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Curare giocando, giocare curando. La famiglia, i bambini, i terapeuti.

Curare giocando, giocare curando. Il gioco è la prima forma di apprendimento, presenta aspetti cognitivi, emotivi su cui si basa anche la funzione curativa.

Di Sara Della Morte

Pubblicato il 07 Feb. 2014

Curare giocando,  giocare curando.

La famiglia, i bambini, i terapeuti.

Sergio Lupoi, Antonella Corsello, Serena Pedi.

Franco Angeli ed. (2013)

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Curare giocando, giocare curando. -Immagine: locandinaIl gioco è la prima forma di apprendimento dell’uomo, presenta aspetti cognitivi, emotivi e relazionali su cui si basa anche la funzione curativa del gioco nella prospettiva sistemica.

Vi sono due modi diversi di utilizzare il gioco: il “GIOCO IN TERAPIA” atto a ridefinire e ristrutturare; la “PSICOTERAPIA DI GIOCO” in cui il gioco è lo strumento su cui si basa l’intervento.

Il libro è introdotto da una dedica: “A tutti i bambini che ci hanno insegnato come parlare alle loro famiglie”.

Questo testo ci permette di esplorare come il gioco e la terapia siano in sinergia; l’uso della play therapy ha trovato applicazione nelle esperienze traumatiche, nel disadattamento sociale e comportamentale, nelle condotte aggressive, nelle malattie terminali, nel bullismo e nel caso di bambini esposti a violenza.

In particolare il volume propone una applicazione del gioco nella terapia familiare come linguaggio idoneo alle espressioni delle emozioni del bambino e come fenomeno naturale nel contesto familiare che permette quindi l’esplorazione delle aree più delicate di questa.

Il gioco ha la capacità di adattarsi alle più svariate situazioni e gli autori credono dunque che questo testo possa infondere nel lettore la capacità di credere nel gioco per curare.

Si rivolge in particolare a coloro che operano nel settore, allievi e terapeuti, con lo scopo di promuovere l’utilizzo del gioco in terapia.

Si parte dall’introduzione dell’idea della psicoterapia di gioco con tutta la famiglia per giungere ad una teorizzazione di questa in un approccio sistemico-relazionale, basato su uno sviluppo competente dell’essere umano, su aspetti neurobiologici della vita di relazione, sul sé, la coscienza e la conoscenza, sulle emozioni, sulla memoria, sullo sviluppo del mondo psichico, sulla famiglia dell’individuo e sui livelli di patologia.

Si prosegue con una definizione di “gioco” differenziandone tre tipi diversi: game, gamble, play.

Con play si intende un comportamento di gioco finalizzato al puro divertimento con un numero non limitato di giocatori, senza regole e vincitori.

Con game ci si riferisce ad un gioco specifico con proprie regole.

Gamble invece è il gioco d’azzardo con regole precise e dove l’obiettivo è guadagnare e sono prevedibili comportamenti di imbroglio.

Il gioco è la prima forma di apprendimento dell’uomo, presenta aspetti cognitivi, emotivi e relazionali su cui si basa anche la funzione curativa del gioco nella prospettiva sistemica. Vi sono due modi diversi di utilizzare il gioco: il “GIOCO IN TERAPIA” atto a ridefinire e ristrutturare; la “PSICOTERAPIA DI GIOCO” in cui il gioco è lo strumento su cui si basa l’intervento.

La prassi terapeutica prevede varie tipologie di gioco:  il gioco di ruolo, il gioco con obiettivi da raggiungere, il gioco di azione con “oggetti” metaforici e racconti con personaggi giocattolo o con storie o fiabe.

Le fasi della terapia si definiscono in tre sedute di valutazione del sistema familiare, ponendo attenzione all’attaccamento e all’espressione delle emozioni. Segue la fase dell’interazione tra i membri e la definizione del contratto terapeutico. La fase centrale della terapia è incentrata sul raggiungimento degli obiettivi identificati nel contratto.

Il gioco permetterà alla famiglia di acquisire capacità di gioco, autoregolazione emotiva, modalità di attaccamento ed esplorazione più funzionale, ed essere più flessibili nei ruoli. La fase conclusiva prevede una remissione dei sintomi ed una riorganizzazione del sistema familiare.

Infine all’interno del testo troviamo alcuni casi clinici commentati.

La psicoterapia è gioco. Qualora il terapeuta non renda possibile il gioco, allora il lavoro del terapeuta deve essere rivolto a portare se stesso da uno stato di incapacità ad una capacità di giocare.”  Lupoi, Corsello, Pedi.

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BAMBINI – TERAPIA SISTEMICO RELAZIONALERECENSIONI

 

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