Privo di idee per questo editoriale, mi soccorrono segnalandomi la notizia della classifica mondiale delle balle riportate dal New York Times e rimbalzata in Italia dal Post e da Linkiesta. Penso: se ne parliamo anche noi facciamo doppio o triplo rimbalzo; ma è anche vero che non ci sono idee in magazzino. E poi le balle hanno il loro risvolto psicologico, che noi di State of Mind dovremmo essere in grado di approfondire meglio di quegli altri arrivati prima di noi. Si spera.
A insaporire il tutto ci sarebbe l’allusione de Linkiesta al fatto che noi italiani saremmo primi in classifica in questa gara di balle e di sciocchezze. Sarebbe un bel contrasto con l’editoriale della settimana scorsa in cui prendevo in giro gli altri paesi europei. Ora tocca agli italiani. Già vedo il mio capo-redattore godere a mettere in crisi la mia anti-esterofilia.
In fondo, ci sta. C’è tutta una tradizione di pensiero che sottolinea la propensione irrazionalistica non solo dell’italiano medio, ma addirittura del pensiero alto e filosofico in Italia. È la cosiddetta Italian Theory, una corrente filosofica che pare stia conquistando il mondo, descrivendo la nostra tradizione filosofica come una tempesta gravida di passioni da Machiavelli in poi fino a Gianni Vattimo, passando per Giordano Bruno e Giambattista Vico. Vari libri documentano questi corrente di studi, sia in inglese (Borradori, 1988; Hardt & Virno, 1996; Chiesa & Toscano, 2009) ma anche, per fortuna, in Italiano. In particolare raccomando il bel libro “Pensiero Vivente” di Roberto Esposito (2010). Godibile e leggibile, che ci crediate o no.
Nel bene e nel male noi italiani saremmo bravi a mantenere il contatto con l’origine emotiva del pensiero, con le associazioni intuitive e automatiche che danno forza alle passioni.
Gli automatismi irrazionalistici del pensiero non sono del tutto insensati. Essi sono frutto di scorciatoie (in termini tecnici: di “euristiche”) che non obbediscono a una dettagliata valutazione analitica della situazione, che non prendono in considerazione tutto il ventaglio di possibilità esplicative disponibili, che non sono sottoposte a un controllo di coerenza logica e nemmeno a processi di revisione critica.
Le euristiche sono strategie di pensiero semplificate, scorciatoie logiche -o illogiche- che ci permettono di giungere a valutazioni e decisioni rapide in situazioni comuni e quotidiane, dove più spesso capita di avere a disposizione poche e inaccurate informazioni. Due psicologi israeliani, Amos Tversky e Daniel Kahneman, (1983) hanno studiato a fondo queste euristiche.
Ho detto: nel bene e nel male. Mantenere il contatto con la propria emozionalità ha anche i suoi contro. È vero: controllare le informazioni è utile ma noioso. Un istinto automatico ci induce a credere e a diffondere le notizie nella loro forma più grossolana, ma che permette l’interpretazione più chiara e immediata. Che poi sarebbe la nostra. Al polo opposto di questo automatismo troviamo il pensiero critico, il critical thinking (Glaser, 1941) ovvero la facoltà di considerare in maniera ponderata le informazioni, confrontando varie fonti e esaminando le inferenze logiche passo per passo.
Arrivato qui, sarebbe tempo che mi abbandonassi a una filippica su noi italiani, proni alle associazioni mentali facili ed emotive, populistiche e demagogiche. Il che è anche vero. E che sarebbe anche confermato dal New York Times, secondo il quale noi italiani saremmo i campioni mondiali delle balle facili e semplicistiche. Tanto è vero che primo in classifica troviamo Alessandro Di Battista, esponente politico del Movimento 5 Stelle, con la sua sparata sulla Nigeria:
[blockquote style=”1″]60 per cento del territorio è in mano ai fondamentalisti islamici di Boko Haram, la restante parte Ebola[/blockquote]
smentita da Pagella Politica. La seconda balla in classifica è quella che dice che la Commissione Europea si appresterebbe ad abolire i tostapane doppi, è invece internazionale ma divulgata da un italiano: Matteo Salvini della Lega Nord. E in quanto tale sarebbe italiana (o padana?) Dopodiché basta, il resto della balle provengono da oltralpe.
Sta bene. Pagato il pedaggio al pressapochismo italiano, mi appresto però a parzialmente confutarlo (o a confermarlo? Vedremo). Noto che il New York Times si è limitato a fornire una lista di balle da tutto il mondo, non a scrivere un articolo sull’Italia campione di balle, come sembra suggerire il titolo di alcuni articoli italiani. Si vede che però limitarsi a riportare la lista delle balle non era abbastanza eccitante. Occorreva rincarare la dose con una mezza balla, ponendoci al centro dell’interesse mondiale per le balle, in un curioso narcisismo all’incontrario. Forse è una mezza balla che secondo il New York Times noi cacciamo balle. Il che però sembra confermare la tendenza italiana alla balla.
Vi siete persi? Tranquilli. Anche io. Succede, a leggere troppe balle.
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BIBLIOGRAFIA:
- Glaser, E.M. (1941). An Experiment in the Development of Critical Thinking, Teacher’s College, Columbia University, 1941
- Borradori, G. (Ed.) (1998). Recoding Metaphysics. The New Italian Philosophy. Louisville, KY, USA: Evanston.
- Chiesa, L., & Toscano, A. (Eds.) (2009). The Italian Difference between Nihilism and Biopolitics. Melbourne, Australia: re.press.
- Esposito, R. (2010). Pensiero Vivente. Origine e Attualità della Filosofia Italiana. Torino: Einaudi. English translation by Hanafi, Z. (2012). Living Thought: The Origins and Actuality of Italian Philosophy (Cultural Memory in the Present). Stanford, CA, USA: Stanford University Press.
- Tversky, A., Kahneman, D. Extentional versus intuitive reasoning: The conjunction fallacy in probability judgement. In «Psychological Review», 90, 1983, pp. 293-315.
- Hardt, M., & Virno, P. (Eds.) (1996). Radical Thought in Italy. A Potential Politics. Minneapolis & London: University of Minnesota Press.