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Due partite (film, 2008): la femminilità a confronto tra 2 generazioni

Con il film Due partite del 2008, il regista Enzo Monteleone ha voluto trasporre nella dimensione cinematografica il testo teatrale di Cristina Comencini.

Di Rossana Piron

Pubblicato il 02 Set. 2015

RUBRICA I CONSIGLI PER L’ESTATE DI LIBRI E FILM – Due partite (Nr. 04)

 

REGIA: Enzo Monteleone

ANNO DI USCITA: 2008

TEMI PSICOLOGICI TRATTATI: femminilità, emancipazione della donna, maternità, relazioni di coppia, rapporto madre-figlia

TRAMA:

Con il film Due partite del 2008, il regista Enzo Monteleone ha voluto trasporre nella dimensione cinematografica il testo teatrale di Cristina Comencini.

Il film è diviso in due parti, tutte al femminile: nella prima parte, ambientata negli anni ‘60, quattro madri si incontrano ogni giovedì pomeriggio con la scusa di una partita a carte, in realtà trascorrono il tempo a confrontarsi su diverse tematiche, come il matrimonio, la cura dei figli, i bisogni frustrati a scapito della famiglia, gli amori nascosti e i segreti di un passato lontano. Tutta la prima parte ha un’unica ambientazione, richiamando l’atmosfera della pièce teatrale. Grazie all’immutabilità dell’ambiente i dialoghi assumono una posizione centrale, così come le caratteristiche delle personalità delle protagoniste.

 

CONTINUA DOPO IL VIDEO DEL TRAILER:

Beatrice (Elena Ferrari) è la figura più ingenua e sognatrice del gruppo, ama la lettura e idealizza in modo romantico il marito, che invece di parlarle le scrive dei biglietti. Claudia (Marina Massironi) rappresenta la donna perfetta per la società medio-borghese dell’epoca, attenta al decoro e all’immagine sociale, e a mantenere in piedi un matrimonio con un marito fedifrago. Gabriella (Margherita Buy) è una donna che ha abbandonato il proprio talento per tutelare la carriera del marito e la crescita di sua figlia, è quindi in costante lotta con se stessa, divisa tra l’amore per la famiglia e il rimpianto di sogni mai realizzati. Infine c’è Sofia (Claudia Cortellesi), donna cinica e aspra, ammette l’infelicità coniugale che cerca di alleviare con una relazione clandestina.

I dialoghi sono incalzanti, accesi, fino a diventare taglienti, esprimono rabbia verso una società in cui non c’è spazio per gli interessi e le aspirazioni delle donne. Emerge il dolore, la frustrazione e la rabbia taciuta, alla quale solo Sofia avrà il coraggio di dar voce, in un indimenticabile monologo di Paola Cortellesi.

CONTINUA DOPO IL VIDEO DEL MONOLOGO:

 

Nel frattempo, le loro quattro figlie sono in un’altra stanza a giocare, non compaiono mai di fronte alla telecamera, se non trent’anni dopo, per il funerale di una delle madri. Da qui inizia la parte più dinamica del film, la seconda. Le quattro giovani donne si ritrovano attorno a un tavolo, ora davanti a una tazza di thè, e si confrontano a loro volta su temi appartenenti alla società in cui vivono: i ritmi di vita incalzanti, i problemi coniugali, le ambizioni professionali e il bisogno di maternità.

Pur avendo abbandonato i pizzi e i merletti degli anni ‘60, i simili tratti di personalità metteranno le giovani donne di fronte agli stessi schemi di comportamento e allo stesso modo di affrontare gli eventi di vita delle loro madri. Dal punto di vista psicologico, questo è l’aspetto più interessante del film.

E’ una commedia leggera ma raffinata, che affronta il tema della femminilità in due epoche diverse, i mutamenti del ruolo sociale della donna e il tema complesso del rapporto madre-figlia.

 

 

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Rossana Piron
Rossana Piron

Tecnico di Riabilitazione Psichiatrica, Psicologa clinica

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