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Le Scuse Non sono Sufficienti per Annullare l’Offesa Arrecata

Ma le scuse possono essere sufficienti per eliminare i sintomi fisiologici e psicologici associati alla rabbia esperita dall’altro?

Di Marianna Palermo

Pubblicato il 05 Dic. 2012

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Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Ma le scuse possono essere sufficienti per eliminare i sintomi fisiologici e psicologici associati alla rabbia esperita dall’altro?

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Ricevere un’offesa o una critica da qualcun altro, non essere apprezzati e valorizzati per un lavoro svolto, non ricevere alcun riconoscimento sono situazioni che, quasi sempre, suscitano rabbia. In questi casi, attenuare l’emozione della rabbia in chi la esperisce, è fondamentale per garantire l’armonia sociale e per evitare che la rabbia possa causare azioni estreme. Il modo più comune ed immediato per ottenere questo risultato è quello di rassicurare l’altro e di fornire delle scuse. 

Ma le scuse possono essere sufficienti per eliminare i sintomi fisiologici e psicologici associati alla rabbia esperita dall’altro?

Le ricerche precedenti hanno messo in luce come le scuse possano essere efficaci nel sopprimere le espressioni fisiologiche della rabbia e possano ridurre la spinta all’aggressività. 

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Ma questo ci consente di concludere che chiedere scusa per l’offesa o la critica arrecata elimini l’esperienza soggettiva della rabbia in chi l’ha ricevuta?

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Per fornire una risposta a questa domanda, Kubo, Okanoya e Kawai hanno condotto uno studio su 48 studenti (24 donne e 24 uomini) provenienti da un’università locale del Giappone, ai quali è stato chiesto di scrivere le loro opinioni su alcuni problemi sociali (aumento delle tasse scolastiche, fumare in pubblico) e i loro saggi sono stati valutati da un partecipante fittizio, in un’altra stanza. Inizialmente, sono state raccolte informazioni fisiologiche, attraverso le registrazioni EEG e ANS ed esse sono state confrontate con quelle rilevate dopo aver generato l’emozione della rabbia. Ai partecipanti sono stati dati 10 minuti di tempo per scrivere il saggio e, successivamente, ciascun saggio è stato valutato, in modo standard, con dei punteggi piuttosto bassi rispetto alle dimensioni dell’intelligenza, interesse, logica, cordialità, rispettabilità e razionalità. A conclusione di ogni saggio è stato anche fornito un commento piuttosto offensivo, ma ad un gruppo sono state anche aggiunte delle scuse per il commento, ad un altro, invece, non è stata aggiunta alcuna nota. Ai partecipanti è stato detto di leggere i giudizi e di riflettere su di essi per 2 minuti, mentre venivano raccolte le registrazioni di EEG e ANS, per rilevare le alterazioni fisiologiche generate dall’offesa ricevuta. In seguito, tutti i partecipanti hanno completato due scale soggettive di valutazione della rabbia (PANAS e STAXI). 

I risultati hanno messo in evidenza che se si ricevono delle scuse, dopo un commento offensivo, diminuiscono l’asimmetria dell’attività cerebrale e la frequenza cardiaca, mentre questo non avviene se non si ricevono delle scuse. Inoltre, le scuse riducono anche la probabilità che la persona arrabbiata abbia uno sfogo violento nei confronti di chi l’ha offesa.

Tuttavia, la rabbia non viene completamente annullata e continua ad essere esperita soggettivamente da chi è stato offeso. Infatti, i soggetti di entrambi i gruppi hanno riportato alti punteggi nella scala PANAS, che valuta l’intensità delle emozioni negative esperite. 

I risultati ottenuti, dunque, confermano che la rabbia è un’emozione complessa, che presenta diverse componenti, le quali sono responsabili delle diverse reazioni fisiologiche e psicologiche, associate all’emozione della rabbia. Le scuse ricevute attenuano l’attivazione fisiologica, ma non annullano completamente l’esperienza psicologica soggettiva della rabbia.  

Dunque, scusarsi non è sufficiente per annullare l’offesa arrecata.  

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Marianna Palermo
Marianna Palermo

Dottoressa in Psicologia Clinica

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