L’essere impegnati in una ricerca su internet porta i soggetti a credere di possedere effettivamente un maggior numero di informazioni frutto di una conoscenza personale dell’argomento, piuttosto che ritenere che la propria capacità di rispondere alle domande del compito sia dovuta alla possibilità di aver avuto accesso ad internet.
Cercare informazioni su internet permette alle persone di sentirsi più intelligenti. È quanto emerso da una recente ricerca condotta presso la Yale University e pubblicata su American Psychological Association. Grazie a internet è possibile avere accesso in qualsiasi momento ed in qualsiasi luogo ad ogni tipo di informazione, di trovare una risposta a qualunque domanda. Matthew Fisher, principale autore dello studio, afferma che è proprio questo il motivo che porterebbe alcuni individui a confondere le informazioni provenienti da fonti esterne con quelle invece già presenti “nella propria mente”, sovrastimando così la reale conoscenza che si ha di un certo argomento.
In una serie di 9 esperimenti, nel corso dei quali è stato reclutato un campione costituito da 152 a 302 partecipanti a seconda di ciascuna fase, è stato chiesto a ciascun soggetto di rispondere a quattro semplici domande (e.g. “Come funziona una cerniera lampo?”) e di indicare quale sito internet riportava la migliore risposta in merito. Lo stesso testo utilizzato dalla maggior parte dei partecipanti per rispondere a tali domande veniva fornito anche ai soggetti del gruppo di controllo, ai quali non era stato permesso di compiere alcuna ricerca su internet. Entrambi i gruppi venivano in seguito valutati sulla base della loro capacità di rispondere a delle domande che non avevano nulla a che fare con gli argomenti oggetto della precedente ricerca (e.g. “Perché le notti nuvolose sono più calde?”).
È così emerso che coloro che avevano potuto impegnarsi in una ricerca online ritenevano di essere più esperti e di avere a disposizione un maggior numero di informazioni rispetto ai soggetti del gruppo di controllo, anche quando l’argomento della ricerca non riguardava le successive domande a cui era chiesto loro di rispondere.
Un risultato che ha molto sorpreso i ricercatori è stato, inoltre, che questi soggetti avevano un’esagerata sovrastima delle proprie conoscenze anche quando nel corso della loro ricerca sul web non erano riusciti a recuperare le informazioni richieste perché si trattava di domande molto difficili oppure perché erano stati applicati dei filtri particolari alla ricerca su Google che avevano impedito di trovare la risposta desiderata. Tali soggetti affermavano, inoltre, di avere una maggiore attivazione a livello cerebrale rispetto a coloro che facevano parte del gruppo di controllo, scegliendo immagini di risonanza magnetica funzionale che mostravano un maggiore livello di attivazione come corrispondenti alle immagini del proprio cervello.
È quindi possibile concludere che l’essere impegnati in una ricerca su internet porti i soggetti a credere di possedere effettivamente un maggior numero di informazioni frutto di una conoscenza personale dell’argomento, piuttosto che ritenere che la propria capacità di rispondere alle domande del compito sia dovuta alla possibilità di aver avuto accesso ad internet.
Non si tratta della sola possibilità in sé di aver accesso a internet ad alimentare questa sovrastima delle proprie conoscenze personali in quanto, quando ai partecipanti veniva dato direttamente un indirizzo web al quale reperire le informazioni richieste, non riportavano livelli più alti di conoscenza personale rispetto al gruppo di controllo, ma della possibilità di essere impegnati in un’attività di ricerca attiva.
ARTICOLO CONSIGLIATO:
Internet addiction: quando cinque minuti diventano alcune ore
BIBLIOGRAFIA:
- Fisher, M., Goddu, M.K., & Keil, F.C. (2015). Searching for Explanations: How the Internet Inflates Estimates of Internal Knowledge. Journal of Experimental Psychology: General. Advance online publication. http://dx.doi.org/10.1037/xge0000070. DOWNLOAD