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Dentro il camice bianco di Giuseppina Majani – Recensione

Dentro il camice bianco: la bellezza del curare è un concetto familiare a tutti coloro che lavorano in ambito sanitario ed è tutt’altro che scontato.

Di Elisa Covini

Pubblicato il 27 Mar. 2014

Aggiornato il 03 Lug. 2019 12:47

 

Dentro il camice bianco

(2013) di Giuseppina Majani

 

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Dentro il camice biancoDentro il camice bianco: la bellezza del curare è – o dovrebbe essere – un concetto familiare a tutti coloro che vogliono lavorare in ambito sanitario. Eppure è un concetto tutt’altro che scontato: presenta delle sfumature, delle contraddizioni, che questo libro analizza in maniera garbata e acuta. Giuseppina Majani approfondisce in modo originale il tema del prendersi cura, del paziente e del medico.

Ti diranno che per fare bene il medico devi essere molto preparato e studiare tanto, capire la statistica, parlare inglese, saper padroneggiare la tecnologia, muoverti bene in economia sanitaria. Tutto vero. Ti sentirai dire che è emozionante fare una diagnosi corretta e bellissimo ricevere la gratitudine di un paziente guarito. Tutto vero. Ma quando ti sentirai bucare dagli occhi di un uomo o una donna a cui devi dire che non arriverà a Natale, o che non ci arriverà suo figlio o sua madre, o sua moglie o marito, e se ci arriva non sarà comunque mai più come prima, niente di quello che sai ti farà sentire meno piccolo, meno solo, meno inutile. Lì, in quello spazio e in quel momento, ci sarà solo quello che tu sei. Ci sarà la tua storia, la tua umanità. Io ti auguro di avere paura, e di aver voglia di scappare, perché vorrà dire che sei lì, che non sei già scappato. Questo ti auguro: di uscire dal tuo ospedale o dal tuo ambulatorio sentendo sulla pelle la bellezza del benessere che riesci a restituire, e la verità bruciante del male che non puoi guarire, con pari dignità e pari umiltà. Non importa se dalla gioia della gratitudine o da occhi che verranno a bucarti: fatti comunque trovare. Questo libro è per te che hai deciso di essere un medico. Di stare dentro il tuo camice. Costi quel che costi.

Giuseppina Majani, psicologa psicoterapeuta cognitivo comportamentale e dirigente del Servizio di Psicologia dell’Istituto Scientifico di Montescano (PV) della Fondazione Maugeri, ha voluto raccogliere in questo manuale le riflessioni maturate in anni di esercizio della professione, una professione che ha permesso di guardare attentamente i personaggi che si alternano e che si relazionano nell’ambito di un’azienda ospedaliera che ha come obiettivo la cura e la riabilitazione del paziente. L’esperienza diretta dell’Autrice, consiste nell’osservazione dei suoi pazienti, ma non solo; preziose sono le occasioni quotidiane di scambio con le figure professionali che si occupano dei pazienti, in particolare medici, e acute sono le esplorazioni delle dinamiche relazionali tra il paziente, preoccupato, speranzoso e solo, e il suo medico, anche lui spesso preoccupato, speranzoso e solo.

Il libro si apre con un quesito apparentemente semplice, ma intrinsecamente complesso: perché vuoi fare il medico?

Le osservazioni personali della Dr.ssa Majani, avvalorate dalla letteratura scientifica, aprono numerosi spazi di riflessione sul tema della scelta professionale. Un contributo innovativo in Italia, dove al 2013 il percorso di Laurea in Medicina prevede pochi spazi dedicati alla formazione psicologica del professionista. L’Autrice passa in rassegna i rischi correlati a tale mancanza, non limitandosi tuttavia a rivolgersi a chi deve ancora intraprendere il percorso di laurea in Medicina e Chirurgia, ma anche a tutti quei professionisti che già si trovano ‘dentro il camice bianco’.

Nel libro si può apprendere ad esempio come un’alta percentuale di medici oggi non metta in pratica molti dei consigli che offre ai pazienti in tema di prevenzione primaria e secondaria. E allora il quesito per il futuro medico è il seguente: come sei messo, quanto a cura di te? “Se ad un certo punto della tua formazione il disagio psicologico si fa avvertibile e inizia a darti fastidio, la cosa peggiore che tu possa fare è imbottigliarlo e far finta di niente, aspettando che passi da solo” – si legge nel testo – “…questo atteggiamento, molto diffuso, nasce dalla tendenza a considerare il malessere psicologico come un segno di debolezza che va tenuto nascosto perché non rovini la tua credibilità di studente oggi e di medico domani”.

Il libro apre infine uno spazio di riflessione interessante su chi sia il paziente. Molti sono i contributi scientifici e i modelli di riferimento illustrati nel libro che possono arricchire la professionalità del medico e delle figure sanitarie in genere. Inevitabile pensare ai pazienti che si è incontrato. Forse troppo concentrati sulla tecnica o forse troppo insicuri e impacciati, si è dimenticata la bellezza della persona che si aveva di fronte.

Da questa piacevole lettura emerge un insegnamento prezioso per il medico e per tutte le persone che nella vita vogliono lavorare a stretto contatto con i pazienti: “E abbi cura di te, perché parte tutto da lì”.

 

 

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