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Relazioni familiari positive riducono il rischio di contrarre l’HIV in giovani gay e bisessuali

Relazioni familiari fondate sullo scambio e sulla fiducia riducono il rischio di comportamenti sessuali ad alto rischio e il rischio di contrarre l’HIV

Di Veronica Iazzi

Pubblicato il 24 Ott. 2014

Aggiornato il 05 Ago. 2022 12:21

FLASH NEWS

Relazioni familiari fondate sullo scambio, sulla fiducia e sull’astinenza da giudizi morali da parte dei familiari riduce il rischio di comportamenti sessuali ad alto rischio e di conseguenza riduce il rischio di contrarre l’HIV.

Lo studio della Rutgers School of Social Work ha indagato il ruolo di relazioni sicure all’interno del contesto familiare nell’influenzare il rischio di comportamenti sessuali ad alto rischio da parte di giovani omosessuali e bisessuali. Relazioni familiari fondate sullo scambio, sulla fiducia e sull’astinenza da giudizi morali da parte dei familiari riduce il rischio di comportamenti sessuali ad alto rischio e di conseguenza riduce il rischio di contrarre l’HIV.

Lo studio coinvolge 38 omosessuali e bisessuali maschi tra i 14 e 21 anni, i genitori o tutori legali dei soggetti coinvolti vivono nelle aree metropolitane del New Jersey, di New York, di Washington e di Philadelphia.

Gli autori attraverso alcune interviste rilevarono la consapevolezza da parte dei soggetti coinvolti rispetto alla qualità delle relazioni familiari, le conoscenze rispetto al tema dell’HIV e l’eventuale influenza delle relazioni parentali sulle decisioni relative ai comportamenti sessuali. Ai genitori è stato chiesto di descrivere la relazione con i loro figli, la loro conoscenza circa l’HIV e di valutare la loro influenza sui comportamenti a rischio dei loro figli.

Lo studio rileva che l’accettazione da parte dei genitori dell’orientamento sessuale dei propri figli, e l’apertura al dialogo tra i genitori e i propri figli espone i giovani omosessuali e bisessuali a minor rischio di adottare comportamenti sessuali ad alto rischio. Al contrario giovani omosessuali e bisessuali che non hanno sperimentato relazioni di vicinanza con le proprie famiglie dichiarano di aver adottato comportamenti sessuali ad alto rischio durante l’anno precedente, aumentando il rischio di contrarre l’HIV.

L’ambiente familiare protettivo porta il giovane omosessuale e bisessuale a proteggere sé stesso da comportamenti sessuali ad alto rischio. Le famiglie invece che instauravano una relazione di chiusura al dialogo all’interno della propria relazione con i propri figli, non rappresentavano una fonte di sicurezza per i propri figli.

Gli autori consigliano il supporto di terapeuti e assistenti sociali per aiutare le famiglie ad instaurare una relazione fondata sul dialogo, sull’accettazione dell’orientamento sessuale dei propri figli e su un modello informativo-educativo che possa fornire informazioni sull’argomento, in modo da proteggere i propri da comportamenti sessuali ad alto rischio che potrebbero inficiare la loro salute.

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Veronica Iazzi
Veronica Iazzi

Dottoressa Magistrale in Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia

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