Le mamme sono più attive nella comunicazione verbale con i neonati rispetto ai papà, ma nel determinare questa differenza sembra che anche il sesso del bambino abbia un ruolo: le mamme, infatti, parlano più alle figlie femmine che ai figli maschi già nelle prime settimane e mesi di vita dei loro figli.
Lo studio, pubblicato su Pediatrics, ha esaminato le interazioni linguistiche tra 33 neonati e i loro genitori, per un totale di 3.000 ore di registrazioni.
Con grande sorpresa, i ricercatori hanno scoperto che le mamme hanno interagito verbalmente più con le figlie femmine che con i figli maschi in tutto il primo mese di vita dei neonati. I padri, invece, hanno comunicato più frequentemente con i figli maschi che con le femmine, ma le differenze non hanno raggiunto la significatività statistica.
L’autrice e neonatologa Dr. Betty Vohr, direttrice del programma di follow up Neonatale presso il Women & Infants Hospital di Rhode Island e professore di pediatria presso Alpert Medical School della Brown University, spiega che il team ha voluto comprendere meglio quali fattori legati al genere influenzino le mini-conversazioni genitori/neonati; infatti anche i neonati sanno vocalizzare e avere interazioni reciproche, e appena lo fanno le madri sono pronte a rispondere, mentre i padri sono in generale “più rilassati”; anche i risultati dello studio indicano che quando le mamme sono con i bambini rispondono immediatamente a un vocalizzo l’ 88-94 % del tempo, mentre i papà vi rispondono il 27-30 % del tempo.
Insomma i neonati, dalla nascita fino ai 7 mesi di età, sono esposti significativamente più spesso al dialogo con le mamme che con i papà e i bambini stessi tendono a rispondere più alle madri che ai padri.
Ma perchè le madri parlano di più con le femmine che con i maschi?
Secondo i ricercatori questo fenomeno potrebbe essere dovuto al fatto che la maturazione cerebrale nelle femmine è più precoce che nei maschi e questo permette alle femmine di mantenere un miglior contatto oculare e una maggiore “attenzione congiunta,” cioè la capacità di due individui di condividere l’attenzione verso un oggetto terzo.
Questo gap tra i sessi potrebbe avere conseguenze a lungo termine ed è importante che anche i padri si rendano maggiormente attivi nel proporre e rispondere alle comunicazioni; alcuni studi precedenti infatti hanno mostrato che anche il vocabolario paterno, ma non quello materno, usato dal genitore con il figlio a 6 mesi può essere un predittore della maturazione delle abilità linguistiche del bambino a 16 e 36 mesi.
Insomma è molto importante che sia le madri che i padri si impegnino a comunicare con i figli, e, a questo scopo, i ricercatori si propongono di creare un programma di intervento, basato sui risultati di queste ricerche, che incrementi la partecipazione dei padri alle comunicazioni linguistiche con i neonati, incominciando con l’insegnare ai papà l’importanza del loro ruolo nello sviluppo del linguaggio infantile.
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BIBLIOGRAFIA:
- Johnson, K., Caskey, M., Rand, K., Tucker, R., Vohr, B. Gender Differences in Adult-Infant Communication in the First Months of Life Pediatrics; originally published online November 3, 2014; DOI: 10.1542/peds.2013-4289. DOWNLOAD