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Perchè lasciare tracce? – Tracce del Tradimento Nr. 14

La caratteristica distintiva del tradimento è l’essere segreto; se si avvisa il partner di avere un'altra relazione non ci sono gli estremi del tradimento.

Di Roberto Lorenzini, Sandra Sassaroli

Pubblicato il 19 Giu. 2015

RUBRICA TRACCE DEL TRADIMENTO – XIV: Perchè lasciare tracce?

Vogliamo ripeterci: come abbiamo già scritto troppe volte, in questa serie di articoli vogliamo chiederci come mai una persona che tradisce non sia sufficientemente attenta a che il tradimento resti effettivamente tale e dunque segreto.

Caratteristica distintiva del tradimento è proprio l’essere segreto; se vado con un’altra avvisando di ciò il mio partner non ci sono gli estremi del tradimento, manca l’elemento essenziale dell’inganno che sottrae intimità e confidenza alla coppia iniziale.

Sto tradendo finché inganno, perché è in quell’avere una verità dalla quale l’altro è escluso che sta il vero allontanamento tra i due; subito da uno dei due, provocato dall’altro. Nel momento in cui confesso il tradimento stesso finisce, la vicinanza, per quanto dolorosa è ristabilita; la vittima torna ad essere il punto di riferimento, smette di essere l’escluso sia che si ricerchi la sua comprensione, sia che lo si voglia far soffrire esibendo la passione per un altro. Lasciar tracce del proprio tradimento, qualora l’intenzione sia di farle scoprire, vuol dire mettere fine al tradimento stesso, riaprire una comunicazione interrotta, ridare importanza a chi fino a quel momento era trascurato.

La signora Clara era donna raffinata ed integerrima, madre e moglie perfetta, che giunta alla soglia dei quarant’anni poteva dirsi con orgoglio di aver vissuto esclusivamente per la felicità del suo amato Giovanni e dei suoi figli. La prima ad essere sorpresa del suo affetto (all’inizio preferiva chiamarlo così piuttosto che amore o passione) per il più giovane Carlo, architetto che aveva ristrutturato la casa di campagna, fu proprio lei. Terminato il periodo degli ammiccamenti, delle intese sottili, degli sguardi che tanta dolce apprensione provocano nell’animo, i due iniziarono a vedersi con regolarità. Non passò più di una settimana che Clara si rese perfettamente conto che stava, ne più ne meno, seguendo la strada delle sue amiche che ravvivavano la loro noiosa esistenza matrimoniale con un amante. Solo il pensiero di ciò le dava i brividi: per prima cosa lei amava suo marito, in secondo luogo era stata sempre sincera con lui e non aveva nessuna intenzione di iniziare a mentirgli, per ultimo avvertiva chiaramente che i due rapporti, per quanto entrambi profondi e impegnativi, erano altresì del tutto compatibili.

Risolse così di parlare la sera stessa al marito, si sentì immediatamente più sollevata e si mise a fantasticare sulle possibili reazioni del suo amato Giovanni. Giovanni, appunto, fu estremamente comprensivo ed attento (fino al punto da spegnere col telecomando il televisore) mentre lei narrava la sua breve storia e gioiva nel vederla sempre più rasserenata quanto più il racconto procedeva ed il suo animo andava svuotandosi di quel segreto che le procurava un doloroso senso di colpa.

Al termine le disse di apprezzare la sua sincerità, di fidarsi completamente di lei e le fece capire che non voleva in alcun modo che ponesse brusca fine alla sua relazione con Carlo.
Il giorno dopo Clara aspettando che il suo Carlo uscisse dallo studio non stava più nella pelle, non vedeva l’ora di raccontargli il colloquio chiarificatore avuto con il marito, la sua comprensione, la loro reciproca stima, la profondità del loro rapporto. In un remoto angolo del suo animo sentiva di aver tradito Carlo con suo marito la sera prima e voleva che lui lo sapesse.

Passeggiarono sul lungotevere in quell’ora tenerissima che accompagna il tramonto; Clara non smise mai di parlare per due ore e sentì di aver di nuovo messo al posto giusto Carlo. Ora era lui il punto di riferimento, colui con il quale non c’erano segreti.
Purtroppo la sera stessa ritenne opportuno comunicare al marito che aveva detto a Carlo che la sera prima aveva parlato chiaramente con lui della loro relazione. Ora si che poteva sentirsi a posto: sincera fino in fondo.
Erano passate da poco le tre di notte e il notturno era arrivato per la sesta volta sotto le loro persiane socchiuse e tutte e sei le volte era stato udito da Clara che non riusciva a chiudere occhio. Alle tre e tre quarti si risolse ad alzarsi; raggiunse il telefono nel salone e gonfia d’ansia chiamò il numero di Carlo.
Il giovane architetto, impastato dal sonno e ancora inconsapevole dell’ora, fu travolto dalla spiegazione di Clara che non poteva dormire al pensiero che lui non sapesse che lei aveva parlato con il marito del fatto che nel pomeriggio aveva detto a lui che aveva messo al corrente, la sera prima, il marito del loro bellissimo rapporto nascente.
Carlo cercò di tranquillizzarla, la ringrazio per aver pensato a lui (ma qui la sua voce non apparve sincera) e dopo un ultimo bacio alla cornetta cercò di riprendere il sonno bruscamente interrotto.

Stessa sorte toccò alle cinque e venti al povero marito Giovanni che fu svegliato da Clara che proprio non se la sentiva di non dirgli che aveva telefonato in piena notte a Carlo per dirgli che lo aveva messo al corrente del loro incontro pomeridiano in cui aveva detto a Carlo che la sera prima lei aveva parlato chiaramente a lui del nuovo e inaspettato rapporto.
Nei tre mesi successivi la situazione ebbe una svolta perché Carlo si trasferì a Milano per un nuovo lavoro che lo avrebbe impegnato per almeno due anni.

La vita di Clara divenne un inferno. Per lo più dormiva sul treno. Partiva con il rapido delle 23.55 dalla Stazione Termini in una cuccetta di seconda classe ed arrivava a Milano Centrale alle 8.05 dove c’era Carlo ad aspettarla. Dopo un abbraccio lei iniziava la sua lunga spiegazione in cui doveva dirgli cosa aveva detto al marito ripercorrendo ogni volta tutti i passaggi che diventavano sempre più numerosi. Poi, finalmente serena, uscivano dalla cupa stazione, facevano colazione, lei lo accompagnava allo studio dove lo baciava per l’ultima volta alle 9.30 del mattino.

Di nuovo sola faceva un po’ di spesa per la cena, qualche panino e l’acqua minerale per il suo pranzo e poi alle 11.07 il rapido per Roma. Con la metropolitana era a casa alle 18.00 Il marito sospendeva immediatamente di leggere per ascoltare il suo racconto altrimenti non c’era tempo sufficiente per la cena, qualche parola con i figli, una rassettata alla casa e poi via di nuovo accompagnata in auto da Giovanni al rapido delle 23.55 per un’altra notte di treno.

Dopo due mesi di questa corsa la poverina era sfinita ma contenta di essere sempre sincera e leale con entrambi e di tentare in ogni modo di vivere i due rapporti profondamente e alla pari. La massima gioia la provava tra le stazioni di Firenze e Bologna quando si trovava a metà del viaggio. Il marito capì che era in gioco la salute della moglie alla quale era davvero affezionato e una sera, al termine della sua consueta spiegazione, le disse che pur apprezzando la sua sincerità, il suo cuore non reggeva ulteriormente al racconto di tutti i particolari della sua storia di amore con Carlo e proprio in nome del loro amore le chiedeva di non dirgli più alcunché. Se lei davvero lo amava doveva imbrogliarlo, nascondergli ogni cosa, fingere: solo così non sarebbe morto di crepacuore. Solo per quella sera Clara partì con il rapido delle 23.55. Da allora, sono ormai tre anni, vive, come le sue amiche, un noioso matrimonio e un buon rapporto con Carlo, il suo amante nascosto che ora vive nuovamente a Roma. E questo Giovanni non lo sa.

 

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RUBRICA TRACCE DEL TRADIMENTO

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Sandra Sassaroli
Sandra Sassaroli

Presidente Gruppo Studi Cognitivi, Direttore del Dipartimento di Psicologia e Professore Onorario presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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