expand_lessAPRI WIDGET

La Transference Focused Psychotherapy per il trattamento di pazienti adolescenti con disturbo borderline – Report dal Congresso di Parma

La TFP con gli adolescenti si pone come primo obiettivo la graduale acquisizione di autonomia dalle figure di riferimento - Report dal Congresso di Parma

Di Silvia Dioni

Pubblicato il 23 Ott. 2014

L’adattamento della TFP al trattamento degli adolescenti si pone come primo obiettivo la graduale acquisizione di autonomia dalle figure di riferimento, sia promuovendo un senso di sé distinto e individuale, sia riducendo il bisogno psicologico di approvazione, di modo che il paziente assuma via via su di sé il compito di  regolare autonomamente la propria autostima.

Nella terza giornata della conferenza ISTFP, la professoressa Lina Normandin, dell’Università Laval in Canada, ha presentato la sua proposta di adattamento della TFP al trattamento degli adolescenti.

Apre il suo intervento sfatando il mito dell’adolescenza come periodo di “sturm und drang” a tutti i costi, sottolineando come in molti casi l’adolescenza sia sì un periodo turbolento di profondi cambiamenti, ma che possa essere connotata anche dalla presenza di una rappresentazione coerente e stabile di sé e degli altri, dalla capacità di esplorare divertendosi e di inaugurare le prime relazioni sessuali ed affettive in maniera funzionale.

Per gli adolescenti con disturbo borderline di personalità, invece, l’adolescenza può essere davvero un periodo disastroso, dove le fragilità pre-esistenti e la predisposizione alla diffusione dell’identità si slatentizzano definitivamente.

L’adattamento della TFP al trattamento degli adolescenti si pone come primo obiettivo la graduale acquisizione di autonomia dalle figure di riferimento, sia promuovendo un senso di sé distinto e individuale, sia riducendo il bisogno psicologico di approvazione, di modo che il paziente assuma via via su di sé il compito di  regolare autonomamente la propria autostima.

Nel mettere in atto queste manovre psicoterapeutiche è bene sempre tener presenti alcune peculiarità neurobiologiche che caratterizzano il periodo adolescenziale, come ad esempio il fatto che gli adolescenti sono capaci di un sofisticato pensiero astratto, ma non quando l’affettività risulta particolarmente attivata (la corteccia prefrontale matura più lentamente rispetto al sistema limbico); il comportamento adolescenziale è infatti caratterizzato dal delicato equilibrio tra il sistema di ricompensa (limbico) e i processi di controllo (corteccia pre-frontale).

Quali implicazioni quindi  per il terapeuta TFP? Gli imperativi terapeutici con gli adolescenti risultano essere:

–  promuovere e supportare il processo di individuazione-separazione

– proteggere il delicato narcisismo fisiologico

– rinforzare le strategie spontanee adattive

– contenere l’impulsività

 

Con gli adolescenti in particolare si ripropone l’imperativo di condurre l’assessment in maniera quanto più possibile accurata, accompagnato da un’indagine puntuale delle rappresentazioni di sé e degli altri attraverso domande come “ Chi sei tu? Come sei? Chi sono gli altri e come sono? Chi sono io e come sono?”

Quest’ultimo aspetto introduce la messa in gioco del terapeuta in prima persona nell’indagine di come il paziente adolescente si rappresenti l’altro e le relazioni interpersonali.

La “Personality Assessment Interview” ha tra le sue finalità appunto quella di indagare nel dettaglio la rappresentazione che l’adolescente ha della relazione terapeutica, con domande di questo tipo:

– Che cosa ti è stato detto dell’incontro che avresti avuto con me?

– Adesso che siamo stati un po’ insieme, come ti sembra rispetto alla tua impressione iniziale?

– Adesso che siamo stati insieme (x) minuti, come ti aspetti che sarà il resto della seduta?

– Che cosa hai imparato rispetto a te stesso, e rispetto a me, e cosa credi che abbia imparato io?

– Come pensi che si concluderà il nostro incontro?

 

Anche la fase del contratto riveste un’importanza fondamentale e deve porsi come obiettivi prioritari il mantenimento delle condizioni di sicurezza e riservatezza e la tolleranza dell’impulsività e della ricerca di gratificazione tipicamente adolescenziali. Ovviamente, prioritaria è la gestione delle problematiche particolarmente urgenti quali gli atteggiamenti suicidari, l’abuso di droghe, i comportamenti autolesivi, il perseguimento di vantaggi secondari.

Il coinvolgimento dei genitori viene sempre concordato con il paziente e si attua spiegando loro le caratteristiche del trattamento e le loro responsabilità, informandoli dei progressi e ascoltando le loro preoccupazioni, supportandoli nell’esercizio della propria autorità genitoriale.

Anche nel rapporto con i pazienti adolescenti, le reazioni controtransferali hanno un potente significato clinico; le reazioni del terapeuta possono infatti essere analizzate come prototipo delle reazioni degli altri al comportamento del paziente.

Ad esempio atteggiamenti esibizionisti o dominanti possono avere lo scopo di ridurre la paranoia, ma ottengono come effetto un aumento della distanza dagli altri, che non necessariamente sono disposti a tollerare determinati atteggiamenti.

Questo chiaramente finisce per penalizzare la socializzazione, che è proprio uno dei principali compiti evolutivi del paziente adolescente.

 

ARTICOLO CONSIGLIATO:

OTTO KERNBERG: LA SESSUALITÀ NEL TRANSFERT – REPORT DAL CONGRESSO DI PARMA

Frank Yeomans: Lectio sulla Transference Focused Psychoterapy

Si parla di:
Categorie
SCRITTO DA
Silvia Dioni
Silvia Dioni

Psicologa Psicoterapeuta laureata presso l’Università degli Studi di Parma e specializzata in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale all’Istituto “Studi Cognitivi” di Modena.

Tutti gli articoli
ARTICOLI CORRELATI
WordPress Ads
cancel