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Memorie traumatiche – EMDR e strategie avanzate in Psicoterapia e Psicotraumatologia

Recensione Memorie traumatiche di Michele Giannantonio - EMDR e strategie terapeutiche avanzate nel trattamento di pazienti con trauma complesso.

Di Cristiana Chiej

Pubblicato il 14 Apr. 2014

 

 

Recensione Memorie traumatiche - Giannantonio Memorie traumatiche, forse più di altri libri dello stesso autore, sembra rappresentare una lucida e appassionata testimonianza di una carriera trascorsa a sperimentare, a cercare sempre nuove vie, senza mai accontentarsi, per offrire ai pazienti strumenti terapeutici sempre più efficaci, sfuggendo all’illusoria comodità della semplificazione, delle procedure schematizzate.

Stavo terminando il suo ultimo libro quando mi ha raggiunta la notizia della morte di Michele Giannantonio.

Essere immersa nelle sue parole, nei suoi pensieri mi ha fatto percepire in maniera ancora più forte il dispiacere per la scomparsa di un uomo e di un clinico che ho imparato ad apprezzare per la libertà di pensiero, il coraggio di aprirsi a nuove idee, di modificare il suo fare terapeutico al servizio del paziente.

Memorie traumatiche”, infatti, forse più di altri libri dello stesso autore sembra rappresentare una lucida e appassionata testimonianza di una carriera trascorsa a sperimentare, a cercare sempre nuove vie, senza mai accontentarsi, per offrire ai pazienti strumenti terapeutici sempre più efficaci, sfuggendo all’illusoria comodità della semplificazione, delle procedure schematizzate.

I protocolli rigidamente adottati sono come gli abiti dei grandi magazzini: vestono discretamente la maggior parte delle persone, ma non stanno benissimo a nessuno” (p. 157).

E’ un approccio invece sartoriale quello che Giannantonio ha proposto in queste pagine: un intervento cucito sul singolo paziente, adatto alle sue specifiche difficoltà, esigenze, capacità.

Il libro esplora un modello di “Psicoterapia Integrata-Corporea” che integra, modifica e arricchisce l’EMDR in funzione di una maggiore efficacia clinica.

Quest’ottica non tradisce affatto lo spirito integrativo e rivoluzionario che caratterizza e ha sempre caratterizzato l’EMDR, anzi, rende onore all’impostazione aperta e orientata alla sperimentazione che la stessa Francine Shapiro ha sempre incoraggiato.

L’EMDR nasce, infatti, come approccio integrativo rispetto a contributi provenienti da diverse scuole e metodologie terapeutiche, mirato al trattamento di tutti i livelli del funzionamento umano: cognitivo, emotivo, comportamentale e somatico. Ed è proprio il corpo al centro di questa riflessione sulle possibili evoluzioni e integrazioni dell’EMDR.

Il protocollo standard resta il migliore strumento a disposizione per il trattamento di situazioni standard, appunto, ma necessita di arricchimenti, modifiche ed integrazioni per adattarlo a situazioni più complesse, come ad esempio il trattamento di pazienti che provengono da storie di sviluppo in cui hanno subito molteplici e continuativi traumi di natura interpersonale. In questi casi i pazienti presentano alterazioni del funzionamento che vanno al di là dei sintomi del PTSD e che richiedono una specifica attenzione nel trattamento.
La prima parte del volume passa a setaccio il protocollo standard mettendone in luce punti di forza e potenziali limiti e criticità nel trattamento di pazienti con traumi complessi.

Ogni difficoltà, ogni blocco che si può incontrare nell’applicazione del protocollo standard evidenzia specifiche modalità di funzionamento del paziente, fornendo preziose informazioni che l’autore utilizza per proporre vie alternative di accesso e di elaborazione.

Il processo di elaborazione delle informazioni è composto di elementi cognitivi, emotivi e sensomotori, come un “cavo a tre fili”, e lo stallo può verificarsi all’interno di ciascun registro, in cui il paziente si trova confinato senza riuscire a progredire nella rielaborazione.

Fin dalla fase di assessment possono sorgere blocchi che rendono necessari accorgimenti e modifiche, che possono riguardare la relazione terapeutica, l’individuazione del target di intervento, della cognizione negativa e positiva, l’accesso alle emozioni e alla localizzazione corporea del disagio, il procedere dal passato al futuro, ecc.

Nella seconda parte del volume vengono approfondite le proposte di integrazione e modifica al protocollo, talvolta minimali, talvolta decisamente radicali, fino al suggerimento di lavorare con altri approcci, quando opportuno.

Includendo nel trattamento i contributi provenienti da altri approcci centrati sul corpo, in particolar modo dalla Psicoterapia Sensomotoria, Giannantonio mostra vie di accesso ad aspetti dell’esperienza umana altrimenti difficilmente raggiungibili, appartenenti all’implicito, all’indicibile, all’inconsapevole, come la postura, l’andatura, i movimenti, i confini corporei, che non possono essere ricondotti ad una memoria episodica e dunque non trattabili con il protocollo standard dell’EMDR.

Due i punti di maggiore rilievo di questa parte: la maggiore enfasi data alla dimensione somatica e il radicamento nella teoretica post-traumatologica e derivante dalla teoria dell’attaccamento, il tutto all’interno della imprescindibile cornice data dalla relazione terapeutica.

Il corpo svolge in effetti un ruolo assolutamente fondante nella nostra esperienza, determina cosa è possibile sentire, le risorse a cui abbiamo accesso e la mappa del mondo in cui ci muoviamo. E’ fonte preziosa di informazioni sul paziente e per il paziente stesso.

Data l’architettura cerebrale, inoltre, un cambiamento a livello somatico produce modificazioni a livello emotivo e cognitivo.

L’autore, inoltre, in linea con i modelli di intervento nel trattamento dei disturbi post-traumatici, mette in evidenza come il lavoro sulle memorie traumatiche sia solo una delle fasi del lavoro con questi pazienti.

Janet, per esempio, proponeva un modello in 3 fasi: stabilizzazione e riduzione dei sintomi; trattamento delle memorie traumatiche; integrazione della personalità.

La fase della stabilizzazione, in particolare, è di cruciale importanza nel lavoro con persone traumatizzate e può richiedere un lavoro anche molto lungo prima di poter accedere alla rielaborazione dei ricordi traumatici.

Per poter affrontare un ricordo traumatico il paziente deve collocarsi all’interno della “finestra di tolleranza” dell’attivazione e delle emozioni ed essere in grado di modulare tale attivazione; l’alleanza terapeutica deve essere sufficientemente solida e l’umore e le condizioni generali del paziente devono essere adeguate.

Un altro aspetto, messo in evidenza dall’autore, riguarda i sistemi motivazionali o sistemi d’azione: attraverso l’uso dell’EMDR e di altri approcci somatici, il paziente deve essere accompagnato nel percorso di riappropriazione dell’intera gamma dei suoi sistemi motivazionali.

Riconoscendo l’importanza che le sue difese hanno rivestito nel corso dell’esperienza traumatica, compito della terapia è aiutare il paziente a riconoscere come alcuni aspetti di queste difese siano ormai anacronistici e ad utilizzare in maniera flessibile tutte le risposte del sistema di difesa (quelle di mobilizzazione e di immobilizzazione).

Non solo: il paziente va accompagnato e sostenuto promuovendo il funzionamento nelle situazioni non minacciose della quotidianità, dando spazio alla libera espressività di ogni sistema motivazionale.

La terza parte del volume è dedicata agli approcci metodologici e alle specifiche tecniche di intervento proposti per affrontare proprio queste sfide.

L’aurore presenta dettagliatamente la sua proposta di integrazione del protocollo EMDR standard all’interno di una più ampia concettualizzazione di intervento, ovvero una “Psicoterapia Integrata-Corporea” che include i contributi della Psicoterapia Sensomotoria, della Psicoterapia Ipnotica, del Focusing, dell’Hakomi Method, del Somatic Experiencing e di altri approcci somatici.

Fil rouge di tutta la trattazione è la ricerca di un’attenta e rispettosa regolazione tra terapeuta e paziente, una regolazione che è in primo luogo somatica ed emotiva e che costituisce non solo una cornice all’interno della quale strutturare l’intervento clinico, ma che è essa stessa intervento clinico, esperienza correttiva e occasione di crescita per terapeuta e paziente.

E’ un bel regalo quello che Michele Giannantonio ci ha lasciato: l’invito a non fermarsi, a seguire la via di una ricerca continua, inseguendo innanzi tutto l’efficacia terapeutica, mettendo alla prova le nostre teorie e i nostri metodi e modificandoli quando serve.

Essendo lui stesso alla fine di un viaggio ha saputo infondere in queste pagine l’entusiasmo per nuovi inizi, nuovi viaggi, nuove scoperte

 

ARGOMENTI CORRELATI:

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BIBLIOGRAFIA:

  • Giannantonio, M. (2014). Memorie traumatiche. EMDR e strategie avanzate in Psicoterapia e Psicotraumatologia, Mimesis Edizioni ACQUISTA ONLINE 

 

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