Un maggior consumo di caffeina diminuirebbe la probabilità di sviluppo di depressione e preverrebbe le alterazioni cerebrali stress indotte.
Un recente studio condotto presso l’Università di Coimbra in Portogallo, ha messo in luce la relazione esistente tra l’assunzione di caffeina e lo stress cronico. Un maggior consumo di caffeina diminuirebbe la probabilità di sviluppo di depressione e preverrebbe le alterazioni cerebrali stress indotte.
È noto che lo stress rappresenti un importante fattore di rischio per lo sviluppo di conseguenze cognitive, emotive, fisiche e comportamentali negative, come depressione, perdita di memoria e di concentrazione. In particolare la ricerca, pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), fornisce nuove conoscenze sui meccanismi molecolari alla base della correlazione tra consumo di caffeina e disturbi psichiatrici.
Le molecole di caffeina agiscono legandosi principalmente ai recettori dell’adenosina e bloccandoli. La ricercatrice Manuella P. Kaster e colleghi hanno osservato il comportamento dei topi sottoposti a situazioni stressanti, che includevano letto umido, la condivisione dello spazio di vita con gli altri, la privazione di acqua e cibo, bagni freddi e gabbie inclinate a 45 °; è emerso che lo stress altera sia il comportamento che le sinapsi, molte delle quali appaiono atrofizzate, soprattutto nell’ippocampo, regione preposta al consolidamento della memoria e all’inibizione comportamentale. I circuiti ippocampali infatti sono ricchi di recettori dell’adenosina.
Lo studio ha previsto il coinvolgimento di due ulteriori gruppi di topi (sottoposi alle stesse situazioni stressanti del primo gruppo): uno geneticamente modificato in modo che i neuroni non esprimessero i recettori dell’adenosina, l’altro di topi normali in cui tali recettori erano stati bloccati farmacologicamente.
Bloccando il funzionamento dell’adenosina in condizioni di stress cronico nei topi e somministrando loro caffeina, si è osservato come questi avessero migliori prestazioni di memoria e sinapsi meno atrofizzate rispetto al gruppo di topi stressati ma non trattati con la caffeina.
L’assunzione di caffeina potrebbe essere un tentativo inconsapevole di questi animali di auto-medicarsi, allentando la tensione e riducendo l’incidenza di depressione.
Potrebbe, in tal modo, essere spiegata la necessità impellente di caffeina da parte di chi è sottoposto a condizioni continue di stress; inoltre questa scoperta potrebbe aprire la strada a un nuovo possibile approccio alla terapia dei disturbi dell’umore e della memoria dovuti allo stress cronico.
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BIBLIOGRAFIA:
- Kaster, M. P., Machado, N. J., Silva, H. B., Nunes, A., Ardais, A. P., Santana, M., … & Cunha, R. A. (2015). Caffeine acts through neuronal adenosine A2A receptors to prevent mood and memory dysfunction triggered by chronic stress. Proceedings of the National Academy of Sciences, 112(25), 7833-7838.