Marbles di Ellen Forney, fumettista americana di Seattle affetta da un disturbo bipolare, racconta la storia della propria malattia utilizzando il mezzo espressivo a lei più congeniale: il racconto fumettistico.
La collana Psycho Pop di Edizioni BD, curata dalla scrittrice Micol Beltramini, ha la finalità di raccontare situazioni complesse a livello emotivo, psicologico e sociale senza mai scadere nella pesantezza o nella retorica, grazie a un impianto visuale pop e a un approccio narrativo intelligente e ironico.
L’obiettivo mi pare pienamente raggiunto in Marbles di Ellen Fourney, fumettista americana di Seattle affetta da un disturbo bipolare, che racconta la storia della propria malattia utilizzando il mezzo espressivo a lei più congeniale. Il racconto fumettistico è molto appassionante ed autentico, anche perché la vita dell’artista è già di per sé interessante.
Al di là della malattia Ellen pare una persona vivace, complessa, molto autoriflessiva e fiera rappresentante del mondo queer. Il
suo stile grafico è realistico e originale, con l’alternanza di immagini molto curate ed altre che sembrano quegli schizzi che si fanno mentre si è sovrappensiero (magari mentre si parla al telefono o mentre si ascolta una conferenza noiosa) ed altre ancora, molto significative, realizzate nelle fasi più acute della malattia.
Tra un La mania fa paura, ma è fica e l’idea bizzarra, subito abbandonata, che la parte maniacale si prenda cura della parte depressiva, l’opera rappresenta in modo efficace il difficile percorso che l’autrice compie per trovare un equilibrio, in cui entrano in gioco sia fattori prettamente biologici (la lunga ed estenuante ricerca del giusto mix di farmaci), sia il migliorare il proprio stile di vita (praticare yoga, astenersi dal consumo di droghe).
Soprattutto per le persone affette da disturbo bipolare, la ricerca della stabilità passa attraverso un processo di autosservazione e presa di coscienza delle proprie reazioni psichiche di fronte a certi stimoli.
Ma spesso non è facile
E’ come un cucchiaio che cerca di guardarsi mentre mescola
osserva acutamente l’autrice, che si arma di bloc notes per fermare sulla carta un po’ di quella realtà che tende a fuggire troppo rapidamente, diventando un sorta di reporter di sé stessa.
Commovente la scena in cui Ellen, spinta forse dal bisogno di qualcosa di solido a cui aggrapparsi, si trova ad abbracciare un grosso albero durante la passeggiata in un parco. Gran bella immagine.
Nel libro vengono raffigurati in modo preciso gli incontri periodici con la psichiatra per la valutazione delle diverse terapie psicofarmacologiche, descritte in modo scientificamente corretto, soprattutto per quanto riguarda gli effetti benefici e collaterali (ad esempio viene spiegata in modo puntale la rara ma temibile necrosi cutanea, o sindrome di Steven- Johnson, indotta
dallo stabilizzatore dell’umore lamotrigina). Si percepisce che tra le due si instaura una buona alleanza terapeutica, in cui la paziente si fida del medico e in cui lo specialista non ha mai un atteggiamento giudicante o paternalistico, ma cerca di coinvolgere la persona in ogni decisione terapeutica. La psichiatra risulta particolarmente umana quando concede coraggiosamente a Ellen di fumare un po’ d’erba ogni tanto per contrastare l’anorgasmia indotta dai farmaci, nonostante sia ben consapevole dei possibili effetti collaterali della cannabis sui disturbi dell’umore.
Ampio spazio viene inoltre dedicato al rapporto tra creatività e disturbi mentali, con i riferimenti alle storie di artisti come Michelangelo, Sylvia Platt, Edvard Munch, Vincent Van Gogh. Meglio tenere le sofferenze o l’ispirazione? è la domanda cardine di questa parte. Ma le sofferenze fanno schifo! e l’autrice giunge alla conclusione che solo quando è equilibrata riesce a concentrarsi e a svolgere il proprio lavoro. Un messaggio positivo e maturo, in netta antitesi con una lunga tradizione di affascinanti artisti maledetti.
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BIBLIOGRAFIA:
- Forney, E. (2014). Marble. Psycho Pop Edizioni BD.