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Smetto quando voglio (2014) di Sydney Sibilia

Il film, oltre ad intercettare una condizione sociale diffusa, il precariato d'eccellenza, mostra molte sfaccettature del mondo della tossicodipendenza.

Di Giada Costantini

Pubblicato il 16 Giu. 2015

Smetto quando voglio è un film del 2014 diretto da Sydney Sibilia. Il film oltre ad intercettare una condizione sociale diffusa, il precariato d’eccellenza, mostra molte sfaccettature del mondo della tossicodipendenza.

Pietro Zinni è un ricercatore universitario di 37 anni che viene licenziato dopo i tagli all’Università. Tornato a casa, non ha il coraggio di dire la verità a Giulia, la compagna con cui convive e che (paradossalmente) lavora in una comunità per tossicodipendenti. In compenso, però, ha un’idea: utilizzare un algoritmo per creare una nuova droga, tra quelle non ancora messe al bando dal ministero. La cosa in sé è legale, lo spaccio e il lucro che ne derivano no. Ma fa lo stesso, i tempi sono questi. Pietro recluta così tutti i suoi amici accademici finiti in rovina: due latinisti che lavorano come benzinai, un neurobiologo impegnato come lavapiatti in un ristorante cinese, un economista che sfrutta le sue conoscenze per giocare a poker, un antropologo che cerca di farsi assumere come sfasciacarrozze, un archeologo che assiste gli operai per gli scavi nei centri storici. Queste menti geniali vengono riunite e viene messa su una banda.

Smetto quando voglio, è la tipica espressione che chi lavora con i pazienti tossicodipendenti sente pronunciare e che sottolinea la difficoltà di questi utenti a riconoscere l’uso compulsivo della sostanza stupefacente e i comportamenti a esso associati (ad esempio lo spaccio) come problematici.

Questa banda decide di prendersi una rivincita sul sistema operando per vie non proprio legali. Lo scopo è fare i soldi e vedersi restituita un briciolo di dignità. Le cose poi prendono un’altra piega! Il loro piano è di sintetizzare una nuova droga ancora non catalogata dal Ministero della Salute.

 

È quello che succede oggi con le cosiddette droghe sintetiche. Queste droghe di ultima generazione sono droghe furbe: non perseguibili dalla legge in quanto non presenti come tali nelle tabelle legislative delle corrispondenti leggi che proibiscono l’uso di sostanze stupefacenti e psicotrope. In natura esistono moltissime molecole, di cui spesso gli studiosi della materia sanno poco o nulla, lasciando a chi le commercia un buon margine di tempo prima che vengano effettuate ricerche mediche che ne studiano gli effetti e che possano farle dichiarare illegali.

Gli smart shops propongono lo sballo con prodotti naturali rispetto alle droghe più comunemente utilizzate per tirarsi su. L’effetto stimolante-eccitante che producono è però grave: l’assunzione di queste sostanze, capaci di provocare elevata dipendenza psicofisica, può provocare problematiche psichiatriche di vario tipo correlate a diversi disturbi d’organo (soprattutto renali, cardiaci e respiratori) generalmente aggravati dal contestuale uso di alcolici.

Ma se il piano di Pietro e i suoi complici all’inizio doveva essere un modo per guadagnarci qualcosa, poi le pasticche prodotte avventurosamente hanno un immediato successo nei locali notturni romani. L’idea è più che brillante ed in men che non si dica il giro d’affari diventa enorme, fino ad arrivare all’alta società romana, fatta di conti e numeri telefonici esteri. Le loro vite private mutano così come il loro standard di vita, finché non si imbattono nel malavitoso di turno. Abbagliata dai soldi facili, la banda dei sette punta più in alto, avvicinandosi pericolosamente al giro della corruzione politica e dello spaccio della droga.

Così, se all’inizio si ha la percezione di poter gestire la sostanza, più tardi si è disposti a tutto.

Messi alle strette da un mafioso di quartiere, per procurarsi le sostanze di base rapinano una farmacia, ma vengono arrestati. Pietro si assume tutte le colpe e finisce in carcere, i suoi compagni ritornano alla loro condizione di sottoccupati accettando i lavori più umilianti.

Una commedia italiana che tra battute e scene stravaganti infonde una comicità amara: tutte storie vere che, per quanto paradossali, superano la fantasia.

 

 

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