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Sclerosi multipla: Percezione del sè e femminilità. Psicoterapia

Il Caso di Anna - donna affetta da Sclerosi Multipla, con umore depresso, bassa autostima e difficoltà ad accettare l’immagine di sé.

Di Redazione

Pubblicato il 19 Set. 2013

Aggiornato il 05 Dic. 2016 10:05

Domenico Mauro.
Psicologo-Psicoterapeuta

 

Percezione del sè e femminilità nella sclerosi multipla

Il Caso di Anna  

 

Sclerosi multipla: Percezione del sè e femminilità. -Immagine: © Andrzej Wilusz - Fotolia.comNon si arrende ma, al contempo, rimane rigidamente ferma sul suo modo di intendere. Proprio la sua tenacia, però, mi suggerisce il metodo ed un obiettivo per cui lavorare: l’Auto-Accettazione.

Questo articolo (estratto della relazione presentata al convegno “Donne oltre la S.M.” del 30/03/2013 organizzato dall’A.I.S.M. di Lamezia Terme) verte sulla descrizione di un caso clinico – donna affetta da Sclerosi Multipla con umore depresso, bassa autostima e difficoltà ad accettare l’immagine di sé – la cui tematica centrale è la percezione del sé e della dimensione corporea. Verranno illustrate le modalità psicoterapiche d’intervento con la spiegazione delle tecniche adottate. Saranno, infine, presentati i risultati conseguiti.

Il lavoro nasce dalla mia esperienza maturata nell’ambito dei disturbi neuromuscolari. Si riscontra, sovente, in particolare nei casi di Sclerosi Multipla, la presenza di umore depresso, bassa autostima e distorsione della percezione dell’immagine corporea. Attraverso il racconto di un caso clinico si è voluto descrivere un vissuto che tipicamente caratterizza la persona portatrice di S.M. L’instaurazione di un’adeguata relazione terapeutica ha permesso di applicare alcune tecniche riconosciute dai principali approcci psicoterapeutici. È stato possibile, quindi, pervenire al cambiamento in termini sia di accettazione del sé, sia di controllo delle manifestazioni depressive.

Metodi

Gli approcci psicoterapici a cui fa riferimento l’intervento sono fondamentalmente di tipo Cognitivo-Comportamentale e Strategico Breve. Attraverso tecniche quali il ricalco (Bandler, R. & Grinder, J., 1981) e il modeling (Galeazzi,  A. & Meazzini, P., 2004) è stato possibile creare un rapporto di fiducia e affinità reciproca – rapport – (Richardson, J., 2002) con la paziente. Tale condizione ha favorito l’alleanza terapeutica (Lingiardi, V., 2000) ed il conseguente successo delle tecniche applicate, quali: Utilizzazione; Training Autogeno (Schultz, J.H., 1999); tecniche immaginative ed esercizi di esplorazione e rappresentazione delle diverse parti del corpo.

Per quanto riguarda il lavoro sull’immagine di sé si è proceduto nel modo seguente: impiego del training autogeno per il raggiungimento di un adeguato stato di rilassamento; con l’utilizzo di tecniche immaginative si è permesso di visualizzare e poi classificare le parti del corpo in deboli e forti proiettate su uno specchio, successivamente si è chiesto di mettere idealmente tali diverse parti le une accanto alle altre ed immaginare una cessione di energia delle parti forti a quelle deboli; per l’aumento della percezione e del controllo dei movimenti, attraverso le stesse tecniche immaginative, la paziente ha potuto visualizzare posture e movimenti del corpo nello spazio intorno a sé (Tesar, n. & al., 2003).

LA FINE DEI SOGNI

Da circa otto anni Anna racchiude il suo dolore in un corpo esile, provato ma combattivo; giovanile, “tradito” solo da qualche sottile ruga che rivela la sua reale età. «A 40  anni» dice quando si presenta per la prima volta nello studio «ho messo fine alle mie ambizioni di donna». Un’espressione tanto forte, quanto profondo è il senso di sconfitta che Anna percepisce.

LA SOLITUDINE

Un matrimonio fallito alle spalle, un lavoro non molto gratificante «ma pur sempre un lavoro», gli amici «da tempo svaniti nel nulla», l’affetto dei genitori e del fratello. Poi la Sclerosi Multipla e con essa la solitudine.

Nonostante il suo forte scoraggiamento iniziale ed il costante pensiero rivolto al suo disagio, tuttavia, Anna si impegna molto. C’è ancora una parte di sé che dice “non è ancora finita”, la stessa che permetterà alla psicoterapia di funzionare.

Quella parte che si sente sola contro tutto e tutti: tutto il “male”, tutte le persone che «non mi capiscono, che pensano che ho qualcosa di strano, come una frattura alle gambe non curata bene, per la quale, ormai, c’è bisogno di un po’ di impegno in più ma per raggiungere solo un risultato parziale e per questo mi guardano con incredulità e pena. Pena per la mia condizione, per la mia disabilità, per il mio corpo».

CORPO E ELEGANZA

Il tema del corpo emerge subito ad impregnare di sé il corso intero della psicoterapia. Un corpo «non più lo stesso, non più uguale a prima», eppure un corpo armonico, espressivo, gradevole, elegante: Anna è elegante anche con la sua tuta blu e bianca, elegante nella gestualità, pur nella fatica dei suoi passi lenti eppure leggeri.

LA PERCEZIONE DI Sé

Questo, però, è ciò che si vede dall’esterno… lei, invece, si percepisce goffa e inadeguata al punto che non si vedrebbe mai più «vicina ad un uomo», «corteggiata da un uomo» e tantomeno «desiderata da un uomo».

Anna si chiude molto e non permette che si attui una delle più efficaci strategie delle moderne psicoterapie: la Ristrutturazione cognitiva.

L’APPROCCIO PSICOTERAPEUTICO

Non mi permette, appunto, di ristrutturare, modificare, ridefinire la percezione distorta di sé: si rattrista e respinge ogni mio tentativo di farle cambiare idea sul suo conto. Non si arrende ma, al contempo, rimane rigidamente ferma sul suo modo di intendere. Proprio la sua tenacia, però, mi suggerisce il metodo ed un obiettivo per cui lavorare: l’Auto-Accettazione.

“Utilizzo” le sue stesse resistenze, servendomi delle modalità di intervento della Psicoterapia Provocativa (Farrelly e Brandsma
,1986) (“assecondando”, inizialmente, il suo modo di percepirsi), per poi stimolarla a ricercare altri elementi per ampliare e completare la percezione di sé.

Passo, quindi, ad un intenso lavoro rivolto alla complessità del corpo: tecniche immaginative ed esercizi di esplorazione e rappresentazione delle diverse parti permettono di modificare la percezione del corpo, per una maggiore consapevolezza e controllo di sé.

IL CAMBIAMENTO

Si profila un lento ma significativo “cambio di rotta” nel suo modo di intendere «non lo avrei mai ammesso, ma sai che riesco a vedere qualcosa di decente nel mio corpo? A volte riesco a intravedere in esso perfino del bello». Anna incomincia a recuperare il senso di integrità: il suo corpo è meno “frammentato” e, avendo acquisito un maggior senso di appartenenza, viene finalmente accettato. Ad un certo punto riesce perfino ad ironizzare sul suo corpo…«quando si decide a funzionare si potrebbe anche metterlo in mostra»… e su quello degli altri…«molto più di quello di qualcuno che conosco». Incomincia ad innescarsi il processo di cambiamento: cambia il proprio modo di percepirsi, diventando meno severa con se stessa. Succede, quindi, ciò che potendo sembrare una “magia” è in realtà la messa in rilievo della grande forza delle sue risorse interiori: Anna è cambiata, si sente meglio con se stessa. Maggiore è la consapevolezza di sé, della sua integrità corporea, migliore appare il suo aspetto. Se da una parte contribuisce lei stessa a tale miglioramento, attraverso il ritrovato gusto di truccarsi e vestirsi in modo più accurato, dall’altra appare più armonica nei movimenti, acquisendo maggiore eleganza.

Il recupero dell’integrità: la “nuova” anna

«Ora potrei addirittura sfilare»… e non abbandonando l’ironia… «se non fosse che i pomodori e le uova marce addosso non mi piacciono affatto».

«Mi sento veramente cambiata» dice durante uno degli ultimi incontri «riesco ad accettare il mio corpo con tutti i suoi difetti che non sono poi così terrificanti come sembravano un tempo» .

L’EPILOGO

Anna conclude l’ultima seduta  con queste parole : «ho capito ciò che prima non riuscivo a comprendere: la sede dei veri valori di una persona si trova oltre il corpo.  Mi piaccio e posso piacere agli altri anche così; sto bene e da me non pretendo più nient’altro»… Naturalmente io non posso che confermare!

L’INSEGNAMENTO

Anna mi ha insegnato tanto. Mi ha dimostrato che ci si può “ritrovare” anche quando si è convinti di essersi ormai “persi”; che è possibile, a tutti i livelli, ricercare e trovare risorse interiori utili per fronteggiare anche uno dei più gravi disagi che può mai affliggere una persona; che si può cambiare.

Mi ha inoltre fatto capire che eleganti si è dentro prima che fuori, e che la femminilità, con tutto il suo carico di umanità, non può essere certo “oscurata” da nessuna forma di malattia.

Risultati

Grazie alle tecniche impiegate ed al lavoro svolto sull’immagine del sé, cambia il modo di percepirsi della paziente: aumentata la consapevolezza di sé; diventa meno severa con se stessa e si accetta. La paziente riconosce le proprie debolezze e, soprattutto, i suoi veri valori che vanno al di la della corporeità. Tale nuova consapevolezza produce effetti positivi sull’umore: la paziente appare meno scoraggiata, più propositiva e motivata e raggiunge una buona stabilità emozionale.

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ACCETTAZIONE DELLA MALATTIADEPRESSIONE 

 

BIBLIOGRAFIA

 

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