Questo journal vuole incoraggiare l’espressione delle idee dei giovani psicologi e psichiatri italiani, troppo spesso un po’ riservati. Per questo volentieri pubblichiamo questo piccolo pensiero della nostra redattrice. Lo pubblichiamo così come è, fresco di forno senza revisioni.

Questa osservazione mi riporta indietro a qualche mese fa, quando mi trovavo a Boston proprio in concomitanza dell’inizio dell’anno accademico e ciò ho visto erano strade e atenei colmi di asiatici, gli studenti che stavano per iniziare l’università. E trovandomi lì ho pensato che è proprio vero che i cinesi ci stanno superando. In America, per entrare in università, occorre passare dei severissimi esami di ammissione e avere frequentato determinate scuole superiori uscendone con voti brillanti. È possibile quindi che gli asiatici siano tutti più intelligenti di noi? Credo che la risposta vada cercata altrove. I cinesi studiano tantissimo, parlano un inglese eccellente e si preparano al meglio, vincendo su chi è meno preparato ma soprattutto meno motivato a farcela. La famiglia orientale tramanda ai figli il senso del dovere e del sacrificio, la rinuncia al gioco e allo svago in favore del lavoro duro. Tutte cose molto lontane dal modo occidentale di crescere i figli, ma che dovrebbero farci riflettere criticamente, non solo perché le cosiddette tigri d’oriente stanno prendendo i posti migliori nelle università e nel mondo del lavoro, ma anche perché, come dice Sandra Sassaroli nel post “La depressione e il dolore”, concentrandoci troppo sulla felicità dei nostri figli e sulla loro protezione, ci dimentichiamo di insegnargli che cosa sia il dolore, la fatica, l’insoddisfazione.