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Attaccamento e inibizione durante l’infanzia: gli effetti a lungo termine sull’ansia

Comportamenti inibitori in infanzia influiscono sulla genesi di disturbi d’ansia in adolescenza, ma tale effetto è mediato dallo stile di attaccamento

Di Redazione

Pubblicato il 11 Mar. 2015

Aggiornato il 19 Dic. 2018 11:37

Laura Stefanoni

FLASH NEWS

Sulla base dei risultati ottenuti, è stato possibile confermare l’esistenza di un effetto derivante da una persistente tendenza a mettere in atto comportamenti inibitori sulla genesi di disturbi d’ansia in adolescenza, ma allo stesso tempo è emerso che tale effetto sia in realtà mediato dallo stile di attaccamento sviluppato dal soggetto durante l’infanzia.

Nel corso degli ultimi anni, diversi studi hanno messo in evidenza come una tendenza all’inibizione comportamentale durante l’infanzia costituisca un importante fattore di rischio per l’internalizzazione dei propri problemi. Molti bambini che di fronte a situazioni, oggetti o persone nuove e sconosciute tendono a reagire con paura o ritirandosi, infatti, sembra che continuino a mostrare questo tipo di comportamenti anche quando crescono, in risposta alle nuove esperienze che si trovano ad affrontare. Per questi bambini è risultato maggiore anche il rischio di sviluppare disturbi d’ansia durante l’adolescenza.

ATTACCAMENTO

Da un recente studio condotto da alcuni ricercatori della University of Maryland in collaborazione con il National Institute of Mental Health e la University of Waterloo, è emerso come il persistere di una tendenza all’inibizione comportamentale sia associato alla genesi di disturbi d’ansia sociale, in adolescenza, in particolare nei soggetti che durante l’infanzia avevano sviluppato una relazione di attaccamento insicuro con i propri genitori.

La ricerca ha coinvolto un campione di 165 soggetti, tutti di razza caucasica ed appartenenti ad una classe sociale medio-alta. Ciascun soggetto è stato selezionato sulla base delle modalità di risposta alle novità osservate all’età di quattro mesi, inoltre, a quattordici mesi, è stato sottoposto ad una valutazione del proprio stile di attaccamento attraverso il paradigma sperimentale della Strange Situation, che include una serie di episodi di separazione e riunione con la propria figura di accudimento primaria.

La tendenza all’inibizione comportamentale e al ritiro sociale durante l’infanzia è stata misurata ripetutamente nel corso dello studio (a 14, 24, 48 e 84 mesi), attraverso la creazione di situazioni sperimentali nelle quali i bambini venivano posti di fronte a condizioni nuove o all’incontro di soggetti loro pari ma sconosciuti, e tramite questionari compilati dai genitori in riferimento a circostanze simili che i bambini potevano aver sperimentato nella loro vita quotidiana.

ANSIA SOCIALE & FOBIA SOCIALE

A distanza di diversi anni, quando i soggetti avevano un’età compresa tra i 14 e i 17 anni, è stato poi chiesto loro e ai propri genitori di rispondere ad un questionario che valutava lo stato d’ansia adolescenziale. Coloro che hanno affermato di sentirsi più nervosi nel partecipare a feste dove avrebbero incontrato persone sconosciute o nel fare qualcosa di fronte ad un pubblico, come leggere, parlare o praticare sport, sono stati associati a punteggi più alti di ansia sociale rispetto a chi affermava di aver sperimentato in misura minore questi sentimenti.

BEHAVIORAL INIBITION AND CHILD ANXIETY (RUBRICA)

Sulla base dei risultati ottenuti, è stato quindi possibile innanzitutto confermare l’esistenza di un effetto derivante da una persistente tendenza a mettere in atto comportamenti inibitori sulla genesi di disturbi d’ansia in adolescenza, ma allo stesso tempo è emerso che tale effetto sia in realtà mediato dallo stile di attaccamento sviluppato dal soggetto durante l’infanzia.

In modo particolare ciò è risultato vero in quei soggetti classificati come insicuri alla Strange Situation e che tendevano a reagire con rabbia e non erano capaci di calmarsi al momento del ricongiungimento con i propri genitori. Tale relazione si è rivelata essere statisticamente significativa solo nei soggetti di sesso maschile.

L’identificazione di questi fattori potrebbe permettere secondo Erin Lewis-Morrarty, ricercatrice presso la University of Maryland, di intervenire in maniera precoce nel trattamento di soggetti a rischio, prima che emergano problemi clinicamente significativi.

ARTICOLO CONSIGLIATO:

Social behaviour, separation anxiety and adult psychopathology – SOPSI 2014

BIBLIOGRAFIA:

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