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Secondo gli studiosi, l’esercizio renderebbe conto soltanto di un terzo delle differenze prestazionali nella musica e negli scacchi. E dunque cosa fa il resto della differenza? Sulla base della letteratura I ricercatori fanno riferimento all’intelligenza, all’età di inizio dell’attività e alla funzionalità della memoria di lavoro in quanto fattori in grado di discriminare tra prestazioni buone e ottime.
Una nuova ricerca della Michigan State University ha scoperto che anche una gran quantità di pratica ed esercizio non basta a spiegare perchè le persone raggiungono diversi livelli di expertise e prestazioni ottimali.
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Anche da osservazioni comuni è noto che alcune persone raggiungono ottimi livelli di performance senza grandi sforzi in termini di esercizio, mentre altri falliscono nonostante molta pratica.
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I ricercatori hanno analizzato 14 studi effettuati su giocatori di scacchi e musicisti, con l’obiettivo di capire quanto la pratica e l’esercizio effettivamente potesse fare la differenza in termini di performance.
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Secondo gli studiosi, l’esercizio renderebbe conto soltanto di un terzo delle differenze prestazionali nella musica e negli scacchi. E dunque cosa fa il resto della differenza?
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Sulla base della letteratura I ricercatori fanno riferimento all’intelligenza, all’età di inizio dell’attività e alla funzionalità della memoria di lavoro in quanto fattori in grado di discriminare tra prestazioni buone e ottime.
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MEMORIA DI LAVORO – INTELLIGENZA
BIBLIOGRAFIA:
- David Z. Hambrick, Frederick L. Oswald, Erik M. Altmann, Elizabeth J. Meinz, Fernand Gobet, Guillermo Campitelli. Deliberate practice: Is that all it takes to become an expert? Intelligence, 2013; DOI: 10.1016/j.intell.2013.04.001