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Confidare in Dio rende più imprudenti?

Chi crede nella provvidenza divina potrebbe essere più disposto a prendere rischi perché fiducioso in un Dio che lo protegge dalle conseguenze negative.

Di Valentina Chirico

Pubblicato il 13 Mar. 2015

FLASH NEWS

Uno studio pubblicato su Psychological Science prova a spiegare come la presenza di continui riferimenti a Dio possa influenzare le scelte individuali e come coloro che credono nella provvidenza divina siano più disposti a prendere rischi perché fiduciosi in un Dio che li proteggerà da eventuali conseguenze negative.

La fede è un buon alleato per superare situazioni difficili: avere fiducia che Qualcuno abbia dei piani per tutti dà significato agli eventi e aiuta ad avere maggiori speranze e un pensiero più positivo per il futuro. Ma se tutta questa fiducia rendesse anche meno cauti?

È quanto sostiene uno studio pubblicato su Psychological Science che prova a spiegare come la presenza di continui riferimenti a Dio possa influenzare le scelte individuali e che coloro che credono nella provvidenza divina siano più disposti a prendere rischi perché sono fiduciosi del fatto che Dio li proteggerà da eventuali conseguenze negative.

Sembrerebbe un’idea contraria a quanto dimostrato da molti studi che documentano come la religione e la partecipazione attiva alle sue attività siano invece associate a una diminuzione dei comportamenti a rischio come l’abuso di sostanze o il gioco d’azzardo, tuttavia Kupor e colleghi fanno notare che i rischi esaminati negli studi precedenti avevano tutti una componente morale negativa. I ricercatori hanno ipotizzato che l’effetto potesse essere diverso senza questa connotazione morale.

Per testare questa ipotesi hanno coinvolto circa 900 soggetti in una serie di sondaggi online il cui compito principale era fare delle scelte o prendere delle decisioni, ad una parte di questi partecipanti veniva inoltre fatto riferimento a Dio tramite giochi di parole o letture di brevi paragrafi sul tema prima di iniziare il sondaggio.

I risultati mostrano che i partecipanti a cui era stato sollecitato il pensiero di Dio prima di effettuare la propria scelta erano più disposti a scegliere l’opzione più rischiosa (95.5%) rispetto ai partecipanti a cui non era stato menzionato Dio (84,3%).

Inoltre quando veniva fatto esplicito riferimento alla divinità i partecipanti percepivano meno pericolo in diversi comportamenti rischiosi e nel momento di una eventuale perdita rivolgevano i sentimenti negativi verso Dio, a conferma delle aspettative di protezione e il disappunto rispetto all’esito considerato a quel punto colpa Sua.

Ovviamente questo effetto non è universale, nelle culture in cui Dio non è una forza protettiva le persone non risentiranno della stessa influenza, ma è anche vero che sono milioni le persone nel mondo che tendono a vedere Dio come una fonte di protezione e sicurezza, motivo per cui la serie di studi condotti usando diverse misurazioni del rischio e diversi tipi di sollecitazioni, mostrano che questo genere di riferimenti modulano la percezione e il coinvolgimento degli individui nell’assumersi rischi non-morali.

 

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Valentina Chirico
Valentina Chirico

Dottoressa Magistrale in Psicologia dei Processi Sociali, Decisionali e dei Comportamenti Economici.

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