studi animali hanno suggerito che il sistema oppioidergico è attivato anche dalle sensazioni piacevoli legate al cibo che a loro volta agiscono sul circuito della ricompensa, tanto che nei pazienti obesi si registrano livelli significativamente ridotti del recettore oppioide MOR .
Tuttavia se studi trasversali non sono in grado di determinare se tali alterazioni neurotrasmettitoriali siano la causa o la conseguenza dell’obesità, studi longitudinali potrebbero chiarire questo aspetto e verificare se la disfunzione del sistema oppioidergico rappresenti una vulnerabilità endofenotipica stabile che causa l’obesità, se sia la conseguenza del sovrappeso o se sia semplicemente una caratteristica connessa a questo tipo di patologia.
Per questi motivi il presente studio è uno studio longitudinale che ha indagato se la perdita di peso dovuta alla chirurgia bariatrica influenza i livelli del recettore dopaminergico D2 e quelli del recettore oppioide MOR, misurati attraverso l’uso della tomografia ad emissione di positroni (PET) prima dell’intervento e dopo sei mesi; per farlo sono state considerate 16 donne obese, escludendo quelle che fanno uso di droghe, quelle che presentano dei disturbi neurologici o mentali come il disturbo da alimentazione incontrollata e quelle che si dedicano ad un consumo eccessivo di alcol.
I risultati, ottenuti dal confronto tra il gruppo delle pazienti obese e quello di controllo costituito da 14 donne normopeso e tra la condizione precedente e quella successiva all’intervento bariatrico, hanno mostrato che nelle pazienti obese e prima dell’operazione, i livelli del recettore oppioide MOR sono bassi in particolare a livello del corpo striato ventrale, del caudato dorsale, del putamen, dell’insula, dell’amigdala, del talamo, della corteccia orbito frontale e della corteccia cingolata posteriore; in seguito all’intervento chirurgico e alla conseguente perdita di peso invece si assiste ad un aumento del 23% della disponibilità del recettore MOR. Quindi da ciò si evince come i cambiamenti del peso corporeo abbiano un ruolo importante nel modificare la disponibilità del recettore MOR, normalizzandone i livelli rispetto alle fase preoperatoria.
In particolare i ricercatori, sulla base del fatto che il sistema oppioidergico è implicato nelle sensazioni piacevoli mediate dall’assunzione di cibo, suggeriscono che le persone obese tendono a mangiare molto proprio per ottenere questo tipo di sensazioni e che l’alimentazione eccessiva, sovrastimolando il recettore MOR, ne causerebbe un abbassamento dei livelli.
Quello che si instaura è quindi un circolo vizioso per cui il mangiare in modo eccessivo diminuisce la disponibilità del recettore MOR, favorendo di conseguenza anche la diminuzione del piacere legato ai pasti, ciò porterebbe le persone a mangiare ancora di più proprio per provare queste sensazioni piacevoli, tuttavia l’eccesso nell’assunzione di cibo sopprime l’attività del sistema oppioidergico, così come accade ai circuiti dopaminergici in seguito all’abuso prolungato di cocaina e anfetamina.
Un altro risultato importante riguarda il fatto che il dimagrimento non influenza i livelli del recettore dopaminergico D2 , suggerendo la complessità del ruolo svolto dalla dopamina nella condizione dell’obesità. Infatti, benché in questo studio non si sia rilevata alcuna alterazione del sistema dopaminergico in seguito all’intervento bariatrico, altre ricerche condotte sia su uomini che su animali hanno chiaramente mostrato il ruolo del sistema dopaminergico nei processi legati all’alimentazione e all’obesità, per cui si può dire che ad avere un peso rilevante nella modulazione dei circuiti neurali della ricompensa siano in realtà le interazioni tra il recettore D2 e il recettore MOR.
Si è osservato anche che operare un confronto preciso tra l’obesità e le dipendenze da sostanze sulla base del fatto che le due condizioni sono mediate da meccanismi cerebrali simili rappresenta un tentativo troppo semplicistico, piuttosto quello che si evince dallo studio presente e da quelli precedenti è che l’obesità presenta delle basi neurobiologiche uniche.
In conclusione, nonostante i limiti che caratterizzano la ricerca, come il fatto di aver considerato solo soggetti femminili rendendo difficile la generalizzazione dei risultati nel caso di pazienti uomini, essa ha permesso di osservare come il sistema oppioidergico rappresenti un buon obiettivo per il trattamento farmacologico dell’obesità.