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I “Costruttori d’amore” e l’irrinunciabile bisogno di cambiamento

Di Mara Soliani, Costanza Prinetti

Pubblicato il 17 Nov. 2011

Spesso in terapia troviamo persone che a causa di una infanzia con poco amore o molta distrazione o con molto maltrattamento e poca cura, restano fermi nel dilemma dell’ossessione d’amore per tutta la vita

Costruttori d'amore - Illustrazione di Costanza Prinetti
Costruttori d'Amore - Illustrazione di Costanza Prinetti

Questa frase di Sandra Sassaroli nell’articolo: L’Ossessione d’Amore è poco Rock e molto Lenta: Freedom (di Jonathan Franzen) mi ha fatto riflettere a lungo sull’ossessione d’amore. La storia di Patty, che ha fatto dell’ideale d’amore un ossessione, è la storia comune a tante persone che costruiscono castelli su fondamenta di fango. Il castello viene eretto con tale cura impegno e dedizione che, nonostante la frana ne abbia minato le fondamenta, questi rimane intatto.

L’Ossessione d’Amore è poco Rock e molto Lenta: Freedom (di Jonathan Franzen) - Immagine: Jonathan Franzen - Cover of TIME
L’Ossessione d’Amore è poco Rock e molto Lenta: Freedom (di Jonathan Franzen)

Il “Costruttore d’Amore” programma minuziosamente ogni sua mossa spesso con lo scopo di ottenere l’ammirazione di colui il quale non ha ammirazione, se non per se stesso; si può leggere in molte di queste storie il bisogno irrefrenabile di dare amore, come se questo consentisse la redenzione dalla dipendenza; nella realtà queste altro non sono che vane speranze.

Battiato cantava ne La cura “Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore, dalle ossessioni delle tue manie” per coronare la fine con : “…e guarirai da tutte le malattie..perché sei un essere speciale, ed io avrò cura di te”. Speranza, bisogno di dare amore senza riceverlo in cambio, sembrano essere gli assunti di base di queste storie. “L’amore che non chiedeva nulla in cambio” riempiva Veronika (Paulo Coelho “Veronika decide di morire”) di sensi di colpa, troppo amore riversato su di lei ha fatto si che per un quarto della sua vita aderisse ad un ruolo che non era il suo.

Lo stesso senso di colpa lo si ritrova in molti “Costruttori d’Amore” che tendono a vivere nella sofferenza perché convinti che sofferenza sia quello che meritino. Jill ( Robin Norwood, Donne che amano troppo) era disposta ad addossarsi ogni problema che nasceva nelle sue relazioni, pur di avere un problema da risolvere era disposta addirittura “ad assumersi la responsabilità di averlo creato”. Il fatto che nessun uomo potesse amarla, nemmeno suo padre, dipendeva solo ed esclusivamente da lei, da ciò che aveva e non aveva fatto.

La verità, vi prego, sull'amore.
La verità, vi prego, sull'amore.

La vita emotiva di noi tutti, ed anche dei “Costruttori d’Amore”, è caratterizzata da un bisogno di sicurezza che guida ogni comportamento e da una tendenza che porta a non riconoscere il proprio bisogno d’amore  e, soprattuto, al non volerlo far conoscere all’altro. Questi tratti sono particolarmente diffusi in quelle persone che durante l’età evolutiva hanno ricevuto “troppo” o troppo poco amore, e tentano, crescendo, di identificarsi con il partner cercando di salvarlo, a questo si sottende un vano tentativo di salvare se stessi. Vivere e rivivere le esperienze affettive dell’infanzia nelle speranza di cambiare il proprio partner e l’amore che prova per noi, così come si è tentato di farlo con il padre o con la madre. Mia Martini, nella celeberrima canzone: Gli uomini non cambiano, arriva alla conclusione che: “Gli uomini che cambiano, sono quasi un ideale che non c’è, sono quelli innamorati come te”. Fortemente disillusa dalle relazioni affettive, sconfitta, e amareggiata, tuttavia non abbandona l’idea che l’altro debba cambiare.

E voi? Avete mai provato a cambiare per amore? 
O avete preteso che qualcun altro cambiasse per voi?

 

BIBLIOGRAFIA:

  • Robin Norwood, Donne che amano troppo, traduzione di Enrica Bertoni, Universale Economica Feltrinelli 2008
  • Paulo Coelho, Veronika decide di morire, traduzione di Rita Desti, Mondolibri, 1999
  • Jonathan Franzen, Libertà, Einaudi, 2011

 

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