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Self Disclosure – Uno studio indaga se il priming impatti sulla disposizione personale a raccontare esperienze personali ad uno sconosciuto.
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Anche pensando all’empirismo collaborativo delle terapie cognitivo-comportamentali, la self disclosure del paziente rimane un ingrediente evidentemente essenziale.
Come scrive Farber (2006) “la psicoterapia è una delle rare situazioni della vita in cui parlare di sé stessi non è considerato più o meno appropriato, bensì indispensabile”. E ancora aleggia in molti “psicoterapia…come fai a parlare dei fatti tuoi con uno sconosciuto?”.
In un nuovo studio pubblicato su Clinical Psychological Science ci si è domandati se il priming potesse impattare sulla disposizione personale a raccontare le proprie esperienze personali, pensieri ed emozioni per l’appunto a uno sconosciuto. 50 soggetti di età compresa tra i 18 e i 35 anni sono stati randomicamente assegnati a una delle due seguenti condizioni: in un primo gruppo ai soggetti è stato chiesto di ricomporre delle frasi che contenevano parole di self disclosure (ad esempio, “raccontare”, “confidare”, etc), mentre al secondo gruppo è stato richiesto di rimettere in ordine frasi contenenti parole di diffidenza, distanziamento e reticenza ad aprirsi all’altro.
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A seguito di queste condizioni di priming, tutti i partecipanti hanno scritto due brevi narrazioni riguardanti le proprie recenti esperienze personali autobiografiche. Rispetto al gruppo di controllo, i soggetti sottoposti a priming di self disclosure hanno prodotto racconti più lunghi (maggior numero di parole) e più ricchi di espressioni emotive.
Quindi l’elicitazione inconsapevole di significati di self disclosure attraverso attività consapevoli influenza la disposizione a parlare di sé, seppur a livello di comunicazione scritta.
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I risultati sono interessanti poiché danno credito ai processi impliciti e non consapevoli secondo cui l’esposizione a specifici stimoli sovraliminari (attenzione, sovraliminari e non subliminali) che quindi il soggetto elabora coscientemente possa influenzare il comportamento futuro dell’individuo attivando specifiche categorie mentali, aspettative e stereotipi.
Se il priming è stato finora utilizzato in ricerche di psicologia generale e psicologia cross-culturale, le sue potenzialità ancora devono essere approfondite a livello empirico nelle sue traduzioni applicative in ambito clinico.
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BIBLIOGRAFIA:
- Farber B.A. (2006). Self Disclosure in Psychotherapy. Guildford Press: New York. (READ IN GOOGLE BOOKS)
- Grecco, L, Robbins, J.S., Bartoli, E., & Wolff, N. (2013). Use of nonconscious priming to promote self disclosure. Clinical Psychological Science – 10.1177/2167702612472176