La seconda giornata del convegno: “Dipendenze. Innovazioni per dirigenti e operatori”, inizia con due sessioni mattutine di workshop. Nella prima sessione i partecipanti avevano la possibilità di optare per uno dei tre seguenti workshop:
“Ho tutto sotto controllo: affrontare la dipendenza da cocaina” (con Antonia Cinquegrana, Claudia Passudetti e Mauro Cibin)
“Le dipendenze di fronte alla legge. Sanzioni amministrative, prevenzione della carcerazione, detenzione” (con Fabio Ferrari, Francesco Scopelliti, Felice Nava e Maria Alessandra Giribaldi)
“Supereroi fragili: adolescenti e dipendenze” (con Stefano Vicari, Maria Antonella Costantino e Emanuela Rivela)
Il workshop “Supereroi fragili: adolescenti e dipendenze”, al quale ho partecipato, è stato molto coinvolgente e caratterizzato da una nota di interattività tra relatori ed uditori.
Stefano Vicari (U.O. NPI, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma) ribadisce come l’adolescenza sia un’ età critica per l’abuso di sostanze. Esistono dei fattori di protezione e di rischio per le dipendenze in età adolescenziale. Tra i fattori di protezione ne troviamo di ambientali (famiglia stabile e accogliente, buon uso del tempo libero, buon rendimento scolastico, presenza di regole) e di psicologici (buon insight, strategie di coping adeguate, buon autocontrollo percepito, assenza di disturbi psichiatrici). Tra i fattori di rischio ambientali vi è in generale l’atteggiamento dei pari e dei fratelli e la mancanza di supervisione genitoriale; mentre tra i fattori di rischio psicologici spicca la presenza di disturbi psichiatrici. Vi è infatti un’alta comorbilità tra sostanze e disturbi psichiatrici: l’uso della sostanza può essere antecedente e quindi determinare la comparsa di un disturbo, oppure la sostanza può essere usata come automedicazione dal disturbo. Per questo motivo in questi casi è auspicabile e consigliabile una combinazione di interventi psicosociali e farmacologici, senza prescindere dal trattamento dell’uso di sostanze che dev’essere simultaneo e non sequenziale al trattamento del disturbo psichiatrico.
Successivamente interviene Maria Antonella Costantino (UONPIA, Policlinico di Milano) con una gran mole di dati e di numeri a favore dell’ipotesi che i destinatari degli interventi, soprattutto gli adolescenti, sono un’utenza in rapida trasformazione; i disturbi sono sempre più complessi e ad elevato impatto sociale e quindi richiedono nuove modalità di risposta ai loro bisogni, tanto più da ottimizzare in condizioni di crisi economica. La relatrice denuncia la necessità di nuove modalità di lavoro che siano multidimensionali, con modelli compatibili e cambiamenti di paradigma che riflettano la situazione attuale in continua evoluzione, e che siano conseguenza di un pensiero innovativo centrato sui moltiplicatori di salute piuttosto che sulla patologia in sè.
Per ultima Emanuela Rivela (Servizio Adolescenti, Dip. Dipendenze Torino 2) cerca di fare il punto sul motivo per il quale i ragazzi usano e sulla tipologia di consumo dei giovani. Il consumo può avere infatti svariate funzioni (sperimentale, sociale, ecc.) che vanno indagate a fondo assieme alla frequenza dello stesso. La gravità della dipendenza tuttavia non dipende strettamente dal tipo di sostanza usata, dalla modalità o dalla frequenza, quanto dal significato che il ragazzo dà all’assunzione. La relatrice si sofferma anche sul significato che il rischio ha in adolescenza: in questo caso non deve avere una valenza totalmente negativa ma può essere considerato in positivo come “ricerca di qualcosa” e nell’ottica dello sviluppo della propria identità. Anche Emanuela Rivela denuncia una difficoltà nel trattamento di ragazzi adolescenti in quanto sarebbero necessari dei servizi specialistici per questa fascia d’età, che si adattino ai bisogni dei giovani pazienti e variando le offerte.
Anche questo workshop si conclude con un’interessante discussione durante la quale si evince che il pubblico si trova fortemente in accordo con quanto esposto dai tre relatori.
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