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In Treatment – Psicoterapia in TV. S01E08 Sophie

In Treatment –S01E08 Sophie: una situazione confusa in cui il contratto terapeutico si costruisce in un’atmosfera di sospetto e di sfiducia.

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 18 Feb. 2013

In Treatment – Psicoterapia in TV

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Sophie

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In Treatment - Psicoterapia in Tv. S01E08 SophieCon Sophie vi è una situazione confusa in cui il contratto terapeutico si costruisce faticosamente in un’atmosfera di sospetto, di sfiducia e diffidenza.

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Anche con Sophie, come con Alex, Paul sta portando avanti una complessa trattativa che precede il trattamento. Sophie si era presentata una settimana prima per chiedere una valutazione psichiatrica sul suo stato mentale. La ragazza è quindi ancor più lontana dal chiedere una terapia rispetto ad Alex. Ritorna per questo secondo incontro e la valutazione non è ancora pronta.Paul ha bisogno di più informazioni, di più dati. Ma non li raccoglie nei modi di una intervista formale di raccolta dati. Lo stile di Paul è inevitabilmente relazionale e psicoterapeutico. E inevitabilmente riesce a condurre Sophie nella posizione del paziente, a farle accettare di farsi analizzare.

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Sophie confessa alcuni suoi disagi con i genitori o nella palestra che frequenta (ricordiamo che Sophie è una giovanissima atleta che si sta preparando per le Olimpiadi). Gli ambienti che descrive Sophie sono tutti marcati da diffidenza, sfiducia, ipocrisia, falsità e trascuratezza. Almeno a dire della ragazza. I genitori di Sophie sono separati e la ragazza sembra disprezzare la madre e cercare morbosamente il favore del padre. Anche il rapporto con il suo allenatore, Cy, e sua moglie, è troppo intimo e intriso di ambiguità. È l’allenatore e non i genitori che accompagna Sophie alla seduta. Il quadro è molto confuso e Paul ipotizza che il malessere di Sophie dipenda da ambienti in cui le regole di relazione sono spesso infrante.

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Anche con Paul ci sono dei rischi di violazione delle regole, ma -almeno per ora- queste eventualità sembrano gestite bene. Per esempio Sophie si è presentata in seduta zuppa di pioggia e Paul ha superato la tentazione di aiutarla a cambiarsi chiamando in aiuto sua moglie (la comparsa della moglie è fertile di futuri sviluppi). Sophie durante la seduta parla spesso con una punta di disprezzo della figlia di Paul, sua compagna di Istituto. Infine, è capitato che Sophie abbia telefonato senza rendersene conto a Paul, permettendogli così di ascoltare dall’apparecchio un alterco tra la ragazza e il suo allenatore.

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Insomma una situazione confusa in cui il contratto terapeutico si costruisce faticosamente in un’atmosfera di sospetto, di sfiducia e diffidenza. Quest’ultima coppia di sostantivi non è scelta a caso. Essa costituisce anche il nome di un interessante libro dedicato alla relazione terapeutica: “La sfiducia e la diffidenza. Metodologia clinica per i casi difficili“ del collega Sabba Orefice. È un libro interessante che ci fa capire come i modelli relazionali (che così tanto appassionano Paul Weston) non debbano intendersi solo come accoglienza e anodino volersi bene, ma anche come confronto, conflitto, sfiducia e diffidenza.

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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