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Seppellitemi in cielo: suicidio, cosa ci svelano i biglietti d’addio? – Recensione

Seppellitemi in cielo: un intrigante giallo che indaga sul suicidio e sulla caccia al movente attraverso il biglietto d'addio lasciato dalla vittima

Di Valentina Davi

Pubblicato il 22 Lug. 2014

 

 

Ma che cos’è un messaggio d’addio se non, a volte, proprio il punto di partenza per cercare di dare una risposta all’interrogativo perché? Che cosa possiamo scoprire analizzando i messaggi d’addio?

C’è chi decide di andarsene in punta di piedi, tentando di non dare troppo disturbo, e chi invece con il suo gesto paralizza per ore la circolazione in città, spesso attirandosi gli insulti e i commenti cinici dei pendolari che, per colpa di quel gesto, arriveranno tardi al lavoro. Ma indipendentemente dal modo con cui si decide di porre fine alla propria vita, l’interrogativo che ci si lascia dietro è sempre lo stesso: perché? Tocca a chi rimane dare una risposta.

Quando Patrizia Mondelli, ragazza di buona famiglia, ricca e bella, viene ritrovata all’interno della sua auto morta asfissiata dal monossido di carbonio, l’ispettore Bonomi non riesce a credere che si tratti di suicidio. Perché mai una ragazza che ha avuto tutto dalla vita dovrebbe decidere di farla finita?!

Quante volte abbiamo sentito questo commento di fronte, per esempio, al suicidio di divi dello star system? Quasi che ricchezza, bellezza, fama debbano per forza rendere immuni al dolore della vita. Quante volte i nostri pazienti si sono sentiti dire da chi li circonda: “Hai avuto tutto dalla vita: salute, lavoro, famiglia… che motivo hai di essere triste?”

E proprio di fronte a questi casi “incomprensibili” – ridotti al luogo comune di “chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane” – dare una risposta al perché? diventa una necessità.

Il bel libro di Stefano Ferri, Seppellitemi in cielo, scorrevole e di veloce lettura, è un intrigante giallo anomalo, dove non è la solita caccia all’assassino a tenere inchiodato il lettore, bensì la caccia al movente, con un enigmatico biglietto d’addio come unico indizio, che riporta la frase seppellitemi in cielo. Un addio misterioso, inusuale, un rompicapo da risolvere.

Ma che cos’è un messaggio d’addio se non, a volte, proprio il punto di partenza per cercare di dare una risposta all’interrogativo perché? Che cosa possiamo scoprire analizzando i messaggi d’addio?

Nel 2011 la i2b2 ha dato vita ad un interessante progetto nel campo della elaborazione del linguaggio naturale (NLP ) a cui hanno preso parte 106 scienziati per un totale di 24 team, i cui risultati sono stati presentati a Washington DC al quinto i2b2/VA/Cincinnati Shared-Task and Workshop: Challenges in Natural Language Processing for Clinical Data (Pestian et Al., 2012a).

Il progetto consisteva nel classificare le emozioni rilevate all’interno di più di 1300 biglietti di addio raccolti tra il 1950 e il 2011 attraverso l’utilizzo e il confronto di diversi sistemi computazionali. L’importanza di questa ricerca è notevole.

Innanzitutto è stato creato un imponente database di messaggi di addio, disponibile anche per future ricerche (Pestian et Al., 2012b). Ai messaggi è stata applicata la sentiment analysis (o opinion mining), un metodo di analisi del testo che ha lo scopo di determinare l’atteggiamento, l’opinione o lo stato emotivo dello scrivente rispetto al topic contenuto; nel caso dei biglietti di addio, istruzioni (es. gestione dell’assicurazione, del funerale, del testamento), disperazione (es. insostenibilità della situazione attuale), amore, informazioni (es. sulla situazione economica o dove si trovano degli oggetti), senso di colpa (es. richiesta di perdono), accuse, gratitudine, rabbia, afflizione, speranza (es. di trovare la pace nella morte o nell’aldilà) sono le principali categorie rilevate, oltre a sentimenti di paura, orgoglio, felicità/pace e perdono.

La possibilità di identificare in maniera automatica le categorie sopra citate partendo dall’analisi strutturale e contenutistica di un messaggio ha importanti ripercussioni sia in ambito medico che in ambito legale.

In ambito medico, nei casi in cui il gesto suicidario non sia andato a buon fine e sia necessario discriminare tra mancato suicidio o tentato suicidio, la presenza di un biglietto di addio non solo può dare indicazioni sulle reali intenzioni del paziente, ma è anche fattore di rischio per un successivo tentativo di portare a termine il suicidio.

In un’ottica di prevenzione del gesto suicidario una corretta analisi dello stato emotivo del paziente è estremamente rilevante – soprattutto nei casi in cui le informazioni a disposizione del medico siano molto scarse (il paziente nega, è reticente o ambivalente) – in quanto, per esempio, stati depressivi o altri disturbi a livello emotivo possono aumentare il rischio suicidario; ecco quindi che qualsiasi strumento in grado di individuare automaticamente gli stati emotivi a partire anche da una risorsa testuale (es. un diario, un blog, etc.) ha un valore inestimabile per poter intercettare questi stati (Liakata et Al., 2012).

In ambito legale invece la possibilità di identificare caratteristiche specifiche di biglietti di addio veri che permettano di distinguerli da messaggi falsi gioca un ruolo importante nei casi in cui si debba discriminare tra un suicidio reale o un caso di omicidio in cui sia stato simulato un suicidio.

Interessante il fatto che nei compiti di discriminazione in alcuni casi gli approcci di analisi computazionale abbiano dato risultati migliori rispetto agli essere umani (Pestian et Al., 2010). Pare infatti che nella differenza tra un biglietto di addio vero e uno falso giochi un ruolo importante non tanto il contenuto, quanto la struttura del messaggio e l’analisi “umana”, a differenza dell’analisi automatizzata, tende a focalizzarsi più sul contenuto.

Nel messaggio lasciato da Patrizia Mondelli più che la struttura del messaggio (una sola proposizione con un verbo coniugato all’imperativo: un ordine o una preghiera?) colpisce il bizzarro contenuto: “seppellitemi in cielo” sembrano le assurde istruzioni da seguire come ultima volontà di una ragazza priva di senno. Le indagini dell’Ispettore Bonomi dimostreranno invece un’altra verità.

Leggendo “seppellitemi in cielo” non si può fare a meno di riflettere sulle ragioni che spingono alcune persone a compiere un gesto tanto estremo, sulle conseguenze che il suicidio ha su chi rimane e sul significato di tale gesto. L’ispettore Bonomi sostiene che “gli individui sono soliti scaricare sugli altri le responsabilità dei propri fallimenti, il suicidio è in genere un mezzo per castigare indirettamente una o più persone – genitori, parenti, amici – e costringerle a vivere il resto dei loro giorni in preda ai sensi di colpa peggiori del mondo”. Se Patrizia Mondelli sia l’eccezione alla regola dell’odio, lo scoprirete solo al termine delle indagini.

 

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Valentina Davi

Coordinatrice di redazione di State of Mind

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