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Habit Reversal Training (HRT): del mettersi le dita nel naso e altre amenità

Habit Reversal Training (HRT): un trattamento per quei comportamenti che costituiscono degli automatismi intrusivi e difficili da controllare

Di Silvia Dioni

Pubblicato il 04 Mag. 2012

  •  HABIT REVERSAL TRAINING (HRT) 

Habit Reversal Training (HRT): del mettersi le dita nel naso e altre amenità. - Immagine: © Eugenio Marongiu - Fotolia.comNei giorni scorsi ha impazzato sul web un video in cui compare il calciatore spagnolo Iker Casillas , talentuoso portiere del Real Madrid e della Nazionale spagnola, che poco prima di un match di Champion League si infila distrattamente un dito nel naso e poi, con la stessa mano utilizzata per la discutibile ispezione, accarezza la guancia del bambino che lo sta accompagnando in campo. Un video tutto sommato piuttosto banale, ma che ha riscosso talmente tanto successo in termini di click da essersi guadagnato un posto di rilievo persino sulle homepage dei maggiori quotidiani nazionali.

Le ragioni del clamoroso successo di prodotti dozzinali incuriosiscono sempre, anche se ormai non sorprende più che il trash si trasformi inspiegabilmente in tormentone; ma cos’è che rende così intrigante guardare un personaggio noto che si scaccola il naso? Le interpretazioni possono essere tante, gravide di sfumature psicologiche.

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Da un parte si attiva forse una sorta di compiacimento sadico nel vedere una stella del jet set in disarmo: lo spettatore, abituato com’è ad ammirare (e invidiare) l’aura glamour dei personaggi famosi, vive un momento di compiaciuto riscatto nel vederli finalmente un po’ ridicoli e svergognati dalla rivelazione di debolezze e piccoli vizi. Anche loro nei panni di comuni esseri umani, insomma.

D’altra parte invece, per chi non è avvelenato da cattivi sentimenti e mantiene un rispetto reverenziale nei confronti dei propri idoli, c’è forse la sensazione di essere in qualche modo legittimati a rivendicare un comportamento di cui tutto sommato non si è particolarmente fieri: della serie, che bisogno c’è di vergognarsi nell’appiccicare il proprio moccio sotto tutti i tavoli e le sedie che si hanno a tiro, se verosimilmente lo fa addirittura uno figo come Casillas?

Per chi invece resta dell’idea che le dita nel naso non siano esattamente il meglio e desidera modificare un’abitudine percepita come imbarazzante, interviene la psicoterapia cognitivo-comportamentale, che non manca di proporre una soluzione ad hoc persino in questo campo: si tratta della cosiddetta Habit Reversal Training (HRT), un trattamento pensato per quei comportamenti che non necessariamente rientrano nel firmamento dei disturbi psicopatologici veri e propri, ma che ugualmente possono infastidire per la loro natura di automatismi un po’ intrusivi e difficili da controllare.

Mangiarsi le unghie, stuzzicarsi continuamente le ciocche di capelli, digrignare i denti e mordicchiarsi le labbra, balbettare o reiterare tic nervosi, fino alla rhinotillexomania (leggi: dita nel naso) sono tutti comportamenti target di questo intervento, che nasce suddiviso in quattro componenti principali:

  • Motivazione al cambiamento (non crede sia in qualche modo controindicato farlo in continuazione quando è in mezzo alla gente?). 
  • Lavoro sulla consapevolezza (mi dica quante ne ha appiccicate in giro oggi, con che frequenza e in quali momenti della giornata). 
  • Il rinforzo dei comportamenti incompatibili (quando le viene da infilarsi il dito nel naso, provi piuttosto a sfogliare una rivista). 
  • Generalizzazione: che prevede l’estensione alla vita di tutti i giorni degli esiti delle esercitazioni in terapia.

Eppure, malgrado il tentativo di medicalizzare anche questo innocente retaggio dell’infanzia, da una ricerca effettuata da Jefferson et Coll e finalizzata a indagare il potenziale disagio sociale legato alla rhinotillexomania, è emerso che ben il 91% del campione dichiara candidamente di mettersi le dita nel naso tutti i giorni, che il 75% è convinto che chiunque altro lo faccia, e che solamente due soggetti (lo 0,8%) sostiene che il fatto di scaccolarsi interferisca in qualche modo con le proprie attività quotidiane.

Insomma, con queste premesse sembra improbabile che il disturbo, pur con la sua etichetta altisonante e il biasimo sociale che lo circonda, possa trovare un suo spazio nell’imminente DSM V.

Staremo a vedere…

 

 

BIBLIOGRAFIA:  

  • Jefferson J.W., Thompson T.D., (1995) Rhinotillexomania: psychiatric disorder or habit? Journal of Clinical Psychiatry, 56(2): 56-59
  • Azrin N.H., Nunn R.G. (1973) Habit reversal: a method of eliminating nervous habits and tics. Behaviour Research and Therapy, 11, 619-628
  • Woods D., Miltenberg R (Eds) (2001) Tic disorders, trichotillomania and other repetitive behaviours disorders: behavioural approaches to analysis and treatment. Boston, MA:Kluwer
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Silvia Dioni
Silvia Dioni

Psicologa Psicoterapeuta laureata presso l’Università degli Studi di Parma e specializzata in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale all’Istituto “Studi Cognitivi” di Modena.

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