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Psicologia della bellezza: quanto conta esser belli nella nostra vita

L’impatto della bellezza fisica sulla nostra vita è potente: si pensi alla relazione della bellezza col benessere o col successo scolastico o lavorativo.

Di Redazione

Pubblicato il 21 Mag. 2015

Feliciana Pace

L’impatto che la bellezza fisica ha sulla nostra vita è molto potente: basti pensare alla relazione della bellezza con il benessere, con il successo scolastico o lavorativo. Queste ragioni spingono molte persone a spendere numerose energie e anche denaro per la ricerca di un aspetto fisico più gradevole.

Nonostante vi siano numerosi proverbi che sembrano compensare i difetti con delle qualità: nella botte piccola c’è il vino buono, l’abito non fa il monaco, non è tutto oro quello che luccica, ci sono altrettanti esempi che invece mantengono saldi gli stereotipi legati alla bellezza. La celebre frase la bellezza salverà il mondo, denota un ruolo della bellezza non estetico ma morale.

Non è cosa strana, visto che alla bellezza vengono associate anche altre doti; questo viene definito effetto alone della bellezza. Ad esempio, nell’antichità classica, gli artisti avevano il compito di riprodurre statue di personaggi come imperatori, condottieri, non in maniera fedele, ma idealizzata e con lo scopo di creare corpi non solo attraenti, ma esaltando anche altre doti e virtù.

È interessante notare come ciò sia evidente anche nel linguaggio quotidiano: si parla di ‘bella’ e ‘buona azione’ in maniera indifferente; anche gli aggettivi ‘piccolo’ e ‘piccolezza’ o ‘basso’ e ‘bassezza’ si riferiscono, oltre che al fisico, anche ad esempio, ad una persona con scarse qualità morali e il contrario, invece, per ‘grande’ e ‘grandezza’. Così lo stesso per ‘scherzo pesante’ associato a ‘brutto scherzo’ o ‘finezza’ utilizzato non solo come aggettivo per indicare una persona bella, ma anche in altri contesti come ‘oro fino’, ‘piatto raffinato’, ‘intelligenza fine’.

Nelle donne, rispetto agli uomini, il giudizio sulla propria bellezza appare molto severo. Questo inizia soprattutto con l’adolescenza e nello specifico quando si comincia ad avere come termine di paragone le bambole, come le moderne Winx o la Barbie che ha fatto storia, ma nello stesso tempo è stata oggetto di critica in quanto incarna un modello di bellezza non realistico.

Ad esempio, numerosi studi (Ricci, Fedeli, 2004) suggeriscono che il corpo di una donna risulta attraente se caratterizzato da giuste proporzioni tra seno e vita e vita e fianchi. L’esaltazione della vita molto stretta rispetto ai fianchi larghi risale al passato, quando le donne erano costrette ad entrare in bustini strettissimi e ad indossare gonne molto ampie sui fianchi.

Non è possibile negare l’importanza della bellezza esteriore soprattutto se si pensa al ruolo che ha per la scelta del partner e al fatto che risulta determinante durante una prima impressione, andando quindi ad influire sui rapporti interpersonali.

L’impatto che la bellezza fisica ha sulla nostra vita è molto potente. Questo lo si può riscontrare già in età precoce. Un neonato giudicato attraente, avrà più attenzioni e sarà considerato maggiormente gestibile dai genitori (Costa, Corazza, 2006); anche a scuola, i bei bambini riusciranno ad intrattenere un maggior numero di relazioni, andando ad incrementare il giudizio positivo su loro stessi (Costa, Corazza, 2006). Anche le insegnanti tenderanno a privilegiare i bambini più attraenti e avranno un giudizio positivo su di loro rispetto al rendimento scolastico (Costa, Corazza, 2006).

Non è un mistero il fatto che la bellezza rappresenti un buon predittore anche per il successo lavorativo. Sappiamo tutti ormai, dell’importanza dell’aspetto fisico ad un colloquio di lavoro e non solo: la bellezza è un indicatore importante anche durante l’intera carriera lavorativa.

Un’espressione che si sente spesso dire è ‘faccia da delinquente’: la cosa curiosa è che i lineamenti del volto possono o meno ispirare fiducia e quindi far nascere dei pregiudizi (Costa, Corazza, 2006). E non è una novità se consideriamo come la bellezza, il fascino, rappresentino delle potenti armi anche in ambito politico. Un esempio fu il dibattito televisivo per la presidenza degli Stati Uniti tra Kennedy e Nixon. Il primo parve molto più curato e sicuro di sé del secondo e questo ebbe delle conseguenze: in un sondaggio, emerse che coloro che avevano assistito al dibattito in televisione preferirono Kennedy, mentre chi lo aveva ascoltato alla radio propendeva per Nixon. Ovviamente in tutti questi casi il rischio è quello di far prevalere l’apparenza al programma politico o alla reale preparazione di un individuo.

Per tutte queste ragioni, la relazione della bellezza con il benessere, con il successo scolastico o lavorativo spinge molte persone a spendere numerose energie e anche denaro per la ricerca di un aspetto fisico più gradevole ricorrendo alla cosmetica, alle diete, all’esercizio fisico e alla chirurgia estetica.

Il rischio maggiore poi, è che a causa di criteri sia estrinseci che intrinseci, veniamo indotti a sacrificare la nostra unicità e autenticità restando ossessionati dalla ricerca di una bellezza che non esiste.

Solitamente la percezione che abbiamo di noi stessi rispetto all’aspetto esteriore non combacia con quella che gli altri hanno di noi. Spesso, nel dare un giudizio, sia su noi stessi che sugli altri, soprattutto quando non ne siamo certi, ci rifacciamo al punto di vista socialmente condiviso secondo la teoria del confronto sociale (Costa, Corazza, 2006). Questo è quello che accade anche per l’aspetto fisico, visto che ci atteniamo anche inconsapevolmente a degli standard a cui tutti aderiscono.

 

 

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