Un recente studio condotto dai ricercatori dell’Università di Yeshiva sostiene che la velocità con cui il cervello elabora stimoli come immagini e suoni potrebbe essere un indice utilizzato nella diagnosi precoce e nella categorizzazione dei Disturbi dello Spettro Autistico.
Il Centro statunitense per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie stima che 1 su 68 bambini vengono diagnosticati con un Disturbo dello Spettro Autistico (ASD). I segni e i sintomi dell’ASD variano da lievi difficoltà sociali e di comunicazione a profondi disturbi cognitivi.
Come sottolineato da Sophie Molholm, autore del presente studio, “Una delle sfide riguardanti il Disturbo Dello Spetro Autistico è di definire e classificare con precisione i pazienti in sottogruppi in base alla sintomatologia presentata; non riuscire ad avere dei criteri precisi per la classificazione ha notevolmente limitato la comprensione del disturbo e di come trattarlo”.
Inoltre la ricercatrice sostiene che l’autismo viene diagnosticato in base alla sintomatologia comportamentale presentata dal paziente. La diagnosi quindi oltre a richiedere tanta esperienza clinica, può essere soggettiva. In conclusione, da quanto riportato dalla ricercatrice emerge come sia necessario costruire dei criteri più obiettivi per la diagnosi e la classificazione di questo disturbo.
A tal scopo è stato costruito il presente studio che si focalizza su come l’elaborazione sensoriale possa variare all’interno dei disturbi dello spettro autistico. Sono stati testati quarantatré bambini affetti da ASD con età compresa tra 6 e 17 anni.
Durante la prova sperimentale ai bambini venivano presentati degli semplici stimoli uditivi: uno suono, visivi: l’immagine di un cerchio rosso o misti: uditivo e visivo (un immagine accompagnata da un suono). Il compito consisteva nel premere un pulsante immediatamente dopo la presentazione degli stimoli: visivi, uditivi o misti. Attraverso una cuffietta composta da 70 elettrodi, studiata appositamente per l’età pediatrica, veniva registrata l’EEG durante la presentazione degli stimoli. Lo scopo dello studio era di determinare la velocità con cui il cervello elaborava gli stimoli presentati durante il compito sperimentale.
Dai risultati è emerso che la velocità con cui i bambini elaboravano gli stimoli uditivi era fortemente correlata alla gravità dei loro sintomi. Questi dati sono in linea con gli studi che suggeriscono come la microarchittetura dei centri deputati a processare l’informazione uditiva sia diversa nei bambini con lo sviluppo tipico rispetto a quelli con ASD.
Inoltre dai risultati è emerso una correlazione anche se più debole tra la velocità con cui venivano elaborati i stimoli audio-visivi e la gravità del quadro sintomatologico dell’ASD. Nessuna associazione è stata trovata tra la l’elaborazione degli stimoli visivi e la severità della sintomatologia ASD.
La dottoressa Molholm sostiene che tali risultati sono incoraggianti e che approfonditi potrebbero condurre allo sviluppo di un biomarker attendibile che potrebbe predire i diversi gradi di severità dei Disturbi dello Spetro Autistico.
Inoltre l’utilizzo dell’EEG potrebbe essere utilizzato con successo nella diagnosi precoce di ASD: una diagnosi precoce permetterebbe l’accesso immediato alle terapie. Ad oggi meno di 15% dei bambini affetti da ASD vengono diagnosticati prima dei 4 anni.
Emerge come attraverso l’uso della metodologia EEG si potrebbe costruire uno strumento in grado di consentire la diagnosi precoce dell’ASD che di conseguenza permetterebbe l’accesso immediato alle cure per i bambini che le necessitano.
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BIBLIOGRAFIA:
- Brandwein, A.B., Foxe, J.J., Butler, J.S., Frey H.P., Bates, J.C., Shulman, L.H., Molholm, S. (2014). Neurophysiological Indices of Atypical Auditory Processing and Multisensory Integration are Associated with Symptom Severity in Autism. Journal of Autism and Developmental Disorders, DOI: 10.1007/s10803-014-2212-9