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Fecondazione in vitro: ansia e depressione ne influenzano l’esito?

Fecondazione in vitro: secondo recenti ricerche, ansia e depressione non influenzano la buona riuscita del trattamento. E dopo?

Di Serena Mancioppi

Pubblicato il 02 Lug. 2012

– FLASH NEWS – 

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze PsicologicheSecondo una nuova ricerca l’ansia prima di una fecondazione in vitro (IVF) non influenzerebbe le probabilità di concepimento della donna che vi si sottopone; l’insuccesso del trattamento può però influenzare negativamente la sua salute mentale.

Due studi separati, nei quali venivano osservate sia donne all’interno del percorso IVF che donne che tentavano di concepire naturalmente, sono stati pubblicati sulla rivista Fertility and Sterility. Prima della procedura IVF a tutte le 202 donne del campione in esame venivano somministrati questionari standard sulla depressione e l’ansia.

Complessivamente, i ricercatori hanno scoperto che le donne che fallivano nel trattamento IVF erano maggiormente a rischio di sviluppare ansia o depressione nei mesi successivi.

Di 103 donne con un IVF fallito, il 60 per cento ha sviluppato i sintomi di un disturbo d’ansia clinico (che era un 57 % prima del trattamento), e il 44 per cento ha avuto la depressione clinica (che era un 26% prima del trattamento).

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Non sorprende che molte donne con un tentativo fallito di fecondazione in vitro mostrino questi sintomi, ma nonostante questo è ancora poca la ricerca che si è occupata degli effetti degli esiti della IVF sulla salute mentale delle donne.

Inoltre, anche se le donne che avevano fallito il trattamento IVF erano a più alto rischio di sviluppare depressione o ansia, anche le donne rimaste incinte avevano tassi considerevoli di depressione e ansia. Durante la gravidanza infatti, il 30 per cento di queste donne ha sviluppato una depressione clinica, mentre la metà ha mostrato livelli clinici di ansia; inoltre queste percentuali erano simili a quelle precedenti la IVF.

Per quanto riguarda le 339 donne che hanno tentato di concepire naturalmente, il 61 per cento di loro è rimasta incinta nell’arco di sei mesi; anche in questo campione la salute mentale delle donne non è risultata correlata con le probabilità di concepimento.

Secondo i ricercatori, durante il percorso di procreazione assistita (PMA) si dovrebbe fare di più per aiutare le donne dal punto di vista della salute mentale, ma non nell’ottica di migliorare le loro probabilità di successo IVF; infatti questi dati suggeriscono che la pressione fatta dal personale medico perchè il trattamento venga affrontato senza ansia e stress è immotivata, e può essere addirittura controproducente, per il benessere psicologico della donna che vi sottopone, considerare l’ansia una concausa nel fallimento nel trattamento. 

Insomma, secondo i ricercatori, non ha senso che una donna incolpi sé stessa se ha affrontato il trattamento con ansia e il tentativo di IVF non è riuscito.

 

 

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Serena Mancioppi
Serena Mancioppi

Psicologa Psicoterapeuta Sistemico Relazionale e Cognitivo-Evoluzionista

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