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Il catalogo dei seminatori: Il codardo parte II – Tracce del Tradimento Nr. 22

Il codardo se ne va ma vuole rimanere nel cuore dell’altro; vuole la sua libertà ma non quella altrui. Il suo esibito altruismo cela un egoismo assoluto.

Di Roberto Lorenzini, Sandra Sassaroli

Pubblicato il 11 Set. 2015

RUBRICA TRACCE DEL TRADIMENTOXXII: il catalogo dei seminatori: il codardo parte II

 

Perché il codardo non riesce a dire cosa vuole? Egli pensa che se esprimesse i suoi bisogni, e in particolare i desideri di una maggiore distanza dal partner, di una maggiore area di libertà, l’altro potrebbe soffrire e giudicarlo cattivo ed insensibile.

Questo pensiero lo costringe a stare nel rapporto e gli fa percepire il rapporto stesso come soffocante, aumentando la colpevole -ai suoi occhi- voglia di fuga. Al contrario il non esprimere i suoi bisogni e uniformarsi a quelli dell’altro mettendosi a sua totale disposizione, se da un lato lo sacrifica, dall’altro gli da un senso di superiorità morale: è sempre lui che si immola per gli altri. Paradossalmente il risultato di questo tentativo di non far soffrire gli altri esita in una sofferenza diffusa e crescente di tutti: soffre il coniuge, soffre l’amante e soffre lo stesso codardo. La sofferenza di tutti è direttamente proporzionale al tempo che trascorrerà prima dell’esito che sarà comunque qualcun altro a decidere, certamente non lui.

Il suo motto sembra essere: Fate di me ciò che volete ma non chiedetemi cosa voglio! Io voglio ciò che voi volete che io voglia, la sua linea del Piave è la decisione: non la oltrepasserà mai. Decidere è un atto che comporta dei rischi, potrebbe sbagliarsi, potrebbe pentirsi, l’altro potrebbe prenderla male, non sa bene quale sia poi la scelta sensata, ha voglia di una cosa ma poi pensa a cosa perde e il suo desiderio si confonde. Poiché lo scopo del lasciar tracce è segnalare all’altro che vuole interromper il rapporto, se l’altro non capisce il volume del segnale viene costantemente aumentato creando situazioni sempre più esplicite e dolorose.

Se il partner appartiene alla categoria dei creduloni che fanno di tutto pur di non prendere atto della situazione e di non interrompere il rapporto e dunque non vede quello che è evidente a tutti gli altri, il codardo arriva a fare cose sempre più sfacciate e ad aumentare il livello delle provocazioni. Il pubblico di amici e parenti finisce per condannarlo apertamente per il modo quasi crudele e offensivo con cui tratta il partner: la colpa che voleva evitare gli viene esplicitamente attribuita. Non solo semina tracce imbarazzanti, ma quando gli vengono chieste spiegazioni del suo comportamento risponde al partner in modo evasivo: non ammette e non smentisce decisamente o se lo fa, lo fa in modo poco convinto: non vuole dire la verità, ma vuole che l’altro la capisca da solo.

La tappa intermedia a cui punta prima della fine del rapporto è una definizione del tipo: non c’è un altro (o se c’è è poco importante), il problema è che il nostro rapporto è in crisi. In questo modo egli pensa di non arrecare sofferenza all’altro dicendogli che gli preferisce un altro: tu vai bene, siamo noi che non funzioniamo. Questa posizione gli permette anche di tornare indietro sulle sue decisioni e gli lascia una porta aperta. La conclusione ideale per il codardo è una chiusura del rapporto che immagina avvenire quasi in perfetta concordia o addirittura con i ringraziamenti dell’altro. Il messaggio che goffamente tenta di far passare, spesso suscitando le ire dell’altro è Ti lascio per il tuo bene, perché non so amare e non ti merito; tu devi avere molto di più. Quanto sarebbe più facile, invece, per l’altro farsi una ragione di ciò che succede se il buon samaritano dicesse chiaramente: sto pensando al mio bene e non al tuo e tu non mi piaci più.

Non è facile distaccarsi da qualcuno che ancora si ama e che ti racconta di fare per te un gesto di altruismo estremo allontanandosi per il tuo bene e dichiarandoti mentre se ne va quanto ti ama: il codardo se ne va tentando di lasciare una buona immagine di se, tenendosi aperta la via del ritorno, impedendo all’altro di prendere le distanze, di criticarlo, di essere arrabbiato. L’altro quasi dovrebbe essere grato al suo carnefice e mentre gli taglia la testa ringraziarlo perché sta per liberarlo di ogni futuro mal di testa. Il codardo se ne va ma vuole rimanere indelebilmente nel cuore dell’altro; vuole la libertà ma non vuole lasciare libero l’altro. Il suo esibito altruismo cela un egoismo assoluto.

Alberto e Simona stavano insieme da sette anni ed erano sposati da tre. Lei aveva iniziato a tradirlo con un collega di lavoro non appena avevano deciso di sposarsi e non sapeva darsene una spiegazione se non che l’altro, un certo Oreste, aveva mostrato interesse per lei e le sembrava scortese mostrarsi scostante. Anche la decisione del matrimonio era stata presa su sollecitazione di Alberto. Simona si trovava nelle situazioni che gli altri creavano, ne era spettatrice o al massimo attrice ma mai regista. Quando parlava di Alberto ne diceva tutto il bene possibile, lo descriveva come un marito ideale, premuroso e attento. Tutto tra loro andava bene ed il fatto di avere una relazione con Oreste sembrava del tutto estraneo al loro menage familiare, come fare un corso di ikebana. I suoi genitori e i suoceri spingevano per una gravidanza che lei riteneva una cosa da fare prima o poi e proprio in contemporanea all’aumentare di queste pressioni, si moltiplicarono i segni evidenti del tradimento.

Le tracce erano così evidenti e inequivocabili che gli amici più cari della coppia avevano cercato di parlarle ma lei negava continuando ad affermare che il matrimonio era perfetto. Oreste era quasi entrato stabilmente in casa con la scusa di lavorare con Simona e spesso rimaneva a cena e talvolta trascorreva con loro anche i fine settimana, essendo scapolo. Alberto iniziò a confidarsi con Oreste circa quello che avvertiva come un progressivo allontanamento di Simona e trovò dall’altra parte un amico attento e comprensivo. Alberto diceva quanto si rendesse conto di non essere in grado di dargli la felicità a motivo della sua radicale incapacità di amare e che gli era grata per quanto lui aveva saputo darle in tutti questi anni. A sua volta Simona diceva a Oreste che si sentiva lacerata dai sensi di colpa per quanto aveva fatto e che non sarebbe mai potuta essere felice se avesse fatto soffrire così tanto quel sant’uomo di Alberto e così, dopo avergli strappato la promessa solenne di non dire mai nulla della loro storia, se ne andò lasciandoli entrambi con un palmo di naso. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato.

 

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Sandra Sassaroli

Presidente Gruppo Studi Cognitivi, Direttore del Dipartimento di Psicologia e Professore Onorario presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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