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Fondamenti per l’interpretazione del MMPI-2 e del MMPI-A – Recensione

Il volume si propone come ausilio per il clinico che intende utilizzare il test con raccomandazioni rivolte a somministrazione, scoring e interpretazione.

Di Angela Niro

Pubblicato il 01 Lug. 2015

Aggiornato il 13 Apr. 2016 11:45

 

Un viaggio di 450 pagine in quindici capitoli che affronta gli aspetti più importanti legati alla somministrazione, allo scoring e all’interpretazione dello strumento per l’assessment psicologico più usato al mondo. Un testo tanto valido quanto utile attraverso cui s’impara a conoscere e apprezzare lo strumento.

Fondamenti per l’interpretazione del MMPI-2 e del MMPI-A pubblicato da James N. Butcher e Carolyn L. Williams è una guida preziosa all’uso del Minnesota Multiphasic Personality Inventory. La sua pubblicazione ha costituito una testimonianza concreta del decennale progetto di ricerca rivolto alla sua ristandardizzazione.

Un viaggio di 450 pagine in quindici capitoli che affronta gli aspetti più importanti legati alla somministrazione, allo scoring e all’interpretazione dello strumento per l’assessment psicologico più usato al mondo. Un testo tanto valido quanto utile attraverso cui s’impara a conoscere e apprezzare lo strumento.

Gli autori forniscono un’illustrazione pulita e coerente che parte dagli albori della sua nascita nel servizio psichiatrico del Minnesota e non trascura le difficoltà della sua costruzione e applicabilità, per poi introdurre una riflessione sul suo diffusissimo impiego, in medicina generale, nelle scuole, in ambito di selezione, per ricerche di tipo psichiatrico e psicologico.

Era davvero necessario un passo di adeguamento al futuro, si pensi al campione normativo di contadini bianchi di ceto medio del Minnesota su cui era stato costruito, alla nosologia krapeliana e agli item datati, che conservasse tuttavia la sua originalità. L’impegno di un comitato di esperti come Butcher, W. Grant Dahlstrom, Johnn R. Graham e Auke hanno reso questo progresso possibile, attraverso l’introduzione di nuove scale rispondenti a nuovi problemi e utilizzando punti T uniformi che potessero essere equivalenti ai valori percentili delle scale.

Nel tempo l’attenzione riservata alla sua applicabilità, non poteva che crescere fino a rendere possibile la produzione di diverse tipologie quali, carta e matita con copertina morbida e rigida, adatta dove non ci sono supporti, su audiocassetta per coloro che hanno problemi di vista, lettura o impedimenti fisici, computerizzata che riduce il tempo di compilazione.

Il volume si propone come valido e prezioso ausilio per il clinico che intende utilizzare questo inventario con diverse raccomandazioni rivolte alla sua somministrazione, scoring e interpretazione. Si consiglia un setting controllato, un atteggiamento serio e il rispetto della riservatezza. Con gli adolescenti si sostiene l’importanza di verificare che siano collaborativi, abbiano compreso il testo e l’ampia disponibilità di tempo, di fornire intervalli e rinforzi.

Il passo successivo che corrisponde all’elaborazione del test può essere compiuto ricorrendo a griglie trasparenti applicate sul test, o preferendo la modalità computerizzata.

Le norme di questo questionario si basano su una trasformazione lineare di punti T con media 50 e deviazione standard 10, indicati in punti T uniformi. L’intervallo clinico è definito da un punto T uguale o superiore a 65 che corrisponde al 92° percentile per le 8 scale cliniche e per le scale di contenuto.

Per la valutazione della validità del protocollo l’attenzione deve ricadere sulle misure di validità. Più precisamente ciò che il soggetto è o vorrebbe farci credere è affrontato dagli autori attraverso una rassegna completa e attenta delle scale di validità Lie, Frequency, Superlative, Correction.

La prima fornisce informazioni sulla tendenza del soggetto a difendersi dal test, pertanto quando il punto T ha un’elevazione uguale o superiore a 65, il profilo non è più valido, la presentazione del soggetto appare come troppo virtuosa. Viceversa la seconda invalida il profilo quando si eleva a 110 e suggerisce che il soggetto sta esagerando i propri problemi. La scala S indaga se il soggetto si sta presentando sotto una luce eccessivamente positiva, quando il punteggio è uguale o superiore a 65 e per finire la scala K informa il clinico se il soggetto sta tentando di negare i propri problemi.

Terminata questa prima fase è importante valutare i punteggi del soggetto nelle scale cliniche, esse misurano rispettivamente l’ipocondria, la depressione, il disturbo di conversione, la deviazione psicopatica, la mascolinità e femminilità, la paranoia, la psicoastenia, la schizofrenia e l’ipomania.

La scala della mascolinità e femminilità e la scala dell’introversione sociale forniscono informazioni rilevanti sia nel caso di elevazione, sia di punteggio molto basso. La prima fu costruita per identificare la tendenza verso interessi femminili e maschili, ed è influenzata dallo stato socio-economico e culturale, punteggi estremi (70 o superiori) possono riferirsi a persone insicure nel ruolo maschile o femminile, punteggi estremamente bassi, informano su dubbi circa la loro mascolinità e femminilità e sull’abilità intellettuale limitata. Nella seconda gli alti punteggi valutano l’introversione sociale e i bassi l’estroversione sociale.

Ognuna di queste scale è costituita da sottogruppi di item raggruppati per contenuto che formano le scale Harris Lingoes che forniscono informazioni aggiuntive sull’elevazione riscontrabile in ciascuna scala.

Oltre che all’interpretazione scala per scala si può ricorrere all’interpretazione per codici, essa si riferisce ai punteggi più elevati delle scale cliniche collocate in ordine secondo la loro elevazione. È possibile riscontrare un codice a una sola punta, a due punte, due scale cliniche hanno un punteggio uguale o superiore a 65, a tre punte e quello a quattro punte che è piuttosto raro. Nel testo si dedica un ampio spazio ai più comuni codici riscontrati nei setting clinici e alla loro importanza per la diagnosi.

Un altro importante contributo alla comprensione dell’elevazione delle scale cliniche è offerto dalle scale di contenuto, che forniscono informazioni sulla personalità e su ciò che il soggetto riconosce di provare. Le prime sei scale, ANX (ansia), FRS (Paure), OBS (Ossessioni), DEP (Depressione), HEA (preoccupazioni per la salute), BIZ (ideazione bizzarra) misurano sintomi, preoccupazioni e percezioni particolari provate dalla persona. Le successive quattro scale, ANG (rabbia), CIN (cinismo), ASP (comportamenti antisociali) e TPA (tipo A) rilevano la capacità di controllare il comportamento e l’espressione delle emozioni. Un ulteriore gruppo di scale supplementari raccoglie informazioni su disturbi da abuso di alcol, droghe, disagio coniugale e ostilità.

Per procedere alla stesura di un profilo mediante una relazione gli autori raccomandano di interrogarsi sull’atteggiamento di risposta al test, i sintomi, e così via in modo da costruire un quadro coerente della personalità del soggetto e della necessità di un trattamento.

La seconda sezione del test conduce il lettore alla conoscenza del MMPI costruito appositamente per gli adolescenti. Ancora una volta una descrizione onesta di potenzialità e limiti della sua introduzione e diffusione. Il MMPI-A nasce per studiare la predisposizione giovanile alla delinquenza. La prima ricerca in tale ambito è da attribuire a Dora Capwell, in seguito a questa fu condotto un imponente studio su 15.300 scolari provenienti dal Minnesota, che dimostrò la validità dello strumento. Dalla somministrazione del MMPI e MMPI-A emersero importanti differenze tra adulti e adolescenti. Gli adolescenti per esempio manifestano un tipo di risposta più emotivo, inoltre prediligono il divertimento rispetto alle attività intellettuali. La validità di un profilo può essere indagata ricorrendo a sei misure raggruppabili in due categorie, che si riferiscono all’atteggiamento difensivo e stile di risposta e allo stile di risposta esagerato e a caso. Come per il MMPI per adulti si procede a valutare le scale di base, di contenuto e supplementari.

Un merito particolare deve essere riconosciuto alle qualità di questo testo, per indicarne alcune, una ricca raccolta d’informazioni, tabelle di rapida lettura e il riferimento a casi clinici, che lo rendono un indispensabile strumento per il clinico interessato a indagare problematiche e comportamenti disadattavi, compiere previsioni e individuare caratteristiche strutturali della personalità attraverso il questionario autodescrittivo più conosciuto al mondo.

 

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BIBLIOGRAFIA:

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