– Rassegna Stampa –
La schizofrenia è una condizione debilitante che colpisce gli individui nel corso della loro intera vita, ed ha una prevalenza di circa l’1%. Il trattamento elettivo per la schizofrenia sono i farmaci antipsicotici, che oltre ad essere costosi (nel 2010 sono stati spesi 18,5 miliardi di dollari a livello mondiale) possono anche causare gravi effetti collaterali, per questo è importante che il trattamento venga costantemente monitorato. Inoltre visto che il costo principale per la schizofrenia è rappresentato proprio dall’ospedalizzazione a causa della recidiva, un obiettivo importante del trattamento è proprio la prevenzione di recidive, molto comuni tra i pazienti schizofrenici.
Un team di ricercatori della Technische Universität München ha condotto una revisione sistematica ed una meta-analisi di 116 relazioni, pubblicati tra il 1959 e il 2011, provenienti da 65 trial che hanno coinvolto quasi 6.500 pazienti schizofrenici. Questa analisi mette in luce cinque decenni di evidenze a favore del fatto che i farmaci antipsicotici possono ridurre del 60% il rischio di recidiva nei pazienti schizofrenici.
Lo studio dimostra che i pazienti che assumono antipsicotici hanno anche una probabilità notevolmente inferiore di dover essere ricoverati in ospedale, si comportano in modo meno aggressivo, e godono di una migliore qualità della vita, rispetto a quelli che non prendono farmaci. Inoltre solo il 27% dei pazienti trattati con farmaci antipsicotici ha sofferto di recidive, rispetto al 64% di quelli trattati con placebo; e solo il 10% dei pazienti trattati con farmaci antipsicotici sono stati riammessi in ospedale, in confronto al 26% che ha assunto placebo.
A fronte di questi dati i ricercatori concludono:
“Abbiamo stabilito che il mantenimento del trattamento antipsicotico riduce notevolmente il rischio di ricaduta in tutti i pazienti affetti da schizofrenia, fino a 2 anni di follow-up. L’effetto è robusto in sottogruppi importanti come i pazienti che hanno avuto un solo episodio, quelli in remissione, e indipendentemente dall’interruzione brusca o graduale del trattamento o dall’uso di farmaci di prima generazione o di seconda generazione; ma i farmaci sembrano aver perso la loro efficacia nel tempo. Gli studi futuri dovrebbero concentrarsi sulla morbilità di lunga durata e sulla mortalità legata ai farmaci. “
Jim van Os della Maastricht University Medical Center in Olanda e Oliver Howes dal Kings College di Londra ribattono:
“Anche se le prove a favore dei farmaci antipsicotici sembrano robuste, diverse questioni importanti rimangono. Non sappiamo se i pazienti preferiscano farmaci placebo, e in quale misura il trattamento riguarda la partecipazione sociale. Anche se i farmaci antipsicotici possono ridurre la recidiva di psicosi, l’analisi costi-benefici per l’uso a lungo termine è imprecisa e non c’è evidenza che altri, più invalidanti, aspetti psicopatologici, quali alterazioni cognitive o l’insufficienza motivazionale vengano allo stesso modo alleviati.”
BIBLIOGRAFIA:
- Prof Stefan Leucht MD, Magdolna Tardy MSC, Katja Komossa MD, Stephan Heres MD, Werner Kissling MD, Georgia Salanti PhD, Prof John M Davis MD. (2012). “Antipsychotic drugs versus placebo for relapse prevention in schizophrenia: a systematic review and meta-analysis”. The Lancet , May 2012, doi:10.1016/S0140-6736(12)60239-6