E se un giorno desiderassi diventare paranoico, come potrei riuscirci? Quale percorso cognitivo dovrei seguire per costruirmi una credibile mentalità paranoica? Il nocciolo di questo modo di pensare è, come si sa, vedere e temere complotti dappertutto. Per fare questo, occorre nutrire delle buone teorie personali su cosa sono e come funzionano i complotti. Se lo conosci lo eviti. Vediamo come.
Gli elementi comuni delle teorie del complotto prevedono dei “potenti” che agiscono deliberatamente e sistematicamente per evitare che certi fatti diventino di pubblico dominio allo scopo di mantenere la propria posizione dominante. Il modo in cui queste cospirazioni vengono macchinate determina le tre tipologie in cui possono essere classificate:
Le cospirazioni ostruttive hanno lo scopo di impedire che qualche evento possa accadere. Un esempio potrebbe essere quello che vede la lobby del petrolio impegnata nella lotta alla diffusione del motore che funziona ad acqua.
Le cospirazioni oppressive riguardano le cospirazioni all’origine delle disuguaglianze sociali e delle privazioni di diritti politici. Sotto questa categoria rientrano le teorie riguardanti le tecnologie aliene di cui la CIA sarebbe in possesso ed utilizzate dal governo americano contro i propri cittadini, oppure la teoria secondo la quale il virus dell’HIV sarebbe stato creato in laboratorio e poi diffuso nelle comunità di “indesiderabili”.
Le cospirazioni ingannevoli, parenti strette delle teorie ostruttive, sono attuate per illudere che le cause alla base di problemi di ordine sociale, politico o economico siano diverse da quelle che in realtà sono. Un tragico esempio di questa tipologia è stato utilizzato negli anni ’30 in Germania da un certo Hitler, il quale accusò gli ebrei di essere la causa di tutti i problemi che la Germania stava attraversando in quel periodo.
Recentemente l’università dell’Ohio ha condotto una ricerca su 1010 adulti per determinare le credenze coinvolte nelle teorie della cospirazione riguardanti l’attacco terroristico alle torri gemelle. Il risultato ha evidenziato che il 36% del campione riteneva molto probabile o abbastanza probabile che il governo fosse coinvolto in vario modo negli attacchi.
Le possibili ragioni alla base di un così consistente radicamento nella popolazione di tali credenze sono state correlate dal sociologo Ted Goertzel a tre tratti:
– Uno stato di disaffezione o di alienazione rispetto al “sistema”
– La tendenza a non fidarsi delle altre persone
– Un senso di insicurezza legato alla continuità del proprio lavoro
Le teorie del complotto forniscono il “nemico” da accusare di fronte ai quei problemi che diversamente sarebbero troppo astratti ed impersonali per essere affrontati, fornendo inoltre risposte facilmente disponibili per risolvere le contraddizioni fra la realtà dei “fatti” e il sistema di credenze individuali.
Una teoria del complotto per avere successo deve quindi rinforzare la credenza personale secondo cui forze esterne siano responsabili di qualche aspetto spiacevole o indesiderabile della propria vita; se l’individuo si sente oppresso da una cospirazione di “potenti”, che rende vano ogni sforzo individuale di miglioramento, si solleva inoltre dalla responsabilità soggettiva nei confronti della propria condizione.
http://www.world-mysteries.com/newgw/gw_rmd1.htm
Goertzel, T. (1994): Belief in Conspiracy Theories, Political Psychology 15: 733-744) Disponibile su http://crab.rutgers.edu/~goertzel/conspire.doc.