Lavorare su stessi significa capire chi si è e cosa si vuole, amarsi e stimarsi per quelli che si è. Ognuno di noi è unico e irripetibile anche se ha dei difetti, la perfezione non è umana.
Cosa penso di me stesso? Mi stimo? Pare, da quanto presente in rete, che esista una formula per far lievitare l’autostima . Si tratta di una serie di liste per la spesa , 10 regole, 4 regole, 5 regole, non si sa neanche bene quante dovrebbero esserne, che garantiscono un risultato sicuro e determinante: sentirsi Super man o Wander woman!
In realtà non è così semplice, esiste una componente individuale, personale, che si tralascia, ma che risulta essere determinate per l’autostima. L’autostima è una stima, una valutazione, che si fa di se stessi, un giudizio derivante dalla domanda: “Cosa penso di me?”.
Se si ha una buona concezione di se stessi, allora si avrà una alta autostima, altrimenti ci si disistima. Solitamente, quest’ultima deriva da un gap che si crea tra ciò che si vorrebbe essere e ciò che realmente si è. Quando queste due valutazioni sono distanti, si determina una discrepanza che porta ad una scarsa considerazione di se stessi. Ed è proprio qui che si comincia a ruminare negativamente su quanto poco valore si ha.
Se l’autostima cala significa che qualcosa d’importante sta accadendo, in qualche modo si inseguono i desideri altrui trascurando quelli che sono i reali bisogni della persona, e così si cade nel baratro del non valore, pensando che i desideri altrui sono sempre migliori dei propri.
Perché è così importante avere una buona stima di se stessi?
Chiaro, più ci stimiamo e più ci sentiamo efficaci ed efficienti, meno lo facciamo e più sprofondiamo nell’abisso. In questo caso siamo pronti a ricercare sempre e comunque all’esterno qualcosa che in qualche modo possa determinare un miglioramento della nostra stima.
Chi non pensa di avere valore personale, spesse volte, evita di affrontare le situazioni per paura di sbagliare o si sperimenta goffamente in alcune contesti. E se si verificasse un insuccesso? Allora si soffre maggiormente associando l’accaduto esclusivamente ad una propria mancanza. Al contrario, quando si sperimenta un successo si tende a svalutarlo e a sminuirlo.
Chi sperimenta bassa autostima vive la sensazione di perdere il controllo delle emozioni, che conosce poco, sentendosi di non essere capace di raggiungere i propri obiettivi nel modo in cui vorrebbe venissero raggiunti
La mancanza di fiducia in sé stessi può danneggiare la vita, al punto da creare situazioni anche senza via d’uscita, a meno che non si passi ai ripari e costruiscano delle certezze su cui contare.
Quindi, chi ha una bassa autostima pensa che se i progetti, i lavori o le iniziative intraprese non sfociano nel giusto successo che meritano allora si raggiunge un fallimento, e si rumina in buona sostanza su quanto si è inutili. Di conseguenza la tristezza prende il sopravvento su tutto fino al punto da perdere il controllo emotivo.
D’altro canto colui che ha una giusta visione di sé stesso è pienamente consapevole del fatto che non tutti i progetti o iniziative si concludono con successo, che probabilmente alcuni d’essi non raggiungeranno gli obiettivi sperati. Questa giusta attitudine mentale permette di imparare dai propri errori e migliorare in futuro dai propri insuccessi, aumentando così le probabilità di buona riuscita.
Quando ci si butta in situazioni sociali aventi come scopo l’affermare se stessi e malauguratamente questa situazione non esita positivamente, è possibile si possa piombare in uno stato depressivo o aggressivo perché la posta in gioco è troppo alta e le aspettative sono disattese. Chi ha bassa autostima non accetta la perdita di un incarico di prestigio, perché equipara il ruolo sociale al proprio prestigio personale.Rivestire un ruolo di prestigio rende queste persone autorevoli.
Attenzione, si è piombati in un falso sillogismo dove le conclusioni sono sbagliate, perché se il posto prestigioso un giorno venisse a mancare la persona diventerebbe un nulla pieno di rancore, odio e tristezza. Tutto questo porta ad inferire che, innanzitutto, non si hanno dei valori personali, per questo è necessario chiarire con se stessi quello che si vuole e quello che non si vuole ottenere dalla vita.
Poi, è necessario riconoscere le proprie emozioni imparando a riconoscerle ed entrare in contatto la propria sofferenza. Solo così si può capire perché è importante avere una buona stima di noi stessi.
Per perseverare questo obiettivo bisogna lavorare sulla immagine di se, che non significa dimagrire, smettere di fumare etc…, perché così facendo ancora una volta si sta rispondendo a dei dictat sociali, esterni, che potrebbero non corrispondere alle esigenze della persona.
Lavorare su stessi significa capire chi si è e cosa si vuole, amarsi e stimarsi per quelli che si è. Ognuno di noi è unico e irripetibile anche se ha dei difetti, la perfezione non è umana.
LEGGI:
SCOPI ESISTENZIALI – RIMUGIONIO (WORRY) -RUMINAZIONE (RUMINATION)
BIBLIOGRAFIA:
- Bandura A. (2000) Autoefficacia. Teoria e applicazioni– Edizioni Erickson, Trento 2000
- Menditto M. (2004) Autostima al femminile. Trento: Edizioni Erickson. ISBN 9788879465786