Roberta Verità.
Da molti anni lavoro con bambini e adolescenti e con le loro famiglie. La collaborazione con una clinica di Neuropsichiatria infantile romana mi ha dato l’opportunità di seguire molti casi così detti “difficili/impossibili”: forti tensioni emotive, comportamenti estremi, rapporti e sistemi deteriorati.
Le sedute familiari, difficili da gestire, erano troppo piene di parole, parole sopra le righe e poco costruttive. Verba volant scripta manent: ho cominciato a farli scrivere! Step by step, sperimentando e selezionando quello che funzionava, ho messo a punto un protocollo molto articolato dove la parola scritta ha un ruolo rilevante all’interno del percorso terapeutico.
Ripercorriamolo: Un genitore contatta il mio studio chiedendo un appuntamento per una situazione riguardante il figlio/i. La segreteria convoca il genitore che chiama o, se possibile, entrambi i genitori, senza per il momento mettere al corrente il figlio/i dell’iniziativa, così da avere il massimo della libertà di movimento sul fronte genitoriale. L’obiettivo del colloquio con i genitori è fotografare con precisione il funzionamento del ragazzo, i problemi, le modalità di interazione. Per questo al padre e alla madre viene chiesto di rispondere, separatamente e brevemente, a una serie di domande in termini operativi. Se durante la prima seduta non si riesce a concludere l’indagine, viene chiesto alla coppia di completare il compito a casa; questo accade molto frequentemente.
Queste sono le domande che vengono poste ai genitori:
“Quali sono i problemi di mio figlio?”; “Come si manifestano?”; “Quali tentativi di soluzione ho adottato fino adesso per risolvere questi problemi?”; “Cosa funziona meglio con questo ragazzo e cosa non funziona?”; “Quali sono le risorse di mio figlio, i suoi punti di forza?”; “Quali le risorse del nostro rapporto, i nostri punti di forza?”.
Gli chiediamo anche di descrivere l’interazione in una settimana tipo, dal buongiorno fino alla buonanotte.
Questo è il primo step del protocollo, il primo importante passaggio scritto dei tanti scritti e verbali che seguiranno. I vantaggi, per quello che ho potuto sperimentare, riguardano il fatto che lo scritto permette di fissare alcuni punti, che al contrario si perderebbero nel dialogo, nella discussione e sopratutto nella lite.
Vedendo nero su bianco, ma soprattutto dovendosi sforzare di scrivere, i genitori per la prima volta riescono a riflettere su certi meccanismi. Questa riflessione così concreta porta, il più delle volte, anche senza l’intervento del terapeuta, alla presa di coscienza e all’autoregolazione, che proprio perché auto e non etero, acquista un grande valore.
Ci sono in questo primo passaggio e in tutto il protocollo spunti di forte positività, si riflette infatti sulle risorse e sui punti di forza del figlio e della relazione con lui e tra i genitori. Questi aspetti di solito trascurati o non considerati per niente possono innescare circoli virtuosi ed essere sfruttati per il cambiamento.
L’affiancamento delle positive solutions alle negative solutions è un altro potente attacco al problema portato in terapia. Si stabilisce un primo gradino, quantificabile, rispetto al quale confrontare il progetto di cambiamento ed i futuri risultati, in termini quantitativi oltre che qualitativi. Si trovano divergenze e convergenze genitoriali mai notate e tantomeno gestite prima. Su questo scritto poi ci si confronterà in seduta per modificare, aggiungere, limare comportamenti genitoriali, individuali e di coppia.
È l’inizio del cambiamento pianificato…
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