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Amore e tradimento di Robin Dunbar (2013) – Recensione – Letteratura

Amore e tradimento: come nasce l'amore nelle sue sfumature, come la genetica influisce sulle scelte e le alimenta, di come l'antropologia ci influenza.

Di Francesca Fiore

Pubblicato il 04 Feb. 2014

 

 

Amore e tradimento

di Robin Dunbar

(2013) Raffaello Cortina Editore

 

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Amore e tradimento - Immagine ©: 001 (5)Amore e tradimento: uno sguardo scientifico, edito da Raffaello Cortina nella sezione scienza e idee, nel quale si parla di come nasce e si sviluppa l’amore in tutte le sue sfumature e sfaccettature, di come la genetica e i neurotrasmettitori influiscono sulle scelte e le alimentano, di come l’antropologia ci influenza.

Vi presentiamo l’ultimo libro di Robin Dunbar, il docente di antropologia dell’evoluzione all’Università di Oxford famoso per aver determinato la quantità massima di relazioni di amicizia che il cervello umano può mantenere (vedi la monografia: 150 amici). Questa volta Dunbar si cimenta nell’elaborazione di un saggio, Amore e tradimento: uno sguardo scientifico, edito da Raffaello Cortina nella sezione scienza e idee, nel quale si parla di come nasce e si sviluppa l’amore in tutte le sue sfumature e sfaccettature, di come la genetica e i neurotrasmettitori influiscono sulle scelte e le alimentano, di come l’antropologia ci influenza.

Apparentemente innamorarsi di qualcuno potrebbe risultare casuale e arbitrario, ma in realtà è un processo che può essere spiegato attraverso una serie di resoconti storici/antropologici e genetici. Eros e agape, da sempre destano l’interesse di tutti, ma spesso si è concentrati solo sulle conseguenze negative psicologiche derivanti, a scapito di capire come si costruisce una relazione partendo dall’interazione madre-bimbo, da come noi ci percepiamo e dal ruolo che svolgiamo all’interno delle relazioni.

L’evoluzione ci spinge nella mischia, perché a livello biologico non si può aspettare per trovare l’anima gemella. Così quando individuiamo una persona attraente, per alcuni aspetti che selezioniamo accuratamente, si riduce l’attività nelle aree cerebrali che ci rendono lucidi e a quel punto dobbiamo “scegliere.

Quindi, le nostre scelte derivano da veloci valutazioni di una serie di fattori che portano alla individuazione non casuale del partner. Insomma, si ha un considerevole grado di preveggenza prospettandosi anticipatamente i vantaggi da poter trarre dalla relazione. Per questo, calcoliamo perfettamente chi scegliere, sulla base di informazioni apprese alle quali non sempre prestiamo attenzione, facciamo finta di non sapere quale possano essere le conseguenze delle nostre decisioni, lasciandoci imbrogliare dal limbo della passione, amore romantico mosso verso un preciso individuo.

Solo con l’avvento di quest’ultimo siamo diventati monogami, altrimenti ci comporteremmo come gli scimpanzé: promiscui e poligami. E’ stato scoperto che il livello di poligamia nei primati è espresso dalla maggior lunghezza del quarto dito della mano rispetto al secondo dito. Noi abbiamo ancora, in effetti, l’anulare più lungo dell’indice, seppure la differenza sia decisamente minore rispetto alla mano dell’uomo di Neanderthal, siamo meno poligami di un tempo.

Quindi, possiamo dire che la monogamia comparve non più tardi di 200mila anni fa, quando la pressione dei maschi riproduttori sulle femmine diventò intollerabile e la donna sentì il bisogno di creare una situazione monogamica per difendersi da tutti gli altri uomini predatori. 
Ma avere un legame continuo e duraturo con un uomo è servito alla donna non solo per difendere se stessa, ma anche, e soprattutto, per prevenire l’infanticidio da parte di altri uomini desiderosi di accoppiarsi. 
Dunque, l’amore romantico è l’effetto collaterale di queste forti spinte evolutive, volto a difendere la relazione e la prole. Ma per ottenere alchimia in una relazione si è dovuto aspettare del tempo, perché per creare sintonia col partner era necessario avere un cervello evoluto che potesse processare un numero notevole di informazioni che permettessero di costruire all’interno di una relazione e non di cercare altrove.

Una volta conquistata la persona che ci piace, si mettono in atto comportamenti che la fanno diventare unica, distogliendo lo sguardo dagli altri, quanto più questi altri sono attraenti, perchè costituiscono una minaccia per la stabilità del rapporto di coppia, comportamento sociale evoluto.

E allora perché a un certo punto si tradisce? Sarebbe colpa di un neurotrasmettitore/ormone la vasopressina, che porta l’uomo ad essere predatore, per natura biologica. La soluzione è incanalarla in comportamenti socialmente condivisi che inducono l’uomo a diventare una “guardia del corpo” a vita per la donna e per i figli.

 

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BIBLIOGRAFIA:

 

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