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Neuroinvasione del Virus dell’Epatite C (HCV) e Deterioramento Neuropsicologico Trattamento con Psicoterapie di Terza Generazione (DBT) – Congresso SITCC 2014

Neuroinvasione del Virus dell’Epatite C (HCV) e Deterioramento Neuropsicologico: Trattamento con Psicoterapie di Terza Ondata (DBT) - Poster da SITCC 2014

Di Redazione

Pubblicato il 23 Ott. 2014

Neuroinvasione del Virus dell’Epatite C (HCV) e Deterioramento Neuropsicologico

Trattamento con Psicoterapie di Terza Generazione (DBT)

Congresso SITCC 2014 Genova

Silvana Zito, Psicologa, Specializzanda SPC, Reggio Calabria ([email protected])

Giuseppe Mercurio, Studente – Università Vita-Salute San Raffaele – Milano

Simona Mercurio, Dott.ssa in Medicina e Chirurgia – Università Campus Bio-Medico, Roma

 

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Per comprendere la sofferenza psicologica di questi pazienti è necessario differenziare i sintomi presenti nello stato avanzato di malattia, correlati a grave disfunzione epatica, rispetto allo stato iniziale di malattia, a cui non è stata ancora pienamente attribuita un’eziologia.

Il presente lavoro nasce con l’obiettivo di mettere in luce la sofferenza psicopatologica nei pazienti affetti da epatite cronica causata dal virus dell’Epatite C (HCV).

Per comprendere la sofferenza psicologica di questi pazienti è necessario differenziare i sintomi presenti nello stato avanzato di malattia, correlati a grave disfunzione epatica, rispetto allo stato iniziale di malattia, a cui non è stata ancora pienamente attribuita un’eziologia.

Esaminando le fonti a sostegno dell’idea che i disturbi neuropsicologici presenti nella fase iniziale della malattia siano causa di un effetto biologico del virus, è stato ipotizzato il meccanismo a “cavallo di Troia”, con il quale il virus supera la barriera ematoencefalica e invade il sistema nervoso determinando uno stato infiammatorio. Questo induce l’interazione di diversi sistemi quali: endocrino, cerebrale e immunitario e determina disfunzioni neuro-psicopatologiche.

Si aggiungono inoltre gli effetti indesiderati del trattamento farmacologico indicato per la malattia, nonché lo stigma sociale associato al rischio di contagio che induce il paziente in uno stato di isolamento sociale.

La condizione descritta elicita nel paziente risposte somatiche, cognitive ed emotive e il corteo sintomatologico a carattere neuro-psicopatologico può avere effetto sul deterioramento della qualità della vita.

In Italia l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) stima 1,5 milioni di persone infette dal virus HCV; di fronte a tali dati è necessario pensare a possibili interventi di cura e prevenzione anche riguardo alla sofferenza psicologica.

Un intervento proficuo potrebbe essere la Terapia Dialettico Comportamentale (DBT) che si colloca tra le “terapie di terza generazione”. Essa è una terapia evidence-based originariamente pensata e concettualizzata negli anni ‘70 da Marsha Linehan, a partire dal Modello Cognitivo-Comportamentale Classico.

Le tecniche utilizzate sono prevalentemente di derivazione comportamentista e si focalizzano sul cambiamento del comportamento. Si riavvisa quindi, un ri-adattamento per questa popolazione, proponendo in primis una fase di accettazione (mindfulness), al fine di intervenire sull’esperienza emotiva e la sofferenza del paziente che ha un sentimento di impotenza intenso e doloroso.

 

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