L’attuazione di certi processi mentali (monitoraggio dei pensieri, rimuginio, ruminazione) possono consumare le risorse mentali e ostacolare l’efficienza delle funzioni attentive, piuttosto che attribuire queste ultime a un deficit strutturale.
Uno degli aspetti che caratterizza il Disturbo Ossessivo-Compulsivo è la tendenza a porre eccessiva attenzione ai propri pensieri intrusivi (ossessioni). Le ossessioni sono pensieri, impulsi o immagini mentali che vengono percepite come sgradevoli o intrusive dalla persona. Questa difficoltà è spesso stata attribuita a un deficit strutturale dell’attenzione e della memoria. Le persone con Disturbo Ossessivo-Compulsivo sarebbero meno capaci di usare la propria attenzione per selezionare stimoli diversi dalle proprie ossessioni ma anche da stimoli ambientali che le richiamano.
Un recente studio (Koch & Exner, 2014) ha mostrato una possibile spiegazione alternativa. La difficoltà di attenzione selettiva potrebbe non essere imputabile a un deficit ma a strategie mentali che i pazienti con Disturbo Ossessivo-Compulsivo adottano senza rendersene pienamente conto.
Questo avviene perché si tratta di abitudini automatizzate. In particolare la tendenza a prestare molta attenzione ai propri pensieri (cognitive self-consciousness, CSC), il rimuginio e la ruminazione risultano aspetti mentali con un impatto significativo sull’attenzione selettiva e capaci di spiegare la differenza nell’attenzione selettiva tra pazienti con Disturbo Ossessivo-Compulsivo, pazienti depressi e adulti sani.
In sintesi, questi risultati supportano l’assunzione che l’attuazione di certi processi mentali (monitoraggio dei pensieri, rimuginio, ruminazione) possono consumare le risorse mentali e ostacolare l’efficienza delle funzioni attentive, piuttosto che attribuire queste ultime a un deficit strutturale.
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BIBLIOGRAFIA:
- Koch J., & Exner, C. (2014). Selective attention deficit in obsessive-compulsive disorder: the role of metacognitive processes. Psychiatry Research, 225 (3), 550-5